Su 380mila lavoratori che ogni giorno attraversano il confine con la Svizzera, i francesi sono più della metà.
L’economia svizzera può fare a meno dei lavoratori frontalieri? A guardare i numeri, si direbbe di no.
Per frontalieri si intendono coloro che si recano quotidianamente in Svizzera dalle zone di frontiera, per svolgere la prestazione lavorativa e che - risiedendo entro i 20 chilometri dal confine - beneficiano di un particolare regime fiscale.
L’ultima rilevazione prodotta dall’Ufficio federale di statistica della Confederazione riferisce di ben 380.000 persone che ogni giorno si spostano da casa per attraversare il confine. Un numero enorme, che è cresciuto del 6% tra il quarto trimestre del 2021 e lo stesso periodo del 2022. Presa tutta la popolazione attiva impegnata nella Confederazione, i frontalieri sono il 7,3% del totale.
La Francia ne ha di più
I frontalieri italiani sono tanti, certo, ma non sono i più numerosi. Alla fine del 2022, era la Francia a guidare la classifica con il 56,3% dei permessi G, ossia quelli rilasciati ai frontalieri. L’Italia segue al secondo posto con il 23,5%, mentre la Germania si piazza al terzo posto con il 17,1%. Seguono, il 2,3% dell’Austria e lo 0,2% del Liechtenstein. Rispetto al 2021, la variazione più marcata è stata osservata tra i lavoratori francesi, cresciuti di 15.900 unità, pari ad una variazione dell’8%.
Che lavoro fanno?
La maggior parte dei frontalieri stranieri lavora nel settore terziario (68,6%). Il 30,7% è attivo nell’industria, mentre solo lo 0,7% nell’agricoltura e allevamento. Per avere l’idea di quanto sia fondamentale l’apporto fornito dalla forza lavoro frontaliera in Svizzera, basta considerare che nel settore secondario, una persona occupata su dieci è un frontaliere (11). Negli altri ambiti la percentuale oscilla dal 6,4 per il terziario e il 2% per il primario.
Quanto guadagnano?
È soprattutto la leva salariale a spingere le persone a cercare un impiego in Svizzera. Spesso i frontalieri percepiscono uno stipendio più basso rispetto ai loro colleghi residenti nella Confederazione. Prendiamo il Canton Ticino, dove i frontalieri hanno una media salariale pari a 4.582 franchi (circa 4.640 euro), inferiore del 20,2% al salario dei parigrado residenti. Nella Svizzera nordoccidentale - dove il costo della vita è notevolmente più alto - i frontalieri percepiscono un salario medio di 6.796 franchi. A metà strada si trova la regione del Lemano con una mediana per i frontalieri di 6.271 franchi, inferiore dell’1,0% rispetto alla media dei residenti.
Qual è il cantone preferito?
La provenienza dei lavoratori frontalieri incide anche sulle aree in cui la loro presenza in Svizzera è più marcata. In generale, l’incremento più rilevante registrato nel Q4 del 2022 è stato nel Cantone di Ginevra vicino al confine con la Francia: qui i frontalieri sono aumentati di 7300 unità rispetto allo Q4 del 2021. Seguono i Cantoni di Vaud (+3900; +10,6%) e il Canton Ticino (+3300; +4,4%). Se prendiamo quest’ultimo - il più frequentato dai lavoratori italiani che vivono soprattutto nelle province di Como e Varese - scopriamo che i nostri connazionali che si spostano ogni giorno per raggiungere il loro posto di lavoro sono circa 78mila. Un numero elevatissimo, pari a circa un terzo di tutte le persone attive nel Cantone.
L’anagrafica dei frontalieri
L’età più rappresentata tra i frontalieri è quella dai 35 ai 44 anni (29,0%; +5,8% rispetto all’anno precedente).
Tra la fine del 2017 e la fine del 2022, il numero di frontalieri è aumentato di 59.700 unità, determinando una crescita del 18,6%. Nello stesso intervallo di tempo, il numero totale di persone occupate in Svizzera è passato da 5,050 milioni a 5,202 milioni, segnando un aumento del 3%. Da questi due dati si evidenzia come l’aumento dei frontalieri abbia seguito una variazione sei volte più grande di quella registrata dal mercato occupazionale.
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