Dopo la dichiarazione di fallimento, il giudice nomina un curatore fallimentare che si occupa della liquidazione e assicura il pagamento dei creditori. Vediamo funzioni, requisiti e compiti.
Chi è cosa fa esattamente il curatore fallimentare? Per capirlo dobbiamo fare riferimento alla disciplina del testo unico del fallimento, la legge 267/1942. Il curatore fallimentare è la figura chiave della procedura di liquidazione dei beni aziendali quando l’imprenditore viene dichiarato fallito. Egli è un professionista incaricato della gestione e delle annotazioni di tutte le operazioni indispensabili e risponde civilmente e penalmente in caso di errori, omissioni o trasgressione alla legge. In poche parole, il curatore assicura che tutti i creditori vengano pagati e i debiti saldati.
Il curatore deve essere una figura estranea all’imprenditore fallito, altrimenti può viene revocato. Al suo lavoro corrisponde un compenso proporzionato all’incarico e il rimborso spese.
leggi anche
Imprenditore fallito, quali conseguenze?
TUTTO SUL CURATORE FALLIMENTARE
leggi anche
Come dichiarare il fallimento
Cosa fa il curatore fallimentare
Cerchiamo di approfondire il ruolo del curatore fallimentare. Egli è un pubblico ufficiale incaricato dal giudice in seguito alla dichiarazione di fallimento presentata dall’imprenditore, dai suoi creditori o dal pubblico ministero.
Il curatore fallimentare svolge un compito delicatissimo e complesso: gestisce il patrimonio dell’imprenditore fallito e mette in atto le procedure necessarie per soddisfare i creditori e pagare i debiti sospesi. Il compito principale è predisporre il piano di liquidazione dell’impresa e dei beni che ne fanno parte in modo da assicurare il pagamento dei creditori rimasti insoddisfatti. Ogni operazione deve essere validamente annotata e giustificata in un apposito registro (che deve essere vidimato da almeno un componente del comitato dei creditori).
Requisiti e nomina
Il curatore fallimentare viene nominato dal tribunale adito per la procedura di fallimento, come stabilito dall’articolo 29 della Legge fallimentare. Tale nomina deve essere accettata entro 2 giorni, altrimenti il giudice provvederà ad indicare un altro curatore fallimentare.
Ecco quali soggetti possono ricevere la nomina di curatore fallimentare:
- gli avvocati;
- i dottori commercialisti;
- i ragionieri e i ragionieri commercialisti;
- coloro che hanno svolto funzioni di amministrazione, direzione e controllo in società per azioni, con particolari meriti.
Non possono in nessun caso essere nominati curatori fallimentari i soggetti che hanno rapporti di affinità o parentela con l’imprenditore fallito, quindi il coniuge, i figli, i parenti e gli affini entro il quarto grado dell’imprenditore fallito, i suoi creditori e chi ha favorito il dissesto dell’impresa nei 2 anni precedenti alla dichiarazione del fallimento. Per semplificare, non può svolgere il ruolo di curatore fallimentare chiunque abbia un motivo di conflitto d’interesse (che come vedremo è motivo di revoca).
La revoca del curatore
Il curatore fallimentare può essere revocato in ogni momento, a chiedere la revoca possono essere il giudice oppure i creditori dell’imprenditore fallito. I motivi della revoca sono diversi: per esempio sopravvenuta incapacità fisica o civile, gravi inadempienze oppure per conflitto d’interesse con l’imprenditore o qualche creditore.
La revoca è disposta dal giudice con atto motivato che può essere impugnato in Corte d’Appello.
Responsabilità del curatore fallimentare
Il curatore è l’unico responsabile della gestione del fallimento aziendale. Egli, se vuole, può delegare e farsi coadiuvare da tecnici specializzati, dietro autorizzazione del giudice, ma anche in questo caso resta l’unico responsabile,
Ai sensi dell’articolo 38 della Legge fallimentare, il curatore deve agire con accuratezza e diligenza e, in caso di comportamenti non conformi all’incarico, ne risponde sia dal punto di vista civile che penale (in caso di omissioni volontarie e fraudolente). La responsabilità è esclusa solo in caso di problemi tecnici particolarmente rilevanti o cause eccezionali e non prevedibili.
Stipendio del curatore fallimentare
Al curatore non spetta un vero e proprio stipendio, ma un compenso che tiene conto dell’entità del lavoro prestato e dei risultati conseguiti. Il compenso è determinato e liquidato dal giudice caso per caso, e comunque non può essere inferiore a 811,35 euro, salvo in caso di decadenza dalla funzione. Il curatore fallimentare ha anche diritto al rimborso spese, purché documentate.
La retribuzione del curatore tiene conto dell’importo liquidato, in base a alla tabella seguente:
- dal 12% al 14% quando l’attivo non superi i 16.227,08 euro;
- dal 10% al 12% sulle somme eccedenti i 16.227,08 euro fino a 24.340,62 euro;
- dall’8,50% al 9,50% sulle somme eccedenti i 24.340,62 euro fino a 40.567,68 euro;
- dal 7% all’8% sulle somme eccedenti i 40.567,68 euro fino a 81.135,38 euro;
- dal 5,5% al 6,5% sulle somme eccedenti i 81.135,38 euro fino a 405.676,89 euro;
- dal 4% al 5% sulle somme eccedenti i 405.676,89 euro fino a 811.353,79 euro;
- dallo 0,90% all’1,80% sulle somme eccedenti i 811.353,79 euro fino a 2.434.061,37 euro;
- dallo 0,45% allo 0,90% sulle somme che superano i 2.434.061,37 euro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA