La sterlina ha toccato il minimo da novembre 2020, quando il Regno Unito era bloccato dal coronavirus. La ripresa economica sta vacillando nella nazione, come hanno mostrato nuovi dati.
La sterlina è scesa al livello più debole dalla fine del 2020 dopo che un forte calo delle vendite al dettaglio britanniche ha sottolineato la profondità della crisi del costo della vita alimentata dall’aumento dell’inflazione.
La coppia GBP/USD è stata sottoposta a forti pressioni ribassiste e segna 1,2873, con un calo dell’1,21%. Anche l’euro si è rafforzato nei confronti della valuta britannica, con un balzo di quasi l’1%.
Nel declino odierno della sterlina si possono leggere le fragilità dell’economia del Regno Unito, che fatica a riprendere la strada del rilancio come sta accadendo nelle altre potenze europee.
Sterlina debole e ripresa incerta in Regno Unito
Nella flessione della sterlina di oggi, caduta ai minimi del tempo del Covid, si celano le crepe della ripresa economica nazionale.
Innanzitutto, le vendite al dettaglio nel Regno Unito sono crollate più del previsto, con il volume delle merci vendute nei negozi e online in calo dell’1,4% il mese scorso, ha affermato l’Office for National Statistics. Gli economisti avevano previsto un calo dello 0,3%.
Non solo, un’indagine separata di GfK ha mostrato che la fiducia dei consumatori è scesa per il quinto mese consecutivo ad aprile, con i britannici più pessimisti sulle prospettive per le loro finanze personali e l’economia generale. Bloomberg Economics ha affermato che le cifre erano sinonimo di recessione.
I salari sono sempre più al di sotto del tasso di inflazione. Le famiglie hanno subito un ulteriore colpo questo mese, quando le bollette energetiche e le tasse sui salari sono aumentate drasticamente. Si prevede che lo shock infliggerà il più grande colpo al tenore di vita in almeno sei decenni.
Il PMI composito di S&P è sceso a 57,6 a marzo, il più basso degli ultimi tre mesi e al di sotto della lettura di 58,7 prevista dagli economisti. I servizi sono diminuiti, mentre la produzione manifatturiera ha raggiunto il massimo in due mesi. Il rapporto ha mostrato ordini di produzione in stallo e il più alto aumento mai registrato per i prezzi alla fabbrica.
I consumatori si trovano anche ad affrontare la prospettiva di mutui più costosi poiché la Banca d’Inghilterra aumenta i tassi di interesse nel tentativo di domare l’inflazione.
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Per molti economisti, il calo sia delle vendite al dettaglio che della fiducia dei consumatori aggiunge pressione sulla Banca d’Inghilterra per un approccio più cauto nell’aumento dei tassi per frenare l’accelerazione dell’inflazione.
I dati “annullano sicuramente ogni possibilità residua che il Comitato di politica monetaria possa aumentare il tasso bancario di 50 punti base il mese prossimo, anche se sembra ancora probabile un aumento di 25 punti base”, ha affermato Samuel Tombs, economista di Pantheon Macroeconomics.
“Nonostante le ripetute sorprese al rialzo dell’inflazione, riteniamo che la Banca d’Inghilterra probabilmente procederà con più attenzione ai rialzi dei tassi di quanto i mercati si aspettano”, ha fatto eco James Smith, economista di ING. “Sta diventando sempre più difficile vedere come la spesa dei consumatori nel Regno Unito eviti una flessione nei prossimi mesi.”
D’altronde lo stesso governatore Bailey ha osservato che lo shock inflazionistico del Regno Unito ha più cose in comune con l’Eurozona che con gli Stati Uniti. La linea sulla si muovono le decisioni della banca centrale resta assai stretta, tra la lotta all’inflazione e gli effetti negativi sulla produzione e sul reddito reale.
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