Tassa rosa, cos’è e per quali prodotti le donne pagano di più

Giorgia Bonamoneta

26 Ottobre 2022 - 22:54

Ci sono dei prodotti che, a parità di costo di produzione, costano per le donne rispetto che agli uomini. Si chiama tassa rosa. Ecco cos’è e su quali prodotti si trova.

Tassa rosa, cos’è e per quali prodotti le donne pagano di più

Essere donna costa di più. Si chiama pink tax o tassa rosa e viene applicata a tutti i prodotti del “mondo femminile”. La pink tax infatti richiama il colore rosa, che recentemente (dal 1980) è divenuto simbolo di femminilità. Con tassa rosa in realtà si definisce una discriminazione sistematica nei confronti delle donne, che viene attuata in questo caso attraverso l’aumento del prezzo di determinati prodotti.

Il costo di un prodotto è determinato dalla legge di mercato: cioè dal rapporto tra domanda e offerta. Anche la tassa rosa si basa su questo rapporto, ma nel tentare di capire perché le donne pagano di più non si può escludere neanche lo stereotipo culturale che vede le donne maggiormente interessate al proprio aspetto e in generale alla moda. I prodotti per i quali è più evidente la differenza di prezzo infatti sono quelli che rientrano nei “prodotti da bagno”, dai rasoi ai prodotti per capelli e per la cura della pelle, fino agli indumenti e ai giocattoli indirizzati alle bambine.

La pink tax a un valore medio mondiale che si aggira intorno al +7%. Si può dire quindi che essere donna costa in media il 7% in più che essere un uomo. Ecco che cos’è la tassa rosa e quali sono i prodotti che le donne, dall’infanzia all’anzianità, pagano di più.

Tassa rosa: cosa vuol dire e quanto vale?

La tassa rosa (inglese ‘pink tax’) è una tassa impropria, non pensata dallo Stato, ma neanche contrastata da questo, che pesa sui prodotti considerati e maggiormente venduti alle donne. Lo stesso colore associato a questa tassa (rosa) richiama a un colore che è stato associato alle donne, così come esiste la “tassa blu”, cioè una tassa associata ai prodotti a uso principalmente maschile. Nel tentativo di spiegare che cos’è la tassa rosa non entreremo nella spiegazione della problematicità del colore scelto per identificarla, ma proprio il colore rosa è lo stesso che anche nei supermercati e nei negozi viene associato ai prodotti femminili. In molti casi è proprio il colore rosa a identificare un prodotto da donna e il colore blu a identificare quello da uomo.

La pink tax o tassa rosa segue le regole del mercato e il prezzo maggiorato è determinato dal rapporto domanda-offerta. Secondo Marcella Corsi, professoressa di Economia all’Università di Roma La Sapienza, il problema della pink tax è che si tratta di un fenomeno di discriminazione di prezzo legato alla tipicizzazione dei consumatori. Questo vuol dire che essere donna, cioè acquistare prodotti legati al mondo femminile, costa di più (+7%) rispetto che essere un uomo.

Quali sono i prodotti che costano di più per le donne?

Si può facilmente scandire una lista dei prodotti che le donne pagano di più solo perché destinati specificatamente a loro. A partire dei prodotti per l’infanzia, il cui prezzo medio per giocattoli e accessori per esempio è maggiore per le bambine in quasi tutti i casi, tranne nell’ambito scolastico, fino ai prodotti per la cura della persona. Proprio quest’ultimo caso è quello dove la tassa rosa diventa più evidente. Per esempio shampoo e balsamo, prodotti per la cura della pelle, rasoi e deodoranti vedono un aumento dai 10 centesimi fino anche a 1-2 euro solo perché per donne.

Caso esemplare è quello relativo ai profumi. Gedi Visual ha pubblicato un resoconto dei prodotti che costano di più per le donne e su 27 profumi analizzati, 20 varianti per donna, a parità di costo di produzione, hanno un prezzo al millilitro più alto. Ogni millilitro costa 12,3 centesimi in più rispetto al prodotto per uomo.

Tassa rossa e fluttuazione di prezzi: le donne prime vittime

La divisione del mercato in generi, cioè la divisione tra uomini e donne, è da ricollegarsi all’idea che si attribuisce al genere e alla sua capacità di spesa. Antonio Pilello, che ha condotto uno studio sull’analisi dei rincari dei prodotti femminili, ha spiegato che la fluttuazione dei prezzi nel tempo per i prodotti femminili è più alta. Mentre per uomini la media della fluttuazione è del 33%, per le donne si aggira intorno al 49,6%, con casi in cui si arriva a toccare anche il +106%.

Per questo in genere le donne devono stare più attente alle proprie spese, soprattutto in quelle categorizzate come femminili, cioè la cura della propria persona. Non solo, le donne devono avere a che fare anche con la questione della tampon tax, ovvero della tassazione ordinaria (22%) su assorbenti e pannolini. A queste spese extra si aggiunge il gap salariale, cioè la differenza di guadagno tra uomo e donna. Diventa evidente come la gestione finanziaria delle donne sia più difficoltosa rispetto a quella degli uomini e in generale che essere donna costa di più. Marcella Corsi spiega la discriminazione - un concetto introdotto in economia proprio per spiegare le differenze salariali di genere - così:

È palese che ci sia uno squilibrio di potere. Se la discriminazione fosse stata a danno dell’uomini, leggi contro tampon tax e pink tax sarebbero state approvate da tempo.

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