Sta arrivando una settimana esplosiva per i mercati. I motivi sono 5

Violetta Silvestri

8 Dicembre 2023 - 12:16

La prossima settimana ha 5 motivi di preoccupazione e di interesse per i mercati: cosa sta per accadere e quali eventi possono impattare sulle Borse mondiali?

Sta arrivando una settimana esplosiva per i mercati. I motivi sono 5

I mercati della prossima settimana si preannunciano esplosivi per 5 motivi.

Mentre sta per calare il sipario sul 2023, un anno complesso tra rialzi record dei tassi e tensioni geopolitiche alle stelle, proprio le banche centrali si preparano a uscire di scena con un’ultima performance.

Le tre principali istituzioni bancarie, Fed, Bce e Bank of England, si incontrano e l’attesa è tutta per eventuali indicazioni su cosa aspettarsi il prossimo anno: il taglio dei tassi è davvero l’opzione sul tavolo?

Inoltre, i riflettori rimangono accesi sulla Cina e sul suo percorso a ostacoli per favorire una crescita finora deludente. Bitcoin e petrolio si inseriscono anch’essi nei temi caldi della settimana. In questo contesto, ci sono almeno 5 motivi per osservare con attenzione Borse e altri asset nei prossimi giorni, con potenziali sorprese in vista.

1. Cosa deciderà la Fed?

La Fed è ormai il tema caldo per i mercati e la riunione del 13 dicembre potrebbero dare preziose indicazioni sul taglio dei tassi nel 2024, che tutti gli investitori aspettano.

In questa riunione, appare scontata la decisione di lasciare invariato il costo del denaro al 5,5%. I trader saranno concentrati sui commenti del presidente Jerome Powell che potrebbero indicare quando la Fed potrebbe cercare di tagliare i tassi dopo 525 punti base di aumenti da marzo 2022. Inoltre, verranno aggiornate le proiezioni macroeconomiche.

Le proiezioni secondo cui la Fed è pronta a iniziare a ridurre i tassi all’inizio del 2024 hanno contribuito ad alimentare il rally di azioni e obbligazioni, mandando l’S&P 500 a un nuovo massimo di chiusura per il 2023 e riportando i rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni più vicino al 4%.

I dati sull’inflazione statunitense di novembre pubblicati martedì prossimo, infine, potrebbero dare un’altra scossa ai mercati. La lettura dell’indice dei prezzi al consumo di ottobre è rimasta invariata, per la prima volta in più di un anno.

2. Il giorno delle banche centrali

Il 14 dicembre sarà una data chiave per il mercati: sarà il giorno delle banche centrali. La Banca nazionale svizzera, la Banca di Norvegia, la Banca d’Inghilterra e la Banca centrale europea si incontreranno in quella giornata Tutti, tranne i norvegesi, sono propensi a lasciare i tassi fermi.

Con i mercati che scontano cinque tagli della Fed e sei della Bce per il prossimo anno, l’attenzione si concentra su come i politici, che non riescono ancora a dichiarare vittoria all’inflazione, affronteranno la pressione dei mercati che si sta alzando per anticipare una diminuzione del costo del denaro.

Lagarde sarà ascoltata con molto interesse durante la conferenza stampa. Non solo per le proiezioni aggiornate su Pil e inflazione, ma anche su possibili indicazioni per il 2024. Le parole della governatrice possono influenzare i mercati.

3. Dove va la Cina?

L’economia cinese continua a inviare segnali contrastanti sul suo stato di salute, proprio mentre i policy maker si riuniscono per incontri cruciali a porte chiuse con l’intento di definire l’agenda 2024.

I consulenti governativi hanno riferito a Reuters che raccomanderanno il ripristino dell’obiettivo di crescita del 5%, ma anche maggiori stimoli per poterlo soddisfare.

Finora le misure adottate sono state per la maggior parte insufficienti e la fiducia di consumatori e dirigenti delle fabbriche si è mostrata fragile. Pechino ha bisogno di una ricetta d’urto per colmare il vuoto lasciato dalla crisi del mercato immobiliare, secondo gli esperti.

I dati sulle vendite al dettaglio del 15 dicembre forniranno un aggiornamento significativo, dopo che i dati degli ultimi giorni hanno mostrato una contrazione a sorpresa per le importazioni – suggerendo una domanda interna contenuta – anche se le esportazioni si sono riprese.

Il settore immobiliare resta comunque il grande nodo non sciolto, ed è stato al centro della decisione di Moody’s di tagliare le prospettive per il rating del debito cinese – una mossa che ha impattato sui mercati dei capitali cinesi per tutta la settimana.

4. Bitcoin, il rally durerà?

Il Bitcoin è tornato a salire. Martedì scorso ha toccato i 44.490 dollari, il livello più alto dall’aprile del 2022. La soglia è quella a cui era prima del collasso di società di criptovalute di alto profilo come TerraUSD, Three Arrows Capital, Celsius e FTX.

I guadagni sono alimentati dalla speranza che gli Stati Uniti possano approvare le richieste per un ETF spot sul bitcoin, dicono gli analisti, così come dagli investitori che scommettono sui tagli dei tassi della Fed il prossimo anno.

Tuttavia, questi risultati sono tutt’altro che garantiti e JPMorgan ha definito il rally del Bitcoin “esagerato”.

Nel frattempo, i sostenitori delle criptovalute non sembrano preoccupati per l’avvertimento del Tesoro americano sulle conseguenze per il settore se le aziende non riescono a bloccare e denunciare il flusso di fondi illeciti.

5. Il balletto del petrolio, rialzo o calo dei prezzi?

Il 2023 potrebbe finire con prezzi del petrolio in calo. I segnali sono emersi già in questi ultimi giorni.

I benchmark petroliferi si avviano verso il settimo calo settimanale consecutivo a causa delle preoccupazioni per un surplus di offerta globale e la debolezza della domanda cinese, anche se i prezzi hanno recuperato terreno venerdì 8 dicembre dopo che l’Arabia Saudita e la Russia hanno chiesto ad altri membri dell’OPEC+ di aderire ai tagli alla produzione.

Ad alimentare la flessione del mercato, i dati doganali cinesi hanno mostrato che le importazioni di petrolio greggio a novembre sono diminuite del 9% rispetto all’anno precedente poiché gli elevati livelli di scorte, i deboli indicatori economici e il rallentamento degli ordini da parte delle raffinerie indipendenti hanno frenato la domanda.

Negli Stati Uniti, la produzione è rimasta vicina ai massimi record di oltre 13 milioni di barili al giorno, come hanno mostrato mercoledì i dati della US Energy Information Administration. Un dato, quest’ultimo, sorprendente e che potrebbe rovinare i piani sauditi sui tagli necessari per far alzare i prezzi.

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