Il piano licenziato dal Cda del gruppo Trevi non piace al socio di maggioranza che presenta ricorso in Tribunale. A settembre l’assemblea degli azionisti.
Trevi in rosso stamani a Piazza Affari. Ieri il Consiglio di amministrazione della società leader mondiale nell’ingegneria del sottosuolo ha dato il via libera al piano di ristrutturazione ma la famiglia Trevisani, primo azionista del gruppo, ha presentato ricorso, chiedendo anche che la quotata sia posta in amministrazione giudiziaria.
L’ok è arrivato in clima piuttosto teso, che ha evidenziato una enorme spaccatura tra i componenti del Cda espressione del socio di maggioranza – che aveva chiesto la decadenza dello stesso board - e gli altri consiglieri.
Intanto, dopo il balzo di ieri in Borsa, oggi il titolo soffre e al momento della scrittura le azioni scambiano a 0,249 in perdita del 2,74%.
Trevi: cosa prevede il piano di ristrutturazione
L’indebitamento del gruppo Trevi ha portato la maggioranza del Cda a scegliere la strada del piano di rafforzamento patrimoniale e di ristrutturazione.
In particolare, secondo quanto reso noto dal gruppo di Cesena, è stato deliberato un aumento di capitale da 130 milioni di euro che sarà garantito in parte dai soci Fsi e Polaris e in parte dalle banche finanziatrici.
Il piano, spiega ancora la società, prevede inoltre la conversione di 63 milioni di euro di crediti da parte delle banche e nuove linee di credito per 41 milioni oltre alla conferma di quelle già esistenti per 200 milioni.
Le misure adottate dal Cda per il risanamento finanziario della società prevedono anche la cessione delle attività Oil&Gas al gruppo indiano Meil, sulla quale era già arrivato il via libera del board.
Il no della famiglia Trevisani
Un piano che non piace alla famiglia Trevisani che detiene il 31,8% del capitale di Trevi e che all’indomani della manovra licenziata dal Cda ha deciso di rivolgersi al Tribunale di Bologna.
Il primo socio del gruppo ha presentato ricorso rilevando presunte
“irregolarità poste in essere dagli amministratori e dai sindaci di Trevi, con richiesta di nomina di un amministratore giudiziario”.
In particolare, sarebbero emersi
“profili di illegittimità che affliggono la delibera del cda di aumento di capitale di Trevi per conflitto con i limiti dettati al Cda stesso dalla delibera di conferimento della delega approvata dall’assemblea straordinaria di Trevi il 30 luglio 2018”.
Con un Cda così spaccato, sarà difficile andare avanti. I Trevisani sperano ancora nel riuscire a ottenere la decadenza del Consiglio e tenteranno di far passare la propria linea nel corso della prossima Assemblea dei soci prevista il 23 settembre.
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