Stipendi, possibili aumenti con le detrazioni: cos’è il fiscal drag e perché può proteggere dall’inflazione

Giacomo Andreoli

10 Gennaio 2023 - 15:21

Il segretario della Cgil Landini propone di tagliare il cuneo fiscale di 5 punti e recuperare parte del fiscal drag: l’intervento potrebbe garantire ai lavoratori un mese di stipendio in più all’anno.

Stipendi, possibili aumenti con le detrazioni: cos’è il fiscal drag e perché può proteggere dall’inflazione

Un taglio del cuneo fiscale da 5 punti e il recupero del “fiscal drag” per dare una mese di stipendio in più all’anno ai lavoratori italiani: è la proposta lanciata da Maurizio Landini al governo Meloni. Secondo il segretario della Cgil l’inflazione sta erodendo troppo i salari, con effetti pesanti per l’economia nazionale, a partire dalla riduzione della domanda.

Il rischio recessione, insomma, è dietro l’angolo, accompagnato dall’impoverimento progressivo della classe media e dall’esplosione delle tensioni sociali.

Secondo Landini bisogna fare in fretta, andando oltre quando fatto dal governo nella legge di Bilancio, ritenuto del tutto insufficiente, mentre “milioni di lavoratori attendono risposte”. La mensilità di più in media per lavoratore può poi essere ampliata per Landini con il rinnovo dei contratti nazionali, non fermandosi all’inflazione Ipca, cioè l’indice dei prezzi al consumo armonizzato.

Il taglio del cuneo fiscale nel 2023

Cos’è il taglio del cuneo fiscale oramai è noto: quella somma delle imposte che pesano sul costo del lavoro, sia per i lavoratori, che per i datori di lavoro. Abbatterlo significa un aiuto concreto o ai lavoratori (con lo Stato che versa per loro parte dei contributi) o alle imprese.

Con l’ultima manovra è stato prorogato il taglio del cuneo fiscale del 2% previsto dal governo Draghi interamente a favore dei dipendenti con meno di 35mila euro annui. Fino a 25mila euro di stipendio annuo il taglio è stato aumentato al 3%, con un guadagno netto in busta paga tra i 10 e i 20 euro al mese, quindi tra i 130 e i 260 l’anno.

Cos’è il fiscal drag

Cos’è invece il fiscal drag? Letteralmente significa “drenaggio fiscale” e indica quel fenomeno di un aumento della pressione fiscale sul reddito per colpa di una forte inflazione. Insomma, se i prezzi aumentano, anche i redditi in parte salgono per adeguarsi (anche se oggi è stato abolito ogni meccanismo automatico di adeguamento, come la cosiddetta scala mobile).

Può quindi capitare che il reddito sconfini in uno scaglione d’imposta superiore e venga tassato di più, nonostante il potere d’acquisto resti stabile o scenda.

Stipendi, perché il fiscal drag può proteggere dall’inflazione

Secondo Landini per abbattere questo fiscal drag oggi si potrebbe creare un automatismo che colleghi le detrazioni da lavoro dipendente all’inflazione reale. In questo modo salirebbe lo sconto sulle tasse e i contributi da versare allo Stato e agli enti di previdenza.

Per il numero uno della Cgil questo renderebbe gli aumenti “reali”, evitando il rischio di piccoli aumenti mangiati dall’eventuale sconfinamento in un’aliquota d’imposta superiore. Ma anche le conseguenze della cosiddetta scala mobile, cioè un inseguimento pericoloso tra inflazione e aumento dei salari, visto che il meccanismo riguarderebbe una parte limitata della retribuzione.

Quanto costa l’intervento su detrazioni e contributi

Si può fare, facendo riferimento anche a vecchie norme, come un decreto ad hoc del 1989, aggiornato nel 1992. Ma costerebbe almeno qualche miliardo di euro alle casse dello Stato, a cui sommare l’intervento oneroso del taglio del cuneo fiscale.

Uno sgravio al 5% per tutti i redditi sotto i 35mila euro costerebbe oltre 10 miliardi di euro, contro i 5 dell’attuale intervento per il 2023. Il governo di vuole arrivare in 5 anni, partendo quest’anno, ma arrivando al risultato entro il 2027. In questo momento le risorse pubbliche latitano e a inizio aprile, quando scadono la maggior parte degli interventi della legge di Bilancio, si dovranno fare i conti, probabilmente rinunciando anche ad alcuni interventi contro il caro-energia.

Trovare quindi subito almeno 7 miliardi per gli interventi proposti da Landini, a meno di prevedere tassazioni ulteriori sugli extraprofitti o sulle rendite finanziarie e immobiliari più alte, sarà praticamente impossibile.

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