La curva dei rendimenti dei titoli di Stato Usa si sta appiattendo e presto potrebbe invertirsi. Non si tratta di un bel segnale per la prima economia.
La curva dei rendimenti Usa si sta appiattendo. Per la prima volta dal marzo 2020, quando i lockdown preannunciavano il blocco dell’economia mondiale, lo spread tra il rendimento del titolo a due anni emesso dal Tesoro statunitense ed il dieci anni si è portato in quota 30 punti base.
Il rendimento del biennale è quello direttamente legato all’andamento della politica monetaria della Federal Reserve: dopo le indicazioni arrivate dall’inflazione della prima economia, nella seconda metà di febbraio questo dato si attestava sopra quota 1,6%.
Questo perché le pressioni inflazionistiche avevano portato gli operatori a scommettere su un rialzo dei tassi di 50 punti base nel corso del meeting in calendario il prossimo 16 marzo.
L’avversione al rischio spinge lo shopping di decennali
Con l’avvio delle ostilità, che ha aggiunto nuove criticità ad uno scenario già di per sé complesso, gli operatori sono pronti a scommettere che il rialzo dei tassi sui Fed Funds si attesterà a 25 punti base. Indicazioni simili arrivano dal FedWatch Tool che, al 95,9%, pronostica un incremento di un quarto di punto.
Di conseguenza, il titolo a 2 anni ha visto il rendimento ripiegare all’1,5% (ad inizio febbraio era all’1,206%, +25%).
Ma una contrazione è stata registrata anche dal rendimento del decennale che, sopra quota 2% nella prima metà di febbraio, negli ultimi giorni è stato spinto all’1,7%. Questo perché l’escalation della tensione ha favorito i cosiddetti “safe heaven” (il prezzo ed il rendimento dei bond sono inversamente correlati).
In questo contesto, lo spread tra i titoli a 2 e 10 anni è passato dallo 0,6% di inizio febbraio all’attuale 0,3%, il livello minore da inizio marzo 2020.
Spread Rendimento Treasury 2-10 anni. Fonte Fed St. Louis
Inversione della curva dei rendimenti Usa?
Se fino a qualche settimana fa a penalizzare questo differenziale di rendimento ci aveva principalmente pensato la Fed, ora gran parte della spinta ribassista arriva dalle tensioni che agitano i mercati a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina.
Se l’attuale trend dovesse continuare, potremmo presto assistere ad un’inversione della curva dei rendimenti (quando investire a breve, sul 2 anni nel nostro caso, rende di più rispetto all’investimento a 10 anni): questo potrebbe avvenire in presenza di un atteggiamento valutato da “falco” della Federal Reserve e/o nel caso un ulteriore inasprimento del conflitto.
Così come una curva più ripida segnala un’attesa di un rafforzamento dell’economia ed un incremento dell’inflazione (a marzo 2021 lo spread era in quota 1,6%), un suo appiattimento, o addirittura un’inversione, pronostica l’incremento dei tassi nel breve termine ed un indebolimento del contesto macroeconomico.
Questo indebolimento, che potrebbe sfociare in una recessione, potrebbe palesarsi già nel 2022: secondo i calcoli elaborati dalla Federal Reserve Bank di San Francisco, dal 1955 ogni recessione dell’economia Usa è stata preannunciata con un anticipo di 6-24 mesi dall’inversione della curva dei rendimenti.
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