Trump ha scatenato una guerra commerciale globale. I Paesi e i mercati azionari più esposti ai dazi

Violetta Silvestri

28 Febbraio 2025 - 08:27

La guerra commerciale globale annunciata e iniziata da Trump promette scompiglio in economia e nella finanza mondiale. Quali Paesi e mercati azionari rischiano di più con i dazi?

Trump ha scatenato una guerra commerciale globale. I Paesi e i mercati azionari più esposti ai dazi

La guerra commerciale scatenata da Donald Trump è il tema al centro dell’attenzione di investitori, politici, strateghi.

Con il ritorno del tycoon alla Casa Bianca, infatti, la politica commerciale mondiale ha subito drastici cambiamenti. A differenza del suo primo mandato, Trump ha da subito annunciato tariffe e l’azione commerciale è diventata una priorità della sua agenda.

A un solo mese dal suo insediamento, il presidente USA ha annunciato dazi del 25% sulle importazioni di beni da Messico e Canada (poi rinviati di un mese), tariffe del 10% sulle importazioni di beni cinesi, oltre a quelle del 25% già in vigore su alcuni beni, e dazi del 25% su tutte le importazioni di alluminio e acciaio. Il presidente ha poi ordinato alla sua amministrazione di elaborare piani per imporre tariffe reciproche, equivalenti a quelle imposte dagli altri Paesi sui beni statunitensi.

Anche l’UE è nel mirino del tycoon e contro le importazioni dall’Europa ci saranno lo stesso tariffe addizionali punitive, poiché l’Unione vende troppo negli USA e non acquista abbastanza beni americani.

Le ultime notizie del 27 febbraio raccontano l’annuncio di Trump per dazi del 25% sui prodotti messicani e canadesi in vigore dal 4 marzo, insieme a una tariffa aggiuntiva del 10% sulle importazioni dalla Cina. I nuovi dazi cinesi si sommano a quelli del 10% imposti il ​​4 febbraio.

La guerra commerciale di Trump ha bersagli un po’ ovunque, dall’Asia all’Europa fino allo stesso continente americano, con alcuni Paesi che rischiano più di altri di essere colpiti.

I Paesi nel mirino della guerra commerciale di Trump

Andrew Rymer, Senior Strategist di Schroders, ha spiegato che Trump è stato chiaro nel suo approccio al commercio e considera i dazi uno strumento essenziale per proteggere le industrie e i posti di lavoro statunitensi.

I deficit commerciali, ovvero quando il valore delle importazioni supera le esportazioni, sono l misura chiave per valutare il rischio tariffario. In sostanza, più gli Stati Uniti sono in deficit rispetto a un altro Stato (che ha quindi un surplus nei confronti USA perché vende più prodotti di quanti ne acquisti), maggiore è la probabilità che subirà la ritorsione del dazio.

Tra i Paesi più esposti figurano la Cina, l’Unione Europea (UE) e il Messico. Tuttavia, anche altri Stati potrebbero attirare l’attenzione, tra cui diverse economie asiatiche. Nonostante abbia firmato un nuovo accordo commerciale con la Corea del Sud durante il suo primo mandato, diverse economie della regione presentano notevoli deficit commerciali con gli Stati Uniti. E sono quindi a rischio.

L’impatto delle tariffe sulle economie prese di mira

Per i Paesi che esportano negli Stati Uniti, la questione chiave è la percentuale del PIL rappresentata dalle esportazioni verso quel mercato, ha sottolineato l’esperto.

Le nazioni maggiormente interessate da questo indicatore sono Messico e Canada, seguiti da vicino dagli esportatori asiatici come Taiwan e Thailandia.

L’esposizione economica di Paesi come la Cina e l’UE ai dazi doganali può essere significativa, ma è inferiore a quella di Messico e Canada. Tuttavia, in alcuni casi questa esposizione potrebbe essere sottostimata, soprattutto nel caso della Cina, a causa del riorientamento di alcuni beni dopo la prima guerra commerciale di Trump.

I mercati azionari più esposti

Per gli investitori del mercato azionario è altrettanto importante valutare l’esposizione delle economie al mercato statunitense in termini di ricavi, secondo Andrew Rymer.

Alcuni Paesi corrono un rischio maggiore di essere presi di mira dai dazi, come Taiwan, che ricava il 43% delle sue entrate dagli Stati Uniti e i chip microelettronici sono il prodotto principale in questione.

Nonostante la maggiore esposizione economica del Messico, il mercato azionario messicano è relativamente meno esposto in termini di ricavi. Il mercato azionario cinese, sebbene poco dipendente dai ricavi statunitensi (circa il 3%), potrebbe essere influenzato dalle complesse catene del valore globali, dove i fornitori nazionali e i produttori di componenti potrebbero subire effetti indiretti.

L’impatto sui mercati globali

Il mercato azionario statunitense rappresenta il 66% dell’indice MSCI All Country World, che comprende sia i mercati sviluppati che quelli emergenti.

I mercati delle economie con cui gli Stati Uniti hanno deficit commerciali rappresentano circa il 27% di questo indice. L’UE è il mercato più grande al di fuori degli Stati Uniti, con una quota del 9%, seguita da Giappone e Canada, rispettivamente con il 5% e il 3%.

Per quanto riguarda l’impatto sugli investitori globali, sebbene i dazi finora annunciati siano più blandi del previsto, permane il rischio di volatilità sui mercati. La possibilità di tariffe aggiuntive, di aumenti delle aliquote tariffarie o di misure di ritorsione potrebbe avere un effetto sulle catene di approvvigionamento sia negli Stati Uniti che nei mercati internazionali.

Le aziende nelle economie interessate potrebbero dover far fronte a una riduzione della competitività o dell’accesso al mercato, mentre anche le aziende statunitensi potrebbero essere colpite dall’attuazione di misure reciproche.

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