Tasse e burocrazia costano alle imprese 138 miliardi di euro all’anno

Rosaria Imparato

4 Febbraio 2020 - 17:28

Tasse e cattiva burocrazia pesano sulle imprese, soprattutto piccole e medie, per 138 miliardi di euro all’anno. Vediamo i dettagli dell’analisi della CGIA del 1° febbraio e quali sono le possibili soluzioni alla situazione di iper legiferazione in cui si trova l’Italia.

Tasse e burocrazia costano alle imprese 138 miliardi di euro all’anno

Pressione fiscale sulle imprese, tasse e burocrazie costano, soprattutto alle PMI, 138 miliardi di euro all’anno.

La cifra allarmante è fornita dalla CGIA, che ha analizzato i dati Istat e del Ministero dell’Economia e delle Finanze relativi all’anno 2018.

Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della CGIA pubblicata il 1° febbraio i bilanci delle imprese italiane, e in particolar modo quelli di piccole e medie dimesioni, vengono oppressi da un mix micidiale di tasse e burocrazia.

A rendere più complicata la situazione, infatti, c’è il quadro normativo italiano, costituito (o meglio bloccato) da 160.000 leggi, a differenza delle 7.000 presenti in Francia.

Districarsi nel mare delle norme, dei regolamenti e dei decreti è un compito arduo non solo per gli imprenditori (sia italiani che stranieri), ma anche per i funzionari stessi della Pubblica Amministrazione.

Vediamo quali sono i dati di cui parla la CGIA e quali sono le possibili soluzioni alla pressione fiscale sulle PMI, che non accenna a diminuire.

Tasse e burocrazia costano alle imprese 138 miliardi di euro all’anno

L’analisi dell’Ufficio studi della CGIA del 1° febbraio si basa sui dati Istat e del Ministero dell’Economia relativi al 2018, e lascia senza parole: tasse e burocrazia costano alle imprese 138 miliardi di euro all’anno.

A tanto ammonta la pressione fiscale, che finisce per penalizzare soprattutto il bilancio di piccole e medie imprese.

La situazione fotografata dalla CGIA è la seguente: a fronte di un gettito complessivo annuo di 81,2 miliardi di euro di tasse versate nelle casse dello Stato, il costo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione è di oltre 57 miliardi di euro.

Una cifra enorme: 138,3 miliardi di euro all’anno sono pari a quasi 8 punti di PIL, che le imprese italiane devono sostenere, con il conseguente arresto dell’economia del Paese.

Il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo sostiene che il Governo dovrebbe iniziare a prendere seriamente in considerazione questi dati e finalmente pensare a un piano per ridurne gli effetti. Come? Partendo da una riduzione drastica della burocrazia:

“Riducendo il numero delle leggi attraverso l’abrogazione di quelle più datate, evitando così la sovrapposizione legislativa che su molte materie ha generato incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi ed adempimenti sempre più onerosi, facendo diventare la burocrazia un nemico invisibile difficilmente superabile.”

A confermare che la produzione legislativa italiana non ha eguali in Europa c’è anche l’analisi fatta da “The European House – Ambrosetti”: in Italia ci sono circa 160.000 leggi, a differenza delle 7.000 in Francia, delle 5.500 della Germania e delle 3.000 del Regno Unito.

Pressione fiscale e cattiva burocrazia: la situazione per le imprese

Come si è arrivati a questa situazione di iper legiferazione? La responsabilità è dovuta a due fattori principali:

  • la mancata abrogazione delle leggi concorrenti;
  • il ricorso, soprattutto negli ultimi anni, ai decreti legislativi, che per diventare operativi necessitano decreti attuativi.

Quest’ultima procedura ha aumentato a dismisura la produzione normativa in Italia. Afferma il segretario della CGIA, Renato Mason:

“I tempi e i costi della burocrazia sono diventati un problema che caratterizza negativamente il nostro Paese, all’interno del quale coesistono situazioni molto differenziate tra Nord e Sud nonché tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale. Nel Mezzogiorno, dove la Pubblica Amministrazione è meno efficiente, la situazione ha assunto profili particolarmente preoccupanti.”

Proprio per per la farraginosità del nostro sistema burocratico, secondo Mason, molti investitori stranieri non vengono in Italia: si è creato un “velo di sfiducia” difficile da rimuovere.

Altri dati sconfortanti provengono dall’indagine campionaria condotta da Eurobarometro, strumento della Commissione Europea per condurre sondaggi.

Il sondaggio in questione era sulla complessità delle procedure amministrative che gli imprenditori incontrano in Europa.

L’Italia si trova al 2° posto di questa graduatoria non lusinghiera, visto che per l’86% degli intervistati la cattiva burocrazia è un serio problema.

Solo in Romania c’è una situazione peggiore della nostra. La media dell’Unione Europea, invece, è del 62%.

Tasse e burocrazia contro le imprese: le soluzioni della CGIA

L’analisi della CGIA non si limita a fotografare la situazione di pressione fiscale delle imprese italiane, ma prova anche a fornire delle soluzioni.

La prima e più ovvia soluzione sarebbe quella di semplificare il quadro normativo, cercando di non sovrapporre più livelli di Governo sullo stesso argomento.

Questo aiuterebbe anche ad accelerare i tempi di risposta della Pubblica Amministrazione.

La situazione italiana di iper legiferazione penalizza anche gli stessi funzionari pubblici che, dovendo districarsi tra leggi, decreti e regolamenti, rimandano nel tempo le decisioni.

Ecco le soluzioni prospettate dalla CGIA:

  • aumentare la qualità e ridurre il numero delle leggi, analizzando più attentamente il loro impatto, soprattutto tenendo in considerazione le piccole imprese;
  • monitorare con cadenza periodica gli effetti delle nuove misure per poter introdurre tempestivamente dei correttivi;
  • consolidare l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione, rendendo i siti più accessibili e i contenuti più fruibili;
  • far dialogare tra di loro le banche dati pubbliche per evitare la duplicazione delle richieste;
  • permettere all’utenza la compilazione esclusivamente per via telematica delle istanze;
  • procedere e completare la standardizzazione della modulistica;
  • accrescere la professionalità dei dipendenti pubblici attraverso un’adeguata e costante formazione.

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