Secondo le stime del Politecnico di Milano, il settore del Supply Chain Finance è in crescita. Ecco come le aziende possono limitare il problema dell’inflazione.
Il Supply Chain Finance (SCL) è un metodo di finanziamento che consente al fornitore di essere pagato rapidamente e al cliente di ottenere uno sconto sul prezzo d’acquisto allungando al contempo i tempi di pagamento. Ciò può avvenire grazie all’aiuto di un finanziatore (una fintech o una banca tradizionale), che mette funge da intermediario.
In un momento storico complesso come quello attuale, in cui cioè l’inflazione cresce rapidamente, è fondamentale per le aziende cercare di fare fronte a questa e ad altre avversità che mettono in pericolo la loro catena di approvvigionamento.
In questo senso, il Supply Chain Finance si sta rivelando una soluzione chiave per le imprese italiane, poiché permette loro di fronteggiare le difficoltà.
Secondo le ultime rilevazioni effettuate dall’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, questo settore è in crescita rispetto all’anno scorso. Vediamo di quanto.
Cresce il Supply Chain Finance in Italia
Negli ultimi anni il mercato potenziale del Supply Chain Finance è cresciuto: dopo aver raggiunto i 509 miliardi di euro nel 2021 (+21% rispetto al 2020), la crescita stimata del credito di filiera nel 2022 si aggira tra il 3% e il 15% per attestarsi su un valore compreso tra 525 e i 585 miliardi di euro. Il mercato potenziale coincide con il valore dei Crediti Commerciali in Italia.
Complessivamente, nel 2021 le soluzioni di Supply Chain Finance coprivano il 23% del mercato potenziale, mentre nel 2022 si arriva al 22%-25%. Queste, complessivamente, hanno un valore di circa 130 miliardi di euro.
Tra le soluzioni possibili messe a disposizione dal Supply Chain Finance ci sono il factoring e il reverse factoring, che rispetto all’anno scorso hanno guadagnato rispettivamente il 6% e il 13%, arrivando così a un valore complessivo di 60,4 miliardi e 8,1 miliardi di euro.
A queste si aggiungono poi l’anticipo delle fatture, che cresce del 16% (55 miliardi di euro) e il pagamento attraverso carte di credito B2B (+19%, 2,4 miliardi di euro).
Crescono poi il purchase order finance (+2%, 1,03 miliardi di euro), il confirming (+38%, 1,6 miliardi di euro), il dynamic discounting (+83%, 500 milioni di euro) e l’invoice trading (+90%, 0,4 miliardi di euro).
Supply Chain Finance: 200 startup nel mondo, guida il factoring
La ricerca del Politecnico di Milano si è concentrata anche sulle startup e sul ruolo che possono avere nel settore del Supply Chain Finance. Dopo una prima scrematura l’Osservatorio ne ha rintracciate 199 in tutto il mondo.
La maggior parte si trovano in Nord America (66) in Europa (55) e in Asia (47). I settori dove si concentrano la maggior parte delle startup sono il factoring (78), il reverse factoring (45) e quello delle carte di credito B2B (29).
Più indietro appare anche il settore del Buy Now Pay Later, che tradizionalmente è molto diffuso per le transazioni B2C e che sembra iniziare a farsi spazio anche nel mondo B2B.
Questa novità potrebbe rappresentare il principio di un trend che potrebbe portare nei prossimi anni molte aziende impegnate in questo segmento a rivolgersi a una clientela nuova, ossia quella B2B.
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Supply Chain Finance: l’intelligenza artificiale è la tecnologia più impiegata nelle startup
L’Osservatorio ha analizzato le tecnologie utilizzate nelle startup che si occupano di Supply Chain Finance. Le più utilizzate sono l’intelligenza artificiale e le API, entrambe utilizzate in 37 startup.
L’intelligenza artificiale è la tecnologia più utilizzata insieme alle API. Queste ultime tuttavia fino all’anno scorso erano meno usate. Il primato dell’intelligenza artificiale non era impossibile da prevedere: il 2022 ha rappresentato un anno molto importante per questo settore, con il lancio - tra gli altri - di ChatGPT, il chatbot di OpenAI ormai divenuto popolare.
A questa tecnologia va riconosciuto un grande pregio: è estremamente duttile, ciò implica che può essere utilizzata in davvero molti aspetti legati al finanziamento della catena di approvvigionamento (e non solo), il che ne fa uno strumento davvero utile.
È quindi possibile pensare che nei prossimi anni le startup operanti nel settore continuino a fare ampio ricorso a questa tecnologia, così da fornire ai propri utenti nuove soluzioni di pagamento in grado di limitare i problemi dovuti all’inflazione.
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