Tasse più alte in Italia con Meloni? Le fasce più colpite nel silenzio del governo

Alessandro Cipolla

11 Luglio 2024 - 08:26

Per l’Istat la pressione fiscale è aumentata dello 0,8% nel primo trimestre 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023: il governo Meloni è accusato di aver aumentato le tasse, ecco i più colpiti.

Tasse più alte in Italia con Meloni? Le fasce più colpite nel silenzio del governo

Il governo Meloni ha aumentato le tasse? Questa è l’accusa rivolta da Matteo Renzi all’esecutivo dopo che l’Istat ha certificato che nel primo trimestre del 2024, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, c’è stato un aumento della pressione fiscale in Italia dello 0,8%.

A inizio luglio l’Istat ha pubblicato un rapporto sui conti delle amministrazioni pubbliche relative al periodo che va dall’inizio dell’anno fino al 31 marzo 2024. Nel primo trimestre di quest’anno la pressione fiscale in Italia è stata del 37,1% contro il 36,3% dello stesso periodo del 2023.

Meloni è una influencer che pensa solo a comunicare - ha dichiarato Matteo Renzi in un’intervista rilasciata a La Stampa -. Poi escono i dati Istat e si vede che la pressione fiscale è aumentata dello 0. 8% rispetto allo scorso anno. Ma di questo non parla nessuno, chissà perché”.

Il senatore di Italia Viva non ha specificato che i dati Istat si riferiscono solo al primo trimestre di questo 2024, con il governo che nel Def ha previsto un calo della pressione fiscale in Italia al 42,1% del Pil per quanto riguarda quest’anno, con le tasse che poi dovrebbero aumentare leggermente nel 2025 e poi riscendere nel 2026.

Il Def presentato ad aprile però è poco attendibile visto che è stato presentato senza il quadro programmatico - ovvero la “ciccia” -, ma l’argomento tasse negli ultimi tempi è stato dribblato sia da Giorgia Meloni sia da Matteo Salvini, con la tanto sbandierata Flat Tax che appare essere un miraggio.

Il governo Meloni e le tasse in Italia

Il centrodestra da sempre ha avuto come cavallo di battaglia il taglio delle tasse, tema poi sfociato nell’idea della Flat Tax da introdurre in Italia come messo nero su bianco nel programma elettorale relativo alle vittoriose politiche del 2022.

Appare paradossale così che l’Istat abbia certificato un aumento della pressione fiscale in Italia dello 0,8% nel primo trimestre del 2024, anche se per trarre delle conclusioni si dovrà attendere il dato finale dell’intero anno per fare un paragone con il 2023. Intanto già sembrerebbe essere chiaro chi starebbe pagando più tasse al momento.

La faccenda può essere semplificata così: per i redditi fino a 35 mila euro è in vigore uno sgravio sui contributi sociali pari a circa cento euro medi al mese - si legge in articolo di Alessandro Barbera per La Stampa - Soldi che lo Stato lascia nella busta paga del lavoratore, come se si trattasse di un aumento di stipendio. Ebbene, dentro a questa fascia di reddito ci sono due scaglioni di redditi: quelli fino ai 15 mila euro, che pagano il 23 per cento di Irpef, e quelli che ne guadagnano fino a 28 mila, ai quali viene chiesto il 25 per cento. Secondo quanto ricostruito, quello 0,8 per cento in più va in gran parte imputato al gruppo di sfortunati che, grazie alla decontribuzione, ha avuto il passaggio allo scaglione successivo di reddito”.

Resta il fatto che la questione delle tasse ormai è un autentico tabù per Meloni e soci, con la Flat Tax che in questa legislatura rischia di restare solo una promessa al pari del taglio delle accise sulla benzina, della riforma delle pensioni o della diminuzione degli sbarchi dei migranti.

Matteo Renzi ha ragione a evidenziare il fatto che in Italia non si parla più di tasse, anche perché nella legge di Bilancio 2025 il Mef dovrà tirare fuori dal cilindro 10 miliardi per abbassare il debito come richiesto da Bruxelles - leggere alla voce procedura di infrazione - e altri 10 miliardi per prorogare il taglio del cuneo fiscale anche nel prossimo anno.

In totale sono 20 miliardi che secondo Giancarlo Giorgetti potrebbero spuntar fuori con una “seria politica di controllo della spesa pubblica”, ma il sentore è che il ministro stia cercando di prendere altro tempo per rimandare ogni discussione sulla manovra a settembre.

Per aggiustare i nostri conti pubblici e rispettare le raccomandazioni della Commissione europea ci sono solo due modi: tagliare la spesa pubblica o aumentare le tasse, oppure una probabile combo di entrambe le cose.

Il governo Meloni da mesi sta lanciando la palla in tribuna, con l’obiettivo prima di andare oltre le elezioni europee e poi di passare un’estate relativamente tranquilla. A settembre però il Mef dovrà far sapere come sarà strutturata la prossima legge di Bilancio e per gli italiani ci potrebbero essere diverse amare sorprese.

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