L’Agenzia delle Entrate chiarisce che possono verificarsi casi in cui si rende necessario riaprire un partita Iva di un defunto, anche se deceduto da molti anni. Ecco quando l’erede deve farlo.
Cosa succede se un contribuente deve riscuotere una parcella in qualità da erede ma nel frattempo la vecchia partita Iva del defunto è stata chiusa? Può sembrare strano, ma per poter adempiere correttamente agli obblighi fiscali, deve riaprire, in alcuni casi, una nuova partita Iva. A dirlo è l’Agenzia delle Entrate nella risposta a Interpello n° 118 del 2025.
Ecco in quali casi l’erede deve aprire di nuovo la partita Iva per ottenere i compensi in qualità di erede.
Il caso: compenso erogato dal curatore fallimentare all’erede
Nella vicenda in oggetto un contribuente deve ricevere in qualità di erede e pro quota dei compensi di una parcella. Il debito era di una società fallita e il compenso erogato da un curatore fallimentare.
L’istante sottolinea che nel 2024 ha ricevuto un compenso spettante a un soggetto deceduto nel lontano 2011. Il compenso doveva essere ricevuto al netto della corrispondente IVA, spettante al de cuius per le prestazioni professionali dallo stesso rese nei confronti della società nel frattempo fallita.
Nel frattempo le norme sull’autofattura sono cambiate e il curatore fallimentare comunica che non può emettere autofattura e quindi l’erede deve versare l’Iva autonomamente «mediante avvio di una posizione fiscale», deve emettere fattura nei confronti della società fallita, e che, solo al ricevimento della fattura, la curatela fallimentare avrebbe corrisposto l’importo dell’IVA precedentemente trattenuta.
Per conoscere le nuove regole sulla comunicazione sostitutiva dell’autofattura si legga l’articolo: Addio all’autofattura, come regolarizzare la fatturazione da settembre
Il contribuente si rivolge all’Agenzia delle Entrate al fine di verificare se effettivamente per poter adempiere correttamente agli obblighi Iva deve aprire una partita Iva per questo solo compenso.
Agenzia delle Entrate: per ottemperare agli obblighi Iva, l’erede deve riaprire la partita Iva
L’Agenzia delle Entrate sottolinea che in genere le partite Iva non vengono chiuse quando ci sono compensi da percepire. Si tratta però di un caso del tutto peculiare visto che tra il decesso e il momento in cui il curatore fallimentare arriva dalla liquidazione sono praticamente passati 13 anni. Si legge “il professionista che non svolge più l’attività professionale non può estinguere la partita IVA in presenza di corrispettivi per prestazioni rese in tale ambito ancora da fatturare nei confronti dei propri clienti.”
Sottolinea inoltre che: con la risoluzione dell’11 marzo 2019, n. 34/E, è stato chiarito che, «“ in presenza di fatture da incassare o prestazioni da fatturare, gli eredi non possono chiudere la partita IVA del professionista defunto sino a quando non viene incassata l’ultima parcella », salvo anticipare la fatturazione delle prestazioni rese dal de cuius”.
Per chiudere correttamente la partita Iva è necessario, quindi, non solo che il professionista non eserciti più, ma che siano esauriti tutti i rapporti attivi e passivi.
Nel caso in oggetto, vista la modifica normativa sull’autofattura, il compenso deve essere corrisposto all’istante al lordo dell’imposta e sarà onere del medesimo chiedere la riapertura della partita IVA del de cuius al fine di assolvere gli obblighi fiscali connessi al pagamento.
Nel caso in cui l’istante non adempia, la controparte (in questo caso il curatore fallimentare effettua una comunicazione all’Agenzia delle Entrate che può recuperare le somme dovute maggiorate di sanzioni e interessi.
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