Tasse più alte per le partite IVA rispetto a dipendenti e pensionati. Neppure la flat tax riesce a ridurre le differenze, complice l’esclusione degli autonomi da misure come il taglio al cuneo fiscale. Il calcolo delle differenze è stato fornito dal CNDCEC, nel corso dell’audizione in Senato sulla conversione del decreto n. 3/2020
Tasse monstre per il titolare di partita IVA che, a parità di reddito lordo, versa una somma di gran lunga maggiore al Fisco rispetto a dipendenti e pensionati.
È il Consiglio Nazionale dei Commercialisti ad aver fornito il calcolo effettivo del peso del Fisco sui lavoratori autonomi, nel corso dell’Audizione sul decreto per il taglio al cuneo fiscale tenutasi in Commissione Finanze del Senato il 18 febbraio 2020.
Neppure la flat tax per le partite IVA, il regime forfettario al 15%, riesce ad annullare la sensibile differenza che esiste tra piccoli lavoratori autonomi, dipendenti e pensionati.
Ad esempio, un lavoratore autonomo con reddito lordo pari a 12.000 euro porterà a casa una somma netta pari a 7.759 euro se in regime ordinario e 7.650 se forfettario, contro gli 11.135 euro di reddito netto di un dipendente e i 10.543 euro di un pensionato.
A fronte di un problema evidente continuano però ad essere introdotte misure che aumentano la sperequazione, ed il nuovo bonus per il taglio al cuneo fiscale esclusivamente per i dipendenti ne è la prova.
Tasse partita IVA, così il Fisco tartassa gli autonomi: il calcolo dei commercialisti
La valutazione del CNDCEC sul bonus cuneo fiscale che debutterà dal 1° luglio 2020 è tutt’altro che positiva. Uno dei punti critici evidenziati nel corso dell’audizione in Senato del 18 febbraio è l’enorme differenza che esiste tra titolari di partita IVA e lavoratori dipendenti.
Il nuovo bonus di 100 ed 80 euro, il cui importo è calcolato in base al reddito percepito, amplifica la differenza esistente e conferma che le agevolazioni fiscali vengono introdotte soprattutto in favore dei lavoratori dipendenti, tralasciando i problemi evidenti di chi esercita attività di lavoro autonomo.
A supporto della propria tesi, i commercialisti hanno elaborato una tabella utile per capire quante tasse paga un titolare di partita IVA, sia in regime ordinario che forfettario, rispetto ad un dipendente o pensionato.
Partendo da un reddito lordo di 12.000 euro, le tasse a carico dei titolari di partita IVA (considerando sia i contributi previdenziali che le imposte sui redditi), ammontano ad un totale di 4.350 euro se in regime forfettario, 4.241 euro se in regime ordinario. Il netto che il lavoratore autonomo forfettario porterà a casa alla fine dell’anno sarà quindi pari a 7.650 euro, 7.650 euro se in regime ordinario.
A parità di reddito lordo, il netto di un lavoratore dipendente sarà invece pari a 11.135 euro, quello di un pensionato a 10.543 euro.
La differenza tra tassazione applicata ai titolari di partita IVA ed imposte dovute da dipendenti e pensionati non si appiana con l’aumentare del reddito e anzi diventa sempre più evidente.
Le tasse dovute da una partita IVA con reddito lordo pari a 24.000 euro fanno sì che la somma netta disponibile arrivi a 14.188 euro se in regime Irpef e 15.300 euro se in regime forfettario. Il reddito netto disponibile ammonta invece a 18.600 euro circa per dipendenti e pensionati.
La sperequazione evidente continua e si acuisce all’aumentare del reddito, fino alla soglia per la percezione del nuovo bonus cuneo fiscale.
Ad esempio, secondo i calcoli effettuati dai commercialisti, un dipendente con reddito pari a 48.000 euro - fuori dal nuovo bonus di 80 euro - porta a casa una somma netta pari a 30.280 euro circa, mentre un titolare di partita IVA in regime forfettario 30.600 euro. Il netto di un contribuente in regime ordinario è invece pari a 25.687 euro.
Tasse partita IVA, il regime forfettario non annulla le differenze tra autonomi e dipendenti
È il regime forfettario l’agevolazione fiscale più importante per i titolari di partita IVA ma per il Consiglio Nazionale dei Commercialisti anche la flat tax crea delle sperequazioni, e questa volta tra lavoratori autonomi che ne possono beneficiare e lavoratori esclusi.
Invece, nel rapporto con lavoratori dipendenti e pensionati, la flat tax delle partite IVA riesce appena a ridurre, senza tuttavia annullarla, la sensibile differenza che a parità di reddito lordo penalizza pesantemente i titolari di partita IVA con redditi compresi tra i 28.000 ed i 55.000 euro che non possono avvalersi del regime forfettario.
È quindi evidente che non bastano misure spot come il taglio al cuneo fiscale, ma una riforma Irpef concreta e corposa, che aiuti i contribuenti con redditi medi e medio alti, da 28.000 a 75.000 euro.
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