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TIM, torna l’ipotesi di ingresso del MEF al 35%. Conviene comprare il titolo?

Claudia Cervi

01/08/2023

Nella partita della vendita delle rete di Tim, il MEF scende in campo al fianco di CDP e il fondo F2i, con un ingresso nel capitale del 35%. Quale sarà la reazione di Kkr?

TIM, torna l’ipotesi di ingresso del MEF al 35%. Conviene comprare il titolo?

TIM in luce al Ftse Mib. Il titolo di Piazza Affari potrebbe finalmente risolvere i suoi problemi di liquidità grazie all’intervento del Ministero dell’Economia (MEF), che sta valutando l’ipotesi di entrare al 35% nel capitale di TIM, in collaborazione con la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e il fondo F2i.
Questo piano viene proposto in vista dell’offerta vincolante che dovrebbe arrivare da parte del fondo Kkr a settembre, il quale potrebbe investire ingenti somme nell’azienda. Conviene comprare il titolo TIM in vista dell’operazione?

Il Tesoro punta alla rete TIM

Il Ministero dell’Economia (MEF) sta pianificando un possibile ingresso nel capitale di TIM al 35% insieme alla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e al fondo F2i. Questo piano si sta sviluppando in vista dell’offerta vincolante che dovrebbe arrivare a settembre da parte del fondo americano Kkr, il quale potrebbe investire circa 21-22 miliardi di euro nell’azienda. Questa operazione sarebbe finalizzata a risolvere i problemi di liquidità che TIM sta affrontando. La partecipazione diretta del MEF è ritenuta necessaria poiché la CDP, controllante della rete concorrente Open Fiber, non può assumere poteri di governance, evitando così problemi antitrust.

Questo accordo permetterebbe a Kkr, una volta completati gli investimenti per trasformare l’intera rete in fibra ottica nei prossimi cinque o sette anni, di rivendere o quotare la sua partecipazione di maggioranza. In tal caso, il MEF e i suoi alleati manterrebbero il 30-35% del capitale, ottenendo il controllo della rete, come già avviene per altre società come Terna e Snam.

Un elemento interessante è che, secondo alcune indiscrezioni, Vivendi, che possiede il 24% delle azioni di TIM, sarebbe disposta a collaborare con il governo, purché siano rispettate alcune condizioni, tra cui la sostenibilità economica della società rimanente (ServCo) dopo la vendita della rete.

La possibilità di coinvolgere investitori italiani e la volontà di Vivendi di sedersi al tavolo con il governo per discutere le condizioni dell’operazione potrebbe portare a una maggiore stabilità e prospettive positive per TIM. Tuttavia, gli investitori devono considerare attentamente i possibili rischi e vantaggi prima di prendere una decisione di investimento. La situazione è soggetta a cambiamenti e dovrebbero essere considerati anche altri fattori economici e di mercato prima di decidere se comprare o meno il titolo di TIM.

TIM: strategie operative con i Turbo Certificates di UniCredit

Balza in avanti la compagnia telefonica nella prima seduta di agosto (+2%) a 0,2680 euro. Il titolo si prepara al test della resistenza critica a 0,27 euro, trend line che scende dai massimi di marzo, oltre la quale potrebbe tentare di riavvicinare i massimi di maggio a 0,2824 euro. Dal confronto con il Ftse Mib si osserva tuttavia una sottoperformance in termini di forza relativa: Telecom fa peggio del mercato. Nel breve termine sono dunque possibili ripiegamenti verso i primi supporti presenti a 0,2650 e a 0,26 euro.

Lo scenario grafico di breve termine potrebbe peggiorare ulteriormente sotto questo limite, prologo a un affondo verso i supporti critici a 0,2450, bottom ripetutamente testati tra maggio e giugno.

Grafico azioni TIM Grafico azioni TIM Fonte TeleTrader

Per operare long sulle azioni TIM potrebbe aver senso utilizzare un certificato Turbo Open End di Unicredit con ISIN DE000HC2XVJ3. Il certificato ha come sottostante Telecom Italia e presenta una barriera distante attualmente il 29,18%.

Per operare Short, invece, potrebbe essere appropriato utilizzare il certificato Turbo Open End Short di Unicredit con ISIN DE000HC3T3D9, avente una barriera distante il 26,72% e come sottostante TIM.

Ricordiamo che tale barriera corrisponde a un vero e proprio stop loss, intrinseco nel prodotto, toccato il quale si genera automaticamente la chiusura della posizione.

I certificati Turbo Open End di Unicredit, inoltre, eliminano il problema del limite temporale dall’investimento senza però mantenere la presenza del fastidioso effetto compounding. Sono comunque strumenti finanziari complessi: per le operazioni di trading resta importante settare uno stop loss sulla base delle proprie esigenze e delle giuste regole di money management.}

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