La Spagna non farà come l’Italia sulle riaperture. Il Belpaese, infatti, non è più un esempio da seguire. Anzi, da Madrid è arrivato un vero e proprio monito alla nostra nazione, che starebbe correndo troppo
La Spagna finora ha guardato all’Italia come un modello da seguire nelle misure sull’emergenza sanitaria.
I due Paesi sono stati i più colpiti d’Europa dal coronavirus, con la nostra nazione a fare da apripista su come contenere una epidemia di ampia portata.
Dalla chiusura delle scuole, allo stop delle industrie fino al lockdown: il Governo spagnolo ha ripercorso più o meno le tappe della gestione italiana della crisi.
Il legame, però, si è esaurito. Stando alle indiscrezioni che arrivano da Madrid, infatti, il primo ministro Sanchez avrebbe avanzato critiche e riserve sulla decisione di Conte di riavviare le aperture.
Sulla Fase 2, quindi, la Spagna è contro il modello Italia. E, addirittura, sta mettendo in guardia proprio il Belpaese sui rischi della sua corsa a riaprire.
La Spagna non seguirà più il modello Italia: i motivi
L’andamento epidemiologico sta migliorando anche in Spagna, come in Italia. Nella nazione iberica attualmente si contano circa 230.000 contagiati e 28.000 morti.
Numeri di poco inferiori a quelli italiani. Non solo, confrontando alcuni dati di inizio settimana, si scopre che il trend sarebbe più positivo proprio in Spagna: qui il 18 maggio, per esempio, i nuovi positivi sono stati 256, contro i 451 in Italia e le vittime si sono attestate sotto le 100 (in Italia è andata peggio).
Eppure, le riaperture saranno molto più graduali nello Stato spagnolo. E il Belpaese non giocherà il ruolo di guida. Fonti governative riportate da El Pais, infatti, avrebbero dichiarato scetticismo verso le decisioni di Conte:
“L’Italia va troppo veloce nella de-escalation; Spero che facciano bene, ma stanno rischiando molto”
Quindi, niente territori regionali e spazi europei aperti, come invece avverrà in Italia dal 3 giugno. L’intenzione di Sanchez è di privilegiare la prudenza sanitaria alla spinta economica, anche se sta ricevendo critiche interne.
Per ora gli spostamenti tra le province spagnole non sono consentite e forse resteranno bloccate fino a luglio. In più, le frontiere sono ancora chiuse, senza data certa di riaperture. Una linea dura quella spagnola.
Turismo: prudenza spagnola, riaperture italiane
Il turismo è senz’altro un settore chiave per entrambi i Paesi, che sta subendo molte perdite. La Spagna, però, sta optando per la prudenza e l’attesa, di fatto sancendo un ritardo eccezionale dell’inizio della stagione.
L’Italia, invece, ha già definito la riapertura degli stabilimenti balneari e di ristoranti e alberghi, sperando di riempirli da quando, il 3 giugno, si potrà arrivare dall’Europa.
Una tendenza opposta a quella del Governo spagnolo, che anche sul tema ha criticato Conte e preso le distanze:
“In Italia hanno molta pressione da parte del settore turistico. Anche noi, ma stiamo optando per la prudenza. Stanno correndo un rischio molto alto. Nel turismo si mette in gioco la reputazione”
L’analisi di Sanchez si basa su alcuni dati oggettivi: molti europei, quali inglesi, belgi, francesi, tedeschi, possiedono una casa vacanze nelle località turistiche spagnole. Ma un arrivo nelle prossime settimane potrebbe costare caro, considerando che nel Regno Unito, per esempio i casi sono ancora allarmanti.
Questa la visione della Spagna: “Stiamo difendendo i nostri interessi. Se c’è un problema a Maiorca, ad Alicante, a Malaga o a Madrid, non sarà risolto dal Governo tedesco, francese o inglese.”
Da oggi in poi, quindi, la Spagna non avrà più l’Italia come modello. Oppure sarà vero il contrario, se si osserveranno trend positivi nel nostro Paese in apertura.
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