Taglio dei parlamentari significa ridurre il numero di deputati e senatori e rivedere la composizione del Parlamento. Se il prossimo referendum avrà esito positivo le poltrone in meno saranno 345. Ecco cosa potrebbe cambiare.
Manca poco al referendum che confermerà o respingerà la legge che prevede il taglio dei parlamentari, approvata lo scorso ottobre.
Con questa riforma viene di fatto ridisegnata la composizione del Parlamento: sono 345 le poltrone in meno previste, precisamente 115 senatori e 230 deputati, con un risparmio stimato di 100 milioni di euro lordi all’anno. Ma non mancano le voci contrarie al taglio dei parlamentari: per molti giuristi e per le forze di opposizione ridurre il numero di deputati e senatori significa compromettere la rappresentatività popolare a fronte di un risparmio economico poco rilevante per le casse dello Stato.
Se la riforma sul taglio dei parlamentari venisse confermata tramite referendum sarà necessario attuare anche altri interventi, in particolare:
- la riforma costituzionale per abbassare l’età per il voto in Senato, da 25 a 18 anni;
- le modifiche sull’elezione del Senato e del Presidente della Repubblica, con la riduzione dei delegati regionali;
- la riforma elettorale, mentre Salvini ha proposto il referendum per l’introduzione del maggioritario.
La nuova composizione del Parlamento, se approvata il prossimo 20-21 settembre (data del referendum) non entrerà immediatamente in vigore ma al momento dello scioglimento delle Camere per fine mandato o altri motivi.
Taglio dei parlamentari, cosa cambia in Camera e Senato
Il taglio del numero dei parlamentari è sempre stato uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle, riforma che nessun altro partito è mai riuscito a portare al termine.
Stavolta l’obiettivo è stato raggiunto: con 553 voti favorevoli e 14 contrari, il taglio delle poltrone in Parlamento è legge dall’8 ottobre 2019, ma serve la conferma popolare tramite referendum. Se la legge fosse confermata il taglio delle poltrone diventerebbe operativo a partire dalle prossime elezioni politiche.
Il nuovo Parlamento sarà composto come segue:
- 200 Senatori;
- 400 Deputati.
In pratica le poltrone tagliate sono 115 in Senato e 230 alla Camera dei Deputati. In totale quindi i parlamentari passano da 945 a 600, con un risparmio di circa 100 milioni di euro all’anno.
Ma più che per il risparmio economico in sé questa riforma ha un importante valore simbolico: quello di eliminare gli eccessi e i malfunzionamenti delle Istituzioni, spesso appesantite da lunghi iter burocratici e spese superflue.
Taglio parlamentari nella Circoscrizione estero
La riforma oggetto del referendum investe anche i parlamentari eletti nell’ambito della Circoscrizione estero, di cui i deputati passano da 12 ad 8 e i senatori da 6 a 4.
Numero minimo di senatori per Regione
Altro aspetto della legge che prevede il taglio delle poltrone è la riduzione del numero minimo di senatori eletti da ciascuna Regione: se la riforma venisse confermata si passerebbe da un minimo di 7 elettori ad un minimo di 3; tale numero resta invariato soltanto per due Regioni che sono il Molise e Valle d’Aosta: nella prima il minimo continua ad essere 2 senatori e nella seconda 1.
Qui il testo della riforma:
Taglio dei parlamentari, un complesso iter di approvazione
Il testo che prevede il taglio del numero delle poltrone in Parlamento è una riforma costituzionale, vale a dire che non si tratta di una semplice legge di modifica, ma di un intervento che va a manipolare il dettato costituzionale, precisamente gli articoli 56 e 57 che prevedono 630 deputati e 315 senatori.
Come ogni riforma costituzionale, anche quella sul taglio dei parlamentari prevede un iter di approvazione “rafforzato”: vale a dire che invece di due votazioni favorevoli ne occorrono ben quattro, due per ciascuna Camera.
Il 20 e il 21 settembre 2020, infine, si esprimeranno gli italiani con il referendum confermativo. Le urne saranno aperte domenica e lunedì per consentire l’espressione di voto in piena sicurezza sanitaria dopo la pandemia di coronavirus.
Da sottolineare che in questo tipo di referendum non è previsto il raggiungimento di un quorum: pertanto, tra il sì e il no vince la risposta che ha ottenuto anche un solo un voto in più.
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