Cos’è il tasso di disoccupazione e cosa indica precisamente? Come si calcola e qual è la situazione italiana del settore del lavoro.
Il tasso di disoccupazione è un indicatore economico e statistico di grande rilevanza per misurare il benessere sociale di un Paese.
Per questo, esso è aggiornato mensilmente dall’Istat (per l’Italia) e dall’Eurostat per avere una misurazione riguardante l’Eurozona in generale e i singoli Paesi che la compongono.
In un contesto economico globale di grande incertezza, con le sfide della transizione energetica, dell’Intelligenza Artificiale, delle guerre, dei dazi, della crisi industriale soprattutto in Europa che minano anche la stabilità del mondo del lavoro, conoscere cos’è e come si calcola il tasso di disoccupazione è importante.
Di seguito una guida completa per scoprire cosa significa tasso di disoccupazione, a cosa serve e qual è la situazione in Italia.
Cos’è il tasso di disoccupazione e cosa indica
Sul glossario dell’Istat si legge che il tasso di disoccupazione è:
il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro
Se ne deduce che l’indicatore mette in relazione il numero di individui che stanno cercando un’occupazione e la forza lavoro totale del Paese. In questo modo si calcola la mancanza di lavoro tra coloro che sono disponibili a lavorare.
Per comprendere meglio cosa indica il tasso di disoccupazione occorre anche precisare cosa si intende con “forze lavoro”.
Sempre l’Istat viene in aiuto, specificando che le “persone occupate e quelle disoccupate” insieme compongono le forze lavoro di un Paese.
Nel dettaglio, gli occupati sono gli individui dai 15 anni in poi che nella settimana di riferimento:
- hanno svolto ameno un’ora di lavoro con una retribuzione;
- hanno svolto almeno un’ora di lavoro nella ditta familiare anche senza retribuzione;
- sono assenti dal lavoro per ferie o malattia, ma da meno di tre mesi o se continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione o se sono assenti ma mantengono l’attività
Con il termine disoccupati ci si riferisce alle persone tra i 15 e i 74 anni che non hanno un’occupazione, ma che hanno cercato un impiego o sono disponibili a lavorare entro le due settimane successive.
In sintesi, il tasso di disoccupazione mette in evidenza quanta popolazione è senza un impiego sul numero totale di individui che lavorano o sono disponibili e idonei a lavorare.
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A cosa serve il tasso di disoccupazione?
In generale, il tasso di disoccupazione serve a fotografare l’entità dello squilibrio tra domanda e offerta di lavoro in un Paese e in determinato periodo.
Quando c’è disoccupazione, infatti, si verifica “un eccesso di offerta da parte dei lavoratori rispetto alla domanda espressa dalle imprese”.
La presenza di disoccupati, come spiegato nel vocabolario Treccani:
Non può annullarsi in quanto, anche in condizioni economiche particolarmente favorevoli, esistono lavoratori che, pur per periodi molto brevi, sono in cerca di occupazione (disoccupazione frizionale)
La disoccupazione frizionale si distingue, quindi, da quella ciclica, dovuta a periodi di recessione economica.
Il tasso di disoccupazione, nello specifico, indica quanto è intensa la mancanza di lavoro tra la popolazione disponibile a lavorare in un determinato territorio.
Come spiegato dalla professoressa Maria Letizia Pruna dell’Università di Cagliari, “la gravità sociale della disoccupazione può essere valutata solo prendendo in considerazione le diverse dimensioni del fenomeno: estensione, intensità e durata”.
Non esistendo un indicatore unico per misurare tale gravità sociale, è bene sottolineare che soltanto il tasso di disoccupazione qui descritto non è sufficiente a offrire un quadro esaustivo della situazione del mondo del lavoro del Paese.
A questo proposito, la professoressa fa notare che è necessario affiancare anche altri calcoli oltre a quello del tasso di disoccupazione. Per esempio, per valutare la durata della disoccupazione - l’ampiezza temporale del periodo medio di permanenza nella condizione di disoccupazione - si può mettere in rapporto chi cerca lavoro da più di 12 mesi sul totale dei disoccupati.
Una volta osservati questi dati, in caso di condizioni di emergenza o tendenze negative, la politica può intervenire con misure adeguate. Il tasso di disoccupazione serve anche a questo, a dettare le priorità economiche e sociale di una nazione.
Come si calcola?
