Fra tifo da Istituto Luce per l’esercito ucraino e cronache da valletti di Carlo III, i media hanno archiviato il tema del price cap e delle bollette. Ma il tappeto non riesce più a nascondere tutto
Scese, evitando di guardarla a lungo, come si fa con il sole; ma vedeva lei, come si vede il sole, anche senza guardare. Lev Tolstoj era russo. Quindi, citando questo passo di Anna Karenina, probabilmente finirò in qualche lista di proscrizione. Ma la realtà di questi giorni assomiglia tremendamente a quel sole. Soprattutto sui media, si fa di tutto per guardarla in faccia il meno possibile, quasi ricorrendo a un tacito patto di somministrazione del minimo sindacale.
Basta vedere quanto accaduto con il vertice Ue di venerdì: sparito dai radar. Troppo doloroso, forse, ammettere il flop colossale del tanto decantato price cap sul gas russo. Soprattutto, troppo doloroso ammettere che a far saltare il banco non sia stata solo l’Ungheria di Viktor Orban, perfetto capro espiatorio in quanto cavallo di Troia di Gazprom. Meglio nascondere tutto sotto il tappeto di nuovo, eclatanti emergenza mediatiche. Ad esempio, il tifo da Istituto Luce per l’esercito ucraino e la sua controffensiva. O, parimenti importante, una cronaca H24 della successione a Elisabetta II così improntata alla venerazione da suddito mancato da tramutare i servizi della BBC in iconoclastia repubblicana allo stato puro.
In compenso, la realtà è testarda. Un po’ come il sole di Anna Karenina. E magari si palesa agli occhi del malcapitato sotto forma di avviso affisso sulla porta della portineria condominiale. Come questo.
In sé, nulla che meriti una notizia. Tantomeno un titolo. Il cambio del contatore non vale una prolungata discettazione sul colore dei calzini prediletto dal nuovo Re d’Inghilterra, ad esempio. Ma quando la comunicazione di uscita dei tecnici del gestore energetico per il loro intervento di routine, avviene in questo contesto,
Ecco il piano Ue per razionare l'energia elettrica: sarà quasi impossibile usare due elettrodomestici assiemehttps://t.co/bcZclUVQ6J
— Repubblica (@repubblica) September 10, 2022
forse qualche dubbio in più appare legittimo. Perché i nostri media sanno che ormai il mitologico tappeto non è in grado di occultare tutta la realtà scomoda che si sta accatastando, quindi decidono di ripulirne per via ordinaria piccoli quantitativi. Nascondendoli nei vasi o nei cassetti, dove giocoforza verranno scoperti. Ma dove, altresì, si farà comunque fatica a osservarla a occhio nudo e in tutta fretta.
Se non puoi tacerlo, almeno ridimensionalo. Nelle pagine interne. E senza troppo clamore. Il sottoscritto odia l’estate e il caldo e vive da solo: quindi, i razionamenti mi fanno un baffo. Se farà freddo, metterò il maglione in casa. E una coperta in più. Per il resto, spero ti poter tenere accesa la luce e il notebook contemporaneamente, altrimenti lavorare sarà complicato. Ma c’è chi ha una famiglia. Dei figli. O degli anziani in casa. C’è chi ha esigenze in base alle quali, il fatto di doversi confrontare con una realtà per cui sarà pressoché impossibile utilizzare contemporaneamente due elettrodomestici diventa un handicap. Di quelli esiziali.
Il problema non sono i razionamenti. E nemmeno la ragione di fondo che li ha resi necessari e inderogabili. Bensì il fatto che siano stati negati fino all’altro giorno, quando invece in Germania già si spegnevano i lampioni alla sera e nei centri commerciali le scale mobili venivano bloccate. Sicuramente il cambio di contatore sarà reso necessario da altre finalità strutturali del mio gestore, nulla che abbia a che fare con gli apparecchi di nuova generazione di cui si parla nell’articolo pocanzi citato e che permetteranno da remoto di limitarvi i flussi energetici in casa nelle ore centrali del giorno. Sicuramente sarà così. Però qualche dubbio sorge. E resta, almeno fino a martedì.
Soprattutto quando al contesto va a unirsi la certezza incrollabile e granitica fornita dal portinaio: Hanno detto che è questione di un minuto per appartamento. Sembra quasi una tempistica più da applicazione di un limitatore che da cambiamento di un intero sistema. Vedremo. Resta il fatto che, di colpo, l’Ue ha un piano di razionamenti draconiani e, visto l’approssimarsi della stagione fredda, è stata costretta a svelarlo. Poca sorpresa in Germania, molta in Italia. Dove il peggio sembra ancora doversi palesare. Ma il ministro Cingolani, a nome del governo dei Migliori, ha risposto a brutto muso alla minaccia russa di un inverno doloroso per gli italiani, confermando come i sacrifici saranno limitati. Un po’ come i MWh disponibili.
I razionamenti dovevano essere l’ultima ratio, la last resort. Un piano meramente precauzionale, forse alla luce del disastro mortale di quello pandemico all’esplosione del Covid. Poi, piano piano le limitazioni ipotetiche sono divenute concrete: un grado in meno e un’ora in meno di caldo. Poi, quindici giorni di ritardo nell’accensione degli impianti. Poi, il bonus per il dipendente che risparmia energia. Ora la realtà di impianti che non reggono tostapane e lavatrice insieme. O mangi o lavi. Ecco l’inverno che forse ci aspetta. Basta saperlo, in realtà. Magari per qualcuno questi sono sacrifici che vale la pena affrontare, se la finalità è la sconfitta della Russia. Meglio però mettere un se grande come una casa.
In attesa di scoprire quale sarà il destino del mio contatore, ecco che questi due grafici
aumentano però dubbi e timori. In Germania, gli ordinativi industriali sono calati per il sesto mese di fila a luglio (ultimo dato tracciato), un -1.1% su base mensile che è risultato ben peggiore del -0,7% previsto dagli analisti, Ma ancora peggiore è la seconda immagine, la quale non solo certifica una crisi da deindustrializzazione feroce per quella che era la patria europea della chimica ma anche un pericoloso stallo da costi insostenibili persino nelle importazioni del comparto. Attenzione, perché il Winter is coming che sentiamo aleggiare nell’aria rischia di non essere legato solo a una versione da riscaldamento e illuminazione di Game of Thrones. Bensì a un nuovo Medioevo produttivo dell’Ue. Di cui si conoscono mandanti ed esecutori. Ma soprattutto beneficiari.
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