WhatsApp può diventare il canale perfetto per raggirare il pubblico dei piccoli risparmiatori, usando magari come esca BlackRock e Morningstar. L’alert.
Attenti alle frodi finanziarie, che corrono anche su Whatsapp, e che vedono protagoniste anche le esche Morgan Stanley e BlackRock.
A lanciare l’alert è stata la Consob, avvertendo che WhatsApp, “il più diffuso sistema di messaggistica” e APP che fa capo alla galassia Meta di Mark Zuckerberg, “può diventare veicolo di offerte illecite”.
In che modo? Gli autori delle frodi, ha spiegato la Commissione Nazionale per le società e la borsa, cercano di ingannare i clienti “entrando negli smartphone del pubblico indifferenziato e facendo leva impropriamente su nomi ben noti della finanza internazionale come Morgan Stanley o Blackrock”, si legge nel comunicato stampa dell’autorità.
In questo modo, i risparmiatori possono essere tratti in inganno, fino a cadere in “una trappola, in cui rischiano di perdere i loro soldi”.
Quella appena resa nota oggi è l’ultima avvertenza della Consob che, dopo aver messo in guardia gli investitori contro le minaccce rappresentate dai cosiddetti “videogiochi” di trading on line e delle truffe in circolazione sui social network, adesso fa scattare anche l’alert sui rischi che emergono dai messaggi che circolano attraverso Whatsapp.
Lo schema è sempre lo stesso: “operatori non autorizzati promuovono sul web offerte illecite apparentemente vantaggiosissime, dietro le quali, però, può celarsi una truffa”.
In particolare, nel caso specifico vengono usati come specchietto per le allodole i marchi di Morgan Stanley e di Blackrock, due grandi investitori istituzionali di cui si propone di replicare le strategie di investimento.
La Consob lancia dunque un nuovo allarme a tutela dei risparmiatori, invitandoli a valutare le offerte
finanziarie prendendo tutte le precauzioni del caso, avvalendosi innanzi tutto della sezione “Occhio
alle truffe!” sul sito www.consob.it, dove sono indicate le regole di base per evitare le trappole.
In questa sezione, la Commissione fa notare che nella “stragrande maggioranza dei casi l’operatività dei soggetti non autoizzati, privi quindi dei requisiti, tra cui quelli patrimoniali e organizzativi, previsti dall’ordinamento, anche a tutela degli investitori, si sostanzia in vere e proprie truffe”.
La prima cosa da fare, consiglia la Consob, da parte di chi sia stato contattato o si imbatta in un sito di un altro soggetto che propone il trading online è assicurarsi che il soggetto in questione sia autorizzato, ovvero che sia iscritto nell’elenco delle SIM tenuto dalla stessa Commissione.
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