La Terra ha toccato il punto di ebollizione: cosa significa

Giorgia Bonamoneta

22 Maggio 2022 - 14:07

La Terra è calda e la temperatura è in salita. Con punto di ebollizione si intende il punto di non ritorno, quando anche l’azione umana in favore dell’ambiente non basterà per invertire la rotta.

La Terra ha toccato il punto di ebollizione: cosa significa

La Terra si sta scaldando e l’immagine che è stata trasmessa alla vigilia degli incontri che si terranno a Stoccolma, in Svezia, i prossimi 2 e 3 giugno, è quella della “Terra sul punto di ebollizione”. Il report di Stoccolma+50 - questo il nome dell’evento internazionale sull’ambiente a 50 anni dalla “Conferenza delle Nazioni Uniti sull’ambiente umano” del 1972 - è stato pubblico oggi, 22 maggio 2022, nella Giornata dedicata alla Biodiversità. Proprio la biodiversità che è a rischio a causa dell’impatto antropico sull’ambiente.

Il “punto di ebollizione” della Terra corrisponde al punto di non ritorno, il giro di boa che segna conseguenze irreversibili (se non in tempi molto lunghi) sull’ecosistema. L’essere umano (in realtà tutte le specie animali) dipende in tutto e per tutto dal buon funzionamento dell’ecosistema. Mangiare, bere, respirare aria sono le azioni che quotidianamente compiamo per vivere e se solo una di queste viene a mancare o è contaminata, non più sana, le conseguenze sulla salute sono catastrofiche. Salute umana e salute della Terra sono strettamente collegate.

La transizione ecologica ha un costo elevato, a partire dalle materie prime che servono per produrre “energia green”. Questo cambiamento non è sarà istantaneo e la commemorazione della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente ricorda proprio come nel tempo è stata costruita una coscienza attenta all’ambiente, primo passo per arrivare a investire in un sistema economico meno energivoro.

Mentre noi prendiamo o siamo costretti a prendere tempo (pandemia di Sars-CoV-2 e guerra in Ucraina per esempio) per rimandare le azioni in favore dell’ambiente, i cosiddetti tipping point annunciati nel corso degli scorsi decenni si sono “attivati”. Secondo Tim Lenton, autore dello studio sui tipping point, questo significa che il sistema sta andando nella direzione sbagliata.

Punto di ebollizione, punto di non ritorno: cosa vuol dire per la Terra e chi la abita

A 50 anni dalla Conferenza delle Nazioni Uniti sull’ambiente è tempo di tornare faccia a faccia con le azioni compiute nel tempo. La direzione non è quella giusta e lo dimostrano tanto i numeri quanto i fatti, che sono più espliciti e diretti e vengono subiti indiscriminatamente da tutti, anche da chi non crede nel “riscaldamento globale” e nella “crisi climatica e ambientale”.

Il cosiddetto “punto di ebollizione” rappresenta il punto di non ritorno della Terra, quello oltre il quale la direzione intrapresa, anche a costo di un testacoda, difficilmente potrà cambiare. La nuova conferenza di Stockholm+50 parte da questa realtà e dalla necessità di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibili entro le tempistiche prospettate con l’Accordo di Parigi.

A interferire sull’Agenda 2030 tanto la pandemia quanto l’attuale guerra in Ucraina, ma in generale è la sfiducia dei governi negli investimenti green. I dubbi sul bisogno di materie prime per effettuare la transizione ecologica sono evidenti. Quanto si consumerà e inquinerà per creare le strutture per un’energia pulita? Il focus del cambiamento green non è tanto sul mantenere la produzione energetica ai livelli attuali utilizzando fonti rinnovabili; cambiamento vuol dire ripensare completamente il modo di vivere dell’umanità intera, tenendo ben in mente che ogni Paese ha i propri tempi, bisogni e problematicità.

Innegabile poi l’impatto che il mondo contemporaneo costruito da e per i Paesi ricchi ha sulle altre popolazioni. Le disuguaglianze economiche date dalla geografia del mondo non possono essere escluse dalla fase teorica del ripensare il modo di vivere dell’essere umano. In un mondo dove l’acqua esce dal rubinetto e il cibo si confeziona nella plastica in quantità eccessiva nei supermercati, le conseguenze le soffrono le società povere, anzi impoverite dal colonialismo.

Cosa dice il rapporto di Stockholm +50 sul futuro del mondo

Il punto di non ritorno o di ebollizione sono immagini dal forte impatto emotivo, ma è inevitabile discutere di come l’impatto umano sta gravemente compromettendo l’equilibrio degli ecosistemi. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto dopo due anni di pandemia.

Il meccanismo dei punti di non ritorno, in inglese tipping point è stato introdotto da un’analisi dell’IPCC quasi venti anni fa. Nel corso del tempo i tipping point sono cambiati, sono aumentati e soprattutto si sono “attivati”. Quelli che erano considerate minacce da evitare, ora sono minacce da contenere. Il punto di non ritorno si basa sulle dinamiche climatiche che intercorrono tra: la perdita delle calotte di ghiaccio, la deforestazione e l’alterazione della circolazione oceanica.

Oggi i tipping point attivi, cioè da tenere sotto controllo e salvaguardare, sono:

  • la diminuzione del ghiaccio marino artico
  • la diminuzione della calotta glaciale della Groenlandia
  • la diminuzione delle foreste boreali
  • lo “scioglimento” del permafrost
  • il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica
  • la deforestazione della foresta pluviale amazzonica
  • la perdita dei coralli 
  • la diminuzione della calotta glaciale dell’Antartide occidentale e delle aree dell’Antartide orientale

Tutti questi “punti di non ritorno” sono un chiaro segnale che la direzione intrapresa dal pianeta Terra sia quella sbagliata, tanto che nei rapporti più recenti dell’IPCC non si parla più 5° sulla scala del riscaldamento globale, ma di 1,5-2° massimo.

Il nuovo rapporto di Stockholm +50, discusso nelle riunioni di preparazione all’evento, contiene le azioni da intraprendere per un futuro migliore, cioè per avere un pianeta più sano. I punti discussi sono:

  • ridefinire la relazione tra essere umano e Natura
  • integrare la natura in ogni città
  • garantire il benessere degli animali e la protezione della fauna più a rischio
  • cambiare il proprio stile di vita con una dieta più vegetale
  • investire nelle innovazioni, finanziando progetti e idee piuttosto che prodotti inquinanti
  • passare all’economia circolare in ogni settore
  • promuovere la sostenibilità

La sempre maggiore attenzione per l’ambiente avrà delle conseguenze positive, ma il rischio è che non avvengano in tempo. Stockholm +50, le altre riunione in agenda, le manifestazioni e la mobilitazione dei cittadini chiedono un cambiamento rapido, ma soprattutto che tenga conto delle minoranze che hanno sofferto le azioni occidentali.

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