Testamento ritrovato dopo successione, cosa fare

Ilena D’Errico

28 Luglio 2024 - 19:00

Quando un testamento viene ritrovato dopo la successione gli eredi non sanno come comportarsi, soprattutto se hanno già diviso l’eredità. Ecco cosa bisogna fare a seconda dei casi.

Testamento ritrovato dopo successione, cosa fare

Chi redige un testamento olografo senza comunicarlo a nessuno o depositarlo presso il notaio va incontro a un importante rischio, ossia che il testamento non venga mai alla luce. Considerando la riservatezza di questo documento, per cui i testatori trovano nascondigli impensabili, questa situazione non è affatto rara, ma più spesso accade che il testamento venga ritrovato dopo la successione.

Si tratta di un’ipotesi piuttosto frequente. Non sapendo dell’esistenza del testamento, gli eredi procedono a presentare la dichiarazione di successione e poi a dividersi l’eredità. Proprio in questo momento, mentre si ripartiscono i beni del defunto, rinvengono un testamento. Il documento scoperto potrebbe stravolgere completamente l’eredità, chiedendo agli eredi nuovi impegni nella divisione.

Ovviamente, non è possibile ignorare le volontà del defunto e bisogna apprestarsi a seguirle, indipendentemente da come sia stata già divisa l’eredità. Molto spesso, è stata seguita la successione legittima, che va abbandonata o integrata con le disposizioni testamentarie. In presenza di due testamenti, invece, prevale sempre quello con datazione più recente, a prescindere dal momento in cui viene rinvenuto.

Dunque, se il testamento trovato è antecedente rispetto a quello che è stato rispettato nella successione è possibile, o meglio doveroso, ignorare tutte le disposizioni incompatibili con il primo. Il testamento antecedente potrebbe però fornire delle integrazioni, nel caso in cui il secondo atto prevedesse soltanto una divisione parziale dell’eredità. Ecco cosa bisogna fare.

Dichiarazione di successione

Appena scoperto il nuovo testamento bisogna recarsi dal notaio per la sua pubblicazione (ricordando che nascondere un testamento è reato), adempimento non necessario quando il nuovo testamento è pubblico. A questo punto sarà importante valutare insieme al professionista quanto le disposizioni del defunto siano in contrasto con quelle precedentemente seguite, derivanti da un altro testamento o dalla normativa successoria.

Per integrazioni e piccole modifiche sulla ripartizione dei beni potrebbe, infatti, essere sufficiente presentare una dichiarazione di successione sostitutiva. In caso contrario, servirà una nuova dichiarazione, che annulla completamente la precedente. La nuova dichiarazione è sempre necessaria quando il soggetto che ha presentato la prima non rientra più tra gli eredi per effetto delle nuove disposizioni.

Divisione dell’eredità

Appurato che il testamento ritrovato è idoneo a modificare la successione - e presentata la dichiarazione nuova o sostitutiva - bisogna pensare alla divisione dell’eredità. Nel caso in cui non fosse ancora avvenuta si procede regolarmente, prendendo in considerazione il testamento nuovo, eventualmente integrato dalle regole sulla successione legittima o da un precedente testamento. Ciò accade quando le disposizioni ritrovate sono soltanto parziali.

Altrimenti, servirà presentare al tribunale una richiesta di revisione della divisione ereditaria o procedere alla stessa con il comune accordo tra tutte le parti interessate. Se il testamento è valido deve essere seguito precisamente, anche in caso di violazione della legittima. Quest’ultima può comunque essere ripristinata con una causa civile promossa dall’erede legittimario, ma fino a questo momento deve essere rispettata.

La divisione effettuata in precedenza deve quindi essere annullata e i beni devono essere suddivisi secondo le disposizioni del defunto, anche attraverso la loro restituzione materiale o in valore economico se il bene dovesse essere perito.

Accettazione dell’eredità

Quando si trova un nuovo testamento è opportuno ricordare che secondo la corte di Cassazione non cambiano i termini per l’accettazione dell’eredità, i quali decorrono comunque dal decesso. Per questo motivo, se sono trascorsi 10 anni dalla morte del de cuius il nuovo testamento non ha valore per eventuali chiamati all’eredità sopraggiunti.

Di pari passo, chi ha rinunciato all’eredità non potrà più accettarla perché ha condizioni più favorevoli, a patto che siano ormai trascorsi i termini. Questo orientamento è molto limitante, ma è giustificato - secondo la Cassazione - dall’esigenza di dare certezza dell’eredità, pensando soprattutto ai creditori del defunto e ad altri eventuali soggetti interessati alla proprietà dei beni.

Iscriviti a Money.it