Tari, quanto si paga con gli affitti brevi? Cosa è previsto a carattere nazionale e cosa a livello locale? Vediamo quanto pagano per ogni immobile coloro che affittano ai turisti.
Per chi ha immobili locati con affitti brevi a scopo turistico, quanto si paga di Tari per ogni immobile? L’affitto breve è una forma di locazione che ha regole diverse rispetto al normale contratto di locazioni: sono previsti requisiti e tassazione diversi, anche l’applicazione della cedolare secca avviene diversamente. Cosa accade alla Tari quando si sceglie questa tipologia di locazione?
La Tari, ovvero la tassa che sostiene il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, è un tributo a livello locale che è dovuto da chiunque possieda (proprietario) o detenga (inquilino, usufruttuario, comodatario, ecc…) a qualsiasi titolo fabbricati o aree scoperte che possono produrre rifiuti.
Nella generalità dei casi per gli immobili locati la Tari è dovuta dall’inquilino, ma è necessario che il contratto di affitto sia di durata superiore ai 6 mesi, in caso contrario la tassa è dovuta dal proprietario. Per gli affitti brevi, che non possono superare i 30 giorni, a pagare la Tari è sempre il proprietario e mai l’inquilino. Il problema degli immobili locati con finalità turistiche, però, è quello del corretto inquadramento tariffario della Tari che implica il calcolo della tassa da versare.
Tari per affitti brevi
A stabilire l’inquadramento della Tari per gli affitti brevi sono i regolamenti comunali. In questo caso una differenziazione fondamentale è operata dal fatto che l’immobile sia utilizzato per finalità turistiche: in questo caso il regolamento comunale potrebbe prevedere che l’immobile sia classificato come utenza non domestica e preveda una tariffa più alta.
In alcuni casi, poi, i regolamenti comunali non fanno neanche la differenziazione tra locazione turistica o meno, basta solo che la locazione risulti come esercizio in forma imprenditoriale per prevede la tariffa più alta.
Come abbiamo anticipato, nel caso dell’affitto breve il soggetto passivo della Tari è sempre il proprietario poiché le locazioni immobiliari hanno sempre una durata che non supera i 30 giorni anche nel caso che siano stipulate con persone fisiche (e non nell’esercizio dell’attività di impresa) e anche qualora sia previsto il servizio di pulizia dei locali e di cambio della biancheria.
Il proprietario, ovviamente, può recuperare il costo della Tari includendo una quantificazione dello stesso nel contratto di locazione breve o turistica, ma ovviamente questo non cambia l’imposizione.
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Affitti brevi, che tariffa si applica?
Essendo il soggetto attivo della Tari il Comune in cui l’immobile è collocato, per comprendere quale tariffa è prevista è necessario leggere con attenzione il regolamento Tari previsto. Come abbiamo detto la tariffa è a completa discrezione del Comune che può anche decidere se inserire questa tipologia di immobili nelle utenze domestiche o in quella non domestiche.
Solo a titolo esemplificativo il Comune di Bologna inserisce gli appartamenti locati a uso turistico nelle utenze non domestiche della Tari. In questo Comune per gli affitti turistici non esercitati in forma imprenditoriale e senza servizi aggiuntivi (pulizia e cambio biancheria) si applica la tariffa che è prevista per “alberghi senza ristorante, affittacamere e ogni altra attività ricettiva tenuta ad applicare l’imposta di soggiorno”.
Anche il Comune di Verona inserisce le unità abitative ammobiliate locate a uso turistico come utenze non domestiche.
A Venezia, invece, le unità abitative ammobiliate non classificate, ovvero gli alloggi dati in locazione breve ai turisti, a prescindere dai servizi offerti, vengono classificate come utenze domestiche.
La cosa assurda, e che si deve mettere in conto quando si sceglie di affittare ai turisti con locazioni brevi, è che il Comune, a prescindere da quanto l’immobile sia grande, potrebbe considerare l’attività come imprenditoriale e applicare la stessa tariffa Tari prevista per gli alberghi (ovviamente riparametrata sui metri quadri e sui possibili occupanti).
Molto spesso i regolamenti comunali non restituiscono neanche una vera e propria definizione di appartamento domestico o non domestico facendo leva sul fatto che per le attività commerciali, industriali, produttive sia prevista una tariffa più alta e considerando l’affitto breve come un’attività imprenditoriale.
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