Tasse sul lavoro, la riforma fiscale deve affrontare anche un taglio del cuneo fiscale più deciso nel 2021: tra le proposte, tassazione di favore temporanea per il secondo percettore di reddito, così da incentivare l’occupazione femminile e giovanile.
Tasse sul lavoro, serve un taglio del cuneo fiscale più strutturato e deciso nel 2021: la riforma del Fisco passa anche dalla riduzione della pressione fiscale sui lavoratori (e datori di lavoro).
I numeri parlano chiaro: secondo i dati presentati da Massimo Bordignon, docente della Cattolica e membro dell’European Fiscal Board, durante l’indagine conoscitiva sulla riforma Irpef delle commissioni Finanze di Camera e Senato, l’Italia è terza su 30 Paesi europei nella classifica della tassazione sul lavoro.
Ci precedono solo Slovacchia e Grecia. L’Italia poi è al 25esimo posto per le imposte sui consumi, e settima nella classifica sul capitale.
Tra i problemi più gravi del nostro Fisco c’è l’estrema tassazione sul lavoro, in un Paese in cui il tasso di occupazione (soprattutto femminile e giovanile) è basso in modo preoccupante. Proprio per questo il taglio del cuneo fiscale è tra gli interventi incoraggiati dagli esperti, e che potrebbe trovare il giusto spazio nella riforma fiscale del Governo Draghi.
Tasse sul lavoro, serve un taglio del cuneo fiscale più deciso nel 2021: le proposte degli esperti per l’occupazione femminile e giovanile
Che il nostro sistema tributario sia molto complicato è oramai un fatto assodato. Una novità invece è l’approccio prospettato da Draghi rispetto alla riforma fiscale. Durante il discorso pronunciato al Senato per chiedere la fiducia ha detto:
“il sistema tributario è un meccanismo complesso in cui le cui parti si legano una all’altra, non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli.”
A pagare più caro il prezzo della crisi (Covid sì, ma non solo) sono le donne e i giovani. Per incentivare l’occupazione femminile -secondo gli ultimi dati ISTAT solo nel mese di dicembre 2020 sono stati persi 101mila posti di lavoro e 99mila erano occupati da donne- Carlo Cottarelli ha proposto una tassazione di favore temporanea per il secondo percettore di reddito.
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I problemi relativi all’eccessiva tassazione del lavoro si intrecciano con la situazione dell’Irpef, che attualmente è basato su 5 scaglioni con relative aliquote, che vanno da un minimo del 23% fino ad un massimo del 43%. Tra il secondo e terzo scaglione c’è però un “salto” di 11 punti, con la conseguente perdita di progressività.
Tra i motivi per cui moltissimi contribuenti preferiscono il regime forfettario alla tassazione Irpef c’è proprio l’aliquota fissa al 15%, per ricavi e compensi fino a 65.000 euro annui. Ma anche il regime forfettario ha le sue zone d’ombra: le critiche arrivano anche dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, il cui Presidente Giuseppe Pisauro, nel corso dell’audizione del 2 febbraio 2021, ha evidenziato come la tassazione per le partite IVA al 15% provochi una serie di conseguenze negative per il sistema economico.
Tre le criticità evidenziate sull’iniquità del regime forfettario (che rischia l’abolizione col Governo Draghi):
- frena la crescita dimensionale delle imprese;
- incentiva la sottofatturazione dei ricavi (oltre i 65.000 euro si fuoriesce dal regime e si rientra nell’imposizione progressiva), e di conseguenza l’evasione fiscale;
- crea problemi di equità orizzontale.
È una sfida complessa quella che il nuovo Esecutivo Draghi si trova di fronte, ma la riforma del fisco non è più rinviabile.
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