Il tasso di disoccupazione è il risultato di una operazione matematica, nello specifico di un rapporto:
Persone in cerca di lavoro/forze di lavoro (15-74 anni) x 100
Per esempio, il tasso di disoccupazione in Italia è stato del 6,1% a settembre 2024. La percentuale indica la “quota” di chi cerca lavoro poiché non ne ha uno e quindi è disoccupato sul totale delle forze lavoro del Paese.
Il calcolo si può affinare, per esempio, cercando il tasso di disoccupazione giovanile. In questo caso basta cambiare il range di età delle forze lavoro e considerare solo individui tra 15 e 24 anni.
Nell’ultima nota Istat è indicato che il tasso di disoccupazione giovanile a settembre 2024 in Italia è stato pari al 18,3%. Questo non significa che il 18,3% dei giovani italiani è disoccupato.
Esempio (elaborato dalla prof.ssa Pruno): il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) in Italia nel 2020 era il 29,4%. La popolazione giovanile in Italia era di 5.875.000, di cui: 1.400.000 forze di lavoro (il 23,8% della popolazione giovanile totale) e 411.000 disoccupati (il 29,4% delle forze di lavoro, ma il 7% della popolazione giovanile).
Come ridurre il tasso di disoccupazione
Il tema su come ridurre il tasso di disoccupazione di un Paese è sempre attuale poiché, in generale, la mancanza di lavoro comporta disagio economico e sociale.
Tra le misure necessarie per diminuire i disoccupati e far crescere la quota di occupati di un Paese ci sono le politiche attive del lavoro. Queste riguardano il sostegno alle persone sulla formazione professionale, sull’accesso più agevole alle offerte di impiego, sull’indirizzo professionale più adatto alle proprie competenze.
Tuttavia, affinché la domanda di lavoro incontri l’offerta e ritrovi equilibrio queste misure non bastano. Occorre, infatti, che il contesto economico nazionale e globale siano favorevoli alla crescita, all’innovazione, agli investimenti. Un quadro di stagnazione, incertezza, svantaggio competitivo con altri Paesi crea un blocco produttivo e, con effetto a catena, una maggiore disoccupazione.
Se l’economia è ferma o cresce poco le aziende sono poco incentivate a innovare, investire, finanziare progetti e, quindi, ad assumere.
Infine, per combattere la disoccupazione è importante osservare le dinamiche dei salari. Se le remunerazioni sono o troppo alte rispetto al loro livello di equilibrio affinché le imprese siano disposte a pagarle o troppo basse perché i lavoratori le possano accettare si crea quello squilibrio tra offerta e domanda di lavoro che si traduce in disoccupazione.
Salari minimi, contrattazioni collettive sindacali o tagli fiscali per i datori di lavoro possono essere misure di garanzia per favorire l’occupazione.
Tasso di disoccupazione in Italia: qual è la situazione?
Secondo l’ultima rilevazione Istat, il tasso di disoccupazione in Italia a settembre 2024 era pari al 6,1%, stabile sul dato del mese precedente.
La percentuale è ai minimi da 17 anni, con il numero di disoccupati diminuito di 14.000 unità a 1.552.000, anch’esso il più basso negli ultimi 17 anni, compensando il calo di 63.000 unità nell’occupazione netta a 23.983.000.
Di conseguenza, il tasso di partecipazione alla forza lavoro è sceso al 66,3%, il più basso da 19 mesi.
In 5 anni, il tasso di disoccupazione in Italia è sceso dal picco del 10,3% di luglio 2020 all’attuale 6,1%, come evidente nel grafico di Trading Economics:
Interessante notare che il minimo storico per quanto riguarda la disoccupazione in Italia è stato toccato nel 1963 con il 4%, quando evidentemente il Paese stava vivendo il cosiddetto boom economico.
Istat ha evidenziato la tendenza italiana fino al 2016 e in confronto con i membri fondatori dell’Ue e con l’UE:
L’istituto di statistica spiegava:
Dal 2004 al 2007 il nostro Paese si attesta su livelli di disoccupazione inferiori al complesso dei fondatori, ma il risultato è di breve durata. Con la crisi riemergono le difficoltà del mercato del lavoro italiano: dal 2007 il tasso di disoccupazione risale, superando già nel 2008 l’aggregato dei paesi fondatori e, nel 2012, anche il complesso dell’Ue. Il 2014 è l’anno in cui in Italia si registra il più elevato livello del tasso di disoccupazione degli ultimi 60 anni
Da quell’anno in poi, il tasso è sceso man mano, con un tendenza al ribasso.
Attualmente, con il +6,1%, l’Italia ha un tasso di disoccupazione più alto dell’Ue a 27 Stati (+5,9%) ma più basso della media dell’Euoronza (+6,3%).
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