La Cgil chiede che il taglio del cuneo fiscale vada a tutto vantaggio dei lavoratori, ma cosa farà il governo Meloni? Arriveranno davvero gli aumenti di stipendio?
Il taglio del cuneo fiscale in legge di Bilancio ci sarà, ma sarà solamente una conferma di quello attuale. Detto in parole più semplici, gli stipendi non aumenteranno nel 2023, ma per i lavoratori con redditi sotto i 35mila euro, quantomeno, non si perderà lo sgravio contributivo attualmente in vigore che permette di ricevere qualche euro in più in busta paga tutti i mesi.
Il piano del governo Meloni sul tema dei salari resta comunque in piedi, anche se gli obiettivi prefissati dalla stessa presidente del Consiglio non potranno essere raggiunti nel breve termine. Giorgia Meloni ha annunciato di voler mettere in campo un taglio di cinque punti percentuali del cuneo fiscale, ovvero delle tasse pagate da lavoratori e imprese sul costo del lavoro.
La domanda che resta aperta riguarda le modalità che verranno utilizzate per portare avanti il taglio del cuneo. La Cgil chiede all’esecutivo di intervenire solamente lato lavoratori, senza incentivi alle imprese. Ma il governo risponde picche, come dimostrano le parole di Federico Freni, sottosegretario all’Economia. Cosa ha detto e cosa farà, nei prossimi anni, il governo Meloni per gli stipendi dei lavoratori?
Cuneo fiscale: aumentano davvero gli stipendi?
La richiesta di Landini probabilmente non verrà accolta dal governo. Freni spiega in un’intervista a la Repubblica che la strada che vuole seguire il governo è un’altra: “Dubito che un taglio del cuneo fiscale esclusivamente a favore dei lavoratori sia corretto”, afferma.
Il che vuol dire che l’esecutivo non concentrerà tutte le sue risorse sul taglio del cuneo per i lavoratori, favorendo quindi anche le imprese. Di conseguenza gli stipendi, quando verrà incrementato lo sgravio contributivo, aumenteranno ma non di tanto, considerando che parte del taglio riguarderà i datori di lavoro e non i dipendenti. Quella di Freni è una chiusura alle proposte di Landini, dunque.
Freni spiega quale dovrebbe essere la linea che seguirà il governo a partire dal 2023: “Il taglio del cuneo vede interessi concorrenti di lavoratori e imprese, meglio ripartire il taglio assegnando prevalenza al lavoratore”. Una conferma di quanto già detto dalla presidente del Consiglio in più occasioni.
Il piano del governo Meloni sul taglio del cuneo
Il piano del governo Meloni sul fronte delle tasse sul lavoro è stato più volte esplicitato dagli esponenti di maggioranza, a partire dalla stessa presidente del Consiglio. L’obiettivo è tagliare il cuneo fiscale di cinque punti percentuali, ma con un intervento graduale e che richiederà tutta la legislatura. Lo sgravio dovrebbe incidere per due terzi sui lavoratori e per un terzo sulle imprese, secondo quanto detto da Meloni.
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Per il momento, però, l’intervento del governo sul taglio del cuneo fiscale sarà limitato. La legge di Bilancio richiederà un importante sforzo sul fronte del caro energia e resteranno quindi poche risorse a disposizione per gli altri interventi, a partire da quello sul cuneo fiscale. Il taglio, dunque, sarà limitato: ci sarà solamente una conferma dello sgravio contributivo del 2% già introdotto dal governo Draghi.
Per rendere strutturale l’attuale regime per i lavoratori con reddito sotto i 35mila euro il governo dovrà stanziare una cifra in manovra tra i 3,5 e i 4 miliardi di euro. Così facendo il taglio del cuneo fiscale del 2% già in campo oggi verrà esteso per tutto il 2023. Non ci saranno, però, ulteriori aumenti di stipendio.
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