Turchia, le due mosse sbagliate che costeranno caro ad Erdogan

Guido Salerno Aletta

24 Marzo 2025 - 18:23

Erdogan cambia strategia, abbandonando il ruolo di mediatore tra Russia e Ucraina e schierandosi con Londra. Ma le sue mosse potrebbero non essere apprezzate da Washington e dai suoi oppositori.

Turchia, le due mosse sbagliate che costeranno caro ad Erdogan

Aveva cambiato troppo repentinamente atteggiamento il Presidente turco Erdogan, ripudiando il ruolo di mediatore assolutamente neutrale tra la Russia e l’Ucraina che aveva tenuto fin dall’inizio della invasione iniziata il 24 febbraio del 2002: dapprima, ostentando la protezione offerta a Vladimir Zelensky, mettendolo al riparo dalla pioggia sotto il proprio ombrello nel corso della visita ufficiale ad Istanbul, e convenendo con lui sulla inderogabilità di una partecipazione diretta dell’Ucraina ai colloqui di pace in corso tra Usa e Russia, e poi inviando il ministro degli esteri della Turchia alla Conferenza convocata a Londra dal Premier Keir Starmer con un titolo evocativo, “Ensuring Our Future”, al fine di verificare le condizioni per formare una Coalizione armata di Paesi Volenterosi a sostegno della sicurezza dell’Ucraina.

Eppure, Erdogan era stato assolutamente ineccepibile già nell’applicazione della Convenzione di Montreux sugli Stretti, che attribuisce alla Turchia il potere di concedere o negare l’ingresso alle navi militari quando vi sia un conflitto nel Mar Nero, impedendola non solo a quelle dei Paesi non rivieraschi ma anche alle Flotte non ivi residenti dei Paesi che vi si affacciano: la flotta russa del Mediterraneo non poteva entrare, e tantomeno quella di stanza nei Mari del Nord.

Ed era stato attentissimo alla crisi alimentare, concedendo il proprio ruolo di garanzia nel controllo dei mercantili che avrebbero esportato il grano dalla Ucraina per evitare che nascondessero armi al loro ingresso nel Mar Nero. Ed ancora, aveva ospitato trattative tra Russia ed Ucraina volte a trovare un accordo di pace sin dall’inverno del 2022, andate a monte -si dice- per un durissimo intervento diretto dell’allora Premier britannico Boris Johnson. [...]

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