Soldi della Lega, le domande a cui Salvini non risponde

Alessandro Cipolla

5 Luglio 2018 - 10:25

Infuria la polemica in merito ai 49 milioni che la Lega deve restituire allo Stato: Matteo Salvini si difende ma non chiarisce alcuni aspetti fondamentali.

Soldi della Lega, le domande a cui Salvini non risponde

Prima o poi si sapeva che la questione sarebbe diventata di primissimo piano, visto che in ballo ci sono 49 milioni di euro che la Lega deve restituire allo Stato in quanto sarebbero frutto di una truffa per la quale sono stati condannati l’ex tesoriere Francesco Belsito e il fondatore del carroccio Umberto Bossi.

Adesso che è nato il governo del cambiamento di cui Matteo Salvini è ministro dell’Interno e vice presidente, si torna a parlare di questi soldi da restituire ma di cui non c’è più traccia da tempo.

La Procura di Genova, titolare dell’inchiesta, ha quindi disposto il sequestro di qualsiasi somma di denaro riconducibile alla Lega provocando la dura reazione di Salvini che però, quando si tratta di entrare nel dettaglio della vicenda, rimane sempre sul vago non rispondendo ad alcune semplici domande.

La storia dei soldi della Lega

Tutta la vicenda nasce nel 2012, quando l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito viene indagato per dei rimborsi elettorali non dovuti ma incassati dal partito nel periodo tra il 2008 e il 2010.

Soldi questi che sarebbero stati usati per spese personali della famiglia Bossi ma anche trasferiti e investiti all’estero, a Cipro e in Tanzania, dove sarebbero stati anche acquistati i famigerati diamanti.

Nel luglio 2017 per questa vicenda il Tribunale di Genova ha condannato per truffa ai danni dello Stato Umberto Bossi e 2 anni e 6 mesi e Francesco Belsito a 4 anni e 10 mesi. In più è stata stabilita anche la confisca come risarcimento di circa 49 milioni, ovvero la somma che sarebbe stata intascata in maniera fraudolenta secondo la sentenza.

Al momento però di mettere mano ai fondi a disposizione della Lega sono stati trovati soltanto 2 milioni, con la richiesta così della Cassazione di sequestrare tutte le somme riconducibili al partito su cui ora deciderà il Riesame.

Le domande a cui Salvini non risponde

I fatti in questione quindi risalgono a prima che Matteo Salvini diventasse segretario del carroccio. Nonostante questo ci sono molti aspetti che il ministro dell’Interno dovrebbe chiarire visto anche il suo nuovo ruolo istituzionale.

Per prima cosa Salvini dovrebbe spiegare perché, nel novembre del 2014, quando già era segretario decise di revocare la costituzione a parte civile della Lega nei confronti di Francesco Belsito come invece era stato deciso alcuni mesi prima.

Veniamo poi ad alcune dichiarazioni rilasciate da Matteo Salvini negli ultimi giorni, ovvero quando la questione dei soldi della Lega ha conquistato le prime pagine dei media.

Quei soldi non ci sono, sono stati spesi in dieci anni.

Così il ministro su Radio Capital aveva tagliato corto in merito ai 47 milioni che sarebbero scomparsi. Salvini però dovrebbe chiarire per prima cosa come quei soldi allora, visto che non sono pochi, sono stati spesi.

Inoltre il leader della Lega dovrebbe spiegare anche perché il suo partito ha deciso di spendere ugualmente, non si sa come, una cifra come 47 milioni nonostante che questi sarebbero stati ottenuti in maniera fraudolenta.

Quei 49 milioni di euro non ci sono, posso fare una colletta, ma è un processo politico che riguarda fatti di dieci anni fa su soldi che io non ho mai visto.

Così invece il ministro ospite di In Onda su La7 ha voluto sottolineare come lui questi famosi soldi non li ha mai visti. Dunque c’è da ipotizzare che la Lega abbia speso milioni di euro in un anno e mezzo (avvio indagine inizio 2012, Salvini diventa segretario dicembre 2013), periodo dove alla guida del partito c’era Roberto Maroni.

Giovanni Tizian e Stefano Vergine de L’Espresso però, che da tempo seguono la vicenda dei soldi della Lega, hanno pubblicato dei documenti che dimostrerebbero come Salvini avrebbe incassato parte di quei rimborsi dopo essere diventato segretario.

QUI L’ARTICOLO DE L’ESPRESSO

Sempre i due giornalisti poi hanno parlato di tutta una serie di società, oltre alla onlus Più Voci che avrebbe ricevuto una donazione da 250.000 dal costruttore Luca Parnasi, che sarebbero riconducibili o perlomeno vicine alla Lega e che potrebbero aver gestito parte dei famosi 49 milioni.

Anche in questo caso Matteo Salvini dovrebbe fare chiarezza sui rapporti con queste società e sui rimborsi di cui avrebbe usufruito come ipotizzato da L’Espresso. Chi vorrebbe guidare il paese per i prossimi 30 anni è meglio che spazzi subito via ogni dubbio, altrimenti questa dichiarata Terza Repubblica non sarebbe poi tanto diversa dalle due precedenti.

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