Telepraph e Financial Times hanno pubblicato il testo dell’accordo di partenariato tra Usa e Ucraina: non solo terre rare, Trump si prende anche gas, petrolio e porti ucraini. Zelensky umiliato?
L’Ucraina è finita. A decretare la sua sostanziale “morte” però potrebbe non essere solo la Russia che da tre anni la sta invadendo, ma anche chi in teoria dovrebbe essere il suo migliore amico: gli Stati Uniti.
I negoziati tra Russia e Ucraina sono arrivati a un momento decisivo, anche se a trattare a Riad con gli emissari del Cremlino non è la controparte di Kiev, bensì direttamente gli Usa che hanno inviato il proprio il Segretario di Stato, Marco Rubio.
Solo in un secondo momento in Arabia Saudita dovrebbe fare la sua comparsa Volodymyr Zelensky, mentre l’Europa non è stata invitata e ieri si è riunita a Parigi per un vertice informale dove - ca va sans dire - non è stato deciso nulla con i leader divisi quasi su tutto.
Un fatto positivo in tutto questo c’è: finalmente la guerra in Ucraina presto potrebbe cessare, ma Kiev potrebbe pagare a carissimo prezzo questo cessate il fuoco sia per le concessioni che dovrà fare a Vladimir Putin sia per le richieste di Donald Trump.
Nelle scorse ore il Telepraph e il Financial Times hanno pubblicato quello che sarebbe il testo dell’accordo di partenariato tra Usa e Ucraina, una bozza dell’intesa preliminare contrassegnata come “Riservata” e datata 7 febbraio 2025.
Eloquente è il commento del quotidiano inglese: “Se questa bozza venisse accettata, le richieste di Trump ammonterebbero a una quota maggiore del PIL ucraino rispetto alle riparazioni imposte alla Germania dal Trattato di Versailles, poi ridotte alla Conferenza di Londra del 1921 e dal Piano Dawes del 1924. Allo stesso tempo, sembra disposto a lasciare la Russia completamente fuori dai guai”.
Terre rare, gas e petrolio: Trump si prende l’Ucraina
L’Ucraina presto potrebbe ritrovarsi di fronte all’amletica decisione del dover scegliere di che morte morire: continuare a combattere fino all’ultimo soldato questa guerra contro la Russia senza più il sostegno americano e con il concreto rischio di perdere ulteriore territorio, oppure cedere a Mosca le zone che al momento controlla e la restante parte del Paese in sostanza agli Stati Uniti.
Secondo la bozza del contratto, gli Usa offrirebbero all’Ucraina un accordo del valore di 500 miliardi di dollari. L’intesa riguarderebbe la gestione delle terre rare, nonché dei porti, delle infrastrutture e della maggior parte delle risorse del Paese tra cui petrolio e gas.
Non solo. Gli Stati Uniti riceverebbero il 50% dei profitti derivanti dall’estrazione di risorse naturali e il 50% del valore delle nuove licenze qualora l’Ucraina dovesse rilasciarne di nuove a terzi. Washington avrebbe anche un diritto preferenziale per l’acquisto di minerali esportati. L’accordo sarebbe regolato dalla legge di New York e gli Usa avrebbero un’immunità sovrana.
Serafico è stato il commento del Telegraph che ha parlato di “ condizioni per l’Ucraina più dure delle sanzioni finanziarie imposte a Germania e Giappone dopo la loro sconfitta nel 1945, quando entrambi i paesi alla fine divennero beneficiari netti di fondi dagli Alleati vittoriosi”.
Il bello che il cappio intorno al collo dell’Ucraina lo andrebbe a stringere Donald Trump, che poi lascerebbe all’Europa l’onere di finanziare la ricostruzione - già apparecchiata per i colossi americani - e di mandare soldati in territorio ucraino per garantire la sicurezza a Kiev.
Se i negoziati di Riad dovessero avere esiti positivi e Volodymyr Zelensky dovesse accettare le condizioni imposte da Trump, l’ex attore non sembrerebbe avere molta scelta a riguardo, ecco che l’Ucraina presto potrebbe ritrovarsi con il 20% del proprio territorio - quello più ricco di risorse - de facto controllato dalla Russia, mentre il restante 80% consegnato agli Stati Uniti che avrebbero le mani libere per utilizzare terre rare, petrolio, gas e anche porti e infrastrutture.
Il tutto con un Paese distrutto, milioni di profughi e sfollati, centinaia di migliaia di morti e feriti, una corruzione dilagante, migliaia di armi che non è dato sapere che fine abbiano fatto e con un’intera generazione di uomini mandata a morite al fronte.
Un epilogo che potrebbe essere simile a quello di tante guerre in Africa e in Asia, il tutto per machiavellici equilibri geopolitici e per lo sfruttamento delle maledette risorse.
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