L’Ucraina, dopo l’ultimatum ai Paesi coinvolti, ha deciso di andare avanti con la decisione di fare causa ad alcuni membri dell’Europa. Cosa sta accadendo?
L’Ucraina ha fatto causa all’Europa. Non a tutti i membri Ue, ma solo ad alcuni. Sono Ungheria, Slovacchia e Polonia e il motivo è lo stesso per tutti: continuavano a vietare le importazioni di grano dal Paese.
Lunedì scorso l’Ucraina ha quindi avviato un’azione legale contro quelli che, a conti fatti, sono stati tra i più convinti sostenitori dell’Ucraina durante le primissime battute della guerra d’invasione russa. La denuncia ucraina è vera ed è depositata nel contesto dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), con la motivazione che i divieti - adottati per evitare di peggiorare i settori agricoli locali - sia una “violazione degli obblighi internazionali”.
Dal 2 maggio al 15 settembre Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia avevano vietato la vendita e lo stoccