La Fed può tagliare i tassi nel 2024 oltre quanto si aspettano i mercati. La ragione è una - la recessione - e le previsioni di UBS spiegano perché gli Usa sono ancora deboli a livello economico.
Tassi Fed: quanti tagli ci saranno nel 2024?
La banca UBS prevede a sorpresa una diminuzione di ben 275 punti base del costo del denaro l’anno prossimo, quasi quattro volte rispetto al consenso del mercato, con la più grande economia mondiale che non eviterà la recessione secondo gli esperti.
Il 2024 è sotto i riflettori proprio per le aspettative sulle mosse delle principali banche centrali: sia Bce che Fed potrebbero iniziare ad allentare la politica monetaria finora così aggressiva. Lagarde, però, ha fatto sapere che è assai improbabile la decisione di tagli ai tassi nell’Eurozona entro i primi due trimestri dell’anno prossimo.
Cautela anche da Powell, ma UBS prevede una diminuzione più forte delle stime a causa di un indebolimento economico Usa.
Tagli tassi Fed al 2,75% nel 2024: la stima di Ubs che prevede recessione
Nelle sue prospettive 2024-2026 per l’economia statunitense, pubblicate lunedì 13 novembre, la banca svizzera ha affermato che, nonostante la resilienza economica fino al 2023, permangono molti degli stessi ostacoli e rischi visto finora per gli Usa.
Nel 2024 ci sarà un numero inferiore di supporti alla crescita che hanno consentito di superare tali ostacoli nel 2023 e questo cambierà il quadro di riferimento per la Fed.
Nel dettaglio, UBS prevede che la disinflazione e l’aumento della disoccupazione indeboliranno la produzione economica nel 2024, portando il Federal Open Market Committee a tagliare i tassi “prima per evitare che il tasso nominale dei fondi diventi sempre più restrittivo con il calo dell’inflazione, e poi nel corso dell’anno per arginare l’indebolimento economico”.
I rendimenti sono aumentati e i mercati azionari sono finiti sotto pressione dalla riunione del FOMC di settembre. La banca ritiene che ciò abbia rinnovato le preoccupazioni sulla crescita e dimostri che l’economia “non è ancora fuori pericolo”.
UBS stima che la pressione al rialzo sulla crescita derivante dallo slancio fiscale nel 2023 si attenuerà l’anno prossimo, mentre i risparmi delle famiglie si stanno “assottigliando” e i bilanci sembrano meno robusti.
Guardando al futuro, “ci aspettiamo una crescita sostanzialmente più lenta nel 2024, un tasso di disoccupazione in aumento e riduzioni significative del tasso sui fondi federali, con l’intervallo obiettivo che termina il anno tra il 2,50% e il 2,75%”.
UBS prevede che l’economia si contrarrà di mezzo punto percentuale a metà del prossimo anno, con una crescita annua del Pil che scenderà ad appena lo 0,3% nel 2024 e una disoccupazione che salirà a quasi il 5% entro la fine dell’anno.
Con questo ulteriore impulso disinflazionistico, prevediamo che l’allentamento della politica monetaria il prossimo anno guiderà la ripresa nel 2025, spingendo la crescita del Pil a circa il 2,5%, limitando il picco del tasso di disoccupazione al 5,2% all’inizio del 2025. Prevediamo un certo rallentamento nel 2026, in parte a causa del previsto consolidamento fiscale, secondo gli economisti della banca.
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