Ora anche Trump ammette il dramma coronavirus. Previsti 240.000 morti

Violetta Silvestri

01/04/2020

Donald Trump ammette, forse per la prima volta, che gli USA dovranno affrontare settimane di grande sofferenza. Lo scenario verosimile è di 240.000 morti. Cosa succederà negli Stati Uniti?

Ora anche Trump ammette il dramma coronavirus. Previsti 240.000 morti

A circa due mesi dall’allerta coronavirus, anche Donald Trump ammette il dramma dell’epidemia. Gli USA sono ormai al primo posto al mondo per numero di contagi e lo Stato di New York è diventato il nuovo epicentro di COVID-19.

Superata la Cina, quindi, in questa triste competizione fatta di emergenza sanitaria, decessi, casi di positività in veloce aumento. Anche la Casa Bianca, finalmente, sta scoprendo quanto potente è il virus e, soprattutto, quanta sofferenza può generare se non si adottano misure adeguate.

Le ultime parole del presidente Trump sono state molto dure e angoscianti, sicuramente tardive: il popolo americano deve prepararsi a un imminente aumento di casi di coronavirus. L’infezione è stata definita una “pestilenza” e il prossimo futuro sarà davvero difficile: “ci aspettano due settimane molto, molto dolorose”.

Le previsioni per gli USA sono pessime: sono stimati tra 100.000 e 240.000 morti per il coronavirus, con picco ancora da raggiungere.

Dramma coronavirus USA: anche Trump aspetta giorni terribili

Donald Trump ha scoperto, in netto ritardo, quanto gli Stati Uniti sono vulnerabili al coronavirus e, soprattutto, ammette uno scenario tragico anche perla sua nazione.

Durante la conferenza stampa di martedì 31 marzo, il presidente USA è stato costretto a pronunciare parole difficili e impattanti per la popolazione:

“Questo potrebbe essere un brutto periodo. Saranno due settimane pessime, e forse tre settimane. Saranno tre settimane come non abbiamo mai visto prima.”

Le proiezioni per gli USA ipotizzano tra 100.000 e 240.000 morti, con decessi che raggiungeranno il picco nelle prossime due settimane.

Gli Stati Uniti hanno più casi di coronavirus di qualsiasi altro Paese nel mondo, con 184.000 positivi confermati. New York è diventato il nuovo epicentro dell’epidemia con quai 76.000 contagiati segnalati, ovvero più infezioni rispetto alla provincia cinese di Hubei, dove il coronavirus è emerso a dicembre.

Ora la parola d’ordine negli Stati Uniti è: contenere il più possibile i contagi. Che tradotto significa continuare con il massimo distanziamento sociale, con attività commerciali e scuole chiuse, con la quarantena per la popolazione.

Tutti interventi che Trump ha ammesso con netto ritardo, anche se lui ha negato di essere stato superficiale. Sembrano dimenticati, comunque, gli annunci di riapertura della nazione entro Pasqua e la frenesia della ripresa economica subito e a tutti i costi.

L’emergenza coronavirus negli Stati Uniti è ai massimi livelli. Lo scenario è tra i peggiori e le urgenze sanitarie sono prioritarie. Forse, lo ha capito anche Trump.

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