Mercurio nel tonno in scatola venduto in Italia e in Europa. Ecco cos’è successo e qual è la marca peggiore.
Due Ong ambientaliste, Bloom e Foodwatch, si sono rivolte alla Commissione europea dopo un’indagine sulla contaminazione di mercurio nel tonno in scatola venduto in Italia e altri Paesi europei, in particolare Francia, Germania, Inghilterra e Spagna. Tutte le scatolette esaminate contenevano tracce del metallo in misura superiore al limite previsto per la maggior parte del pesce fresco, valore su cui la normativa è decisamente più permissiva quando si tratta di prodotti finiti, proprio come il tonno in scatola.
Proprio su questo verte la denuncia delle associazioni, che ritengono questa regola pericolosa per la salute, più attenta alle possibilità di vendita del prodotto piuttosto che alla sicurezza alimentare. Bisogna però precisare fin da subito che le scatolette di tonno italiane esaminate non hanno riportato valori di mercurio superiori al limite legale, di conseguenza il loro consumo dovrebbe essere sicuro. Nessun produttore di tonno, tra quelli interessati dall’indagine, ha violato la normativa.
Semplicemente, le organizzazioni ritengono che sia proprio la normativa comunitaria a essere in errore, esponendo così a pericoli i cittadini dell’Unione europea. Si sono dunque rivolte alla Commissione Ue chiedendo di rivedere i parametri di sicurezza alimentare riguardanti la concentrazione di mercurio, chiedendo che venga considerato il totale di metallo nel prodotto indipendentemente dalla sua forma.
Tonno in scatola contaminato dal mercurio
Bloom e Foodwatch hanno esaminato 148 scatole di tonno in 5 diversi Paesi europei, rivelando in ognuna di queste un quantitativo di mercurio superiore a 0,3 milligrammi al chilo. Quest’ultimo valore corrisponde al limite massimo di mercurio in alcune specie ittiche, tra cui cefalopodi, merluzzo, dell’Alaska, salmone e trota. Per quanto riguarda il tonno, ma non solo (per esempio anche il pesce spada, alcuni tipi di sgombro e lo storione) il limite di mercurio sale a 1 milligrammo per chilo. Per altri prodotti da pesce, infine, si ha un valore massimo di 0,5 milligrammi al chilo.
Si nota dunque che il limite cambia a seconda della specie, in maniera ingiustificata secondo le Ong, e che si riferisce al chilo di pesce fresco. Lavorando il prodotto si ha dunque una concentrazione nettamente maggiore di mercurio in una porzione. L’indagine ha fatto notare che ingerire il mercurio è sempre nocivo per la salute e i valori tollerabili non cambiano a seconda del tipo di pesce. Per la sicurezza alimentare conta il quantitativo totale di mercurio ingerito, indipendentemente dalle modalità e dalla fonte.
Quanto rilevato da Bloom e Foodwatch è incontrovertibilmente vero, ma non bisogna dimenticare di considerare le ragioni che hanno spinto il legislatore europeo a differenziare i limiti. L’accusa delle Ong, sulla priorità data alla vendita dei tonni, è in parte veritiera, nel senso che il limite è stato differenziato proprio per consentire il consumo di determinate specie ittiche. Si manca di considerare, tuttavia, che nella determinazione del quantitativo massimo di mercurio sono state prese in considerazioni le abitudini alimentari dei cittadini europei, nonché le porzioni consigliate dall’Organizzazione mondiale della sanità.
L’Oms consiglia come quantitativo massimo settimanale di tonno in scatola 340 grammi per gli adulti e 170 grammi per bambini e donne incinte. Nel rispetto di una dieta equilibrata, possibilmente calibrata secondo le direttive degli esperti, il rischio per la salute è controllato perché la concentrazione di mercurio resta sotto i livelli massimi.
Questa marca è una delle peggiori
Al di là delle considerazioni sui limiti legislativi, questi ultimi non sempre sono stati rispettati. Secondo i dati riportati dalle Ong, infatti, c’è una marca che ha superato il limite massimo consentito, arrivando perfino a 3,9 milligrammi per chilo di tonno. La marca in questione, come anticipato, non è italiana. Si tratta di “Petit Navire”, per la quale le organizzazioni chiedono misure di emergenza. Ricordando che saranno le autorità competenti a prendere provvedimenti, non prima di aver appurato la contaminazione da mercurio, è bene non correre in allarmismi. A livello precauzionale si potrebbe pensare di ridurre il consumo abituale di tonno, che comunque non dovrebbe superare le dosi consigliate dall’Oms.
I rischi del mercurio sono diversi (in particolare a livello neurologico) questo metallo arriva perfino a essere letale per l’uomo, però con una dose compresa tra 3 e 15 milligrammi di mercurio per ogni chilo corporeo di chi lo ingerisce. Secondo l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) la quantità settimanale tollerabile è di 4 milligrammi per chilo di peso corporeo.
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