Conoscere l’affidabilità dei debitori e la loro solvibilità è fondamentale per le aziende, che oggi possono contare su un prezioso alleato: l’open banking. Ikea fa da apripista.
L’open banking è senza dubbio una delle novità più interessanti degli ultimi anni. Grazie al suo arrivo, dopo l’entrata in vigore della nuova direttiva europea sui servizi di pagamento (PSD2), i fornitori di servizi finanziari hanno potuto iniziare a contare su tecnologie innovative, prime fra tutte le API.
Una tra le principali novità portate dall’open banking è stata senza dubbio la possibilità di avere maggiore trasparenza, il che rappresenta una grande possibilità per molte imprese, che adesso possono conoscere meglio coloro con cui commerciano oppure i propri clienti.
Le aziende, in particolare, possono conoscere la solvibilità dei loro debitori, ossia la loro capacità di pagare i loro debiti. Immaginate di essere un fornitore di avere alla vostra porta un possibile cliente che vuole acquistare da voi un certo quantitativo di una merce pagandola a rate.
Prima di concedere questa forma di pagamento al nuovo cliente, vorrete giustamente avere delle garanzie, ossia sapere se egli è o meno capace di assolvere al suo debito. Grazie all’open banking e ai big data questo oggi è possibile tramite alcuni software. Vediamo in particolare come funziona questa novità.
L’open banking può aiutare le aziende a verificare la solvibilità dei clienti
Adottando l’open banking, tramite dei software è possibile conoscere la storia finanziaria di coloro che richiedono finanziamenti o prestiti. La prima cosa che le aziende devono conoscere è se i loro debitori sono o meno in grado di ripagare ciò che devono; e se lo sono, in che misura.
Ciò è possibile grazie ai grandi bacini di dati messi a disposizione dall’open banking e analizzati attraverso complessi algoritmi. Grazie ad essi, le aziende possono conoscere le spese fisse e variabili del debitore, così da avere un quadro chiaro.
Grazie all’open banking, inoltre, è possibile sapere in maniera specifica quanto guadagna il debitore, sia essa un’azienda o persona fisica. Alcuni software sono addirittura in grado di analizzare le spese del debitore, per poi dividerle in varie categorie. In questo modo, chi fa credito può avere rapidamente uno scenario ben definito sulle spese e sul modus operandi del debitore.
Un’altra importante opportunità messa a disposizione dell’open banking è quella di intervenire prima che si configuri uno scenario in cui il debitore è incapace di pagare.
In questo modo, le aziende hanno la possibilità di mettere in atto delle contromisure per aiutare il cliente e allo stesso tempo salvaguardare il proprio portfolio. Infine, grazie ad alcune API è possibile monitorare costantemente il flusso di cassa in entrata e in uscita delle aziende con cui si commercia, in modo che sia sempre possibile sapere qual è il loro stato di salute.
Ikea investe in DirectID per monitorare la solvibilità dei clienti
Tutte le innovazioni portate dall’open banking nell’ambito della solvibilità del debito sono state incorporate da DirectID, una startup scozzese in grado di monitorare la capacità di ripagare i debiti dei clienti di un’impresa, siano esse aziende (B2B) o persone fisiche (B2C).
In questa realtà, Ikea, attraverso Ingka Investments, ha investito circa 9 milioni di euro. In questo modo DirectID può continuare a crescere, mentre Ikea avrà la possibilità di integrare il software nel suo sistema operativo, così da poter decidere più in fretta e con maggiore efficacia con quali fornitori fare affari, a quali clienti concedere finanziamenti oppure metodi di pagamento vantaggiosi, come per esempio il BNPL.
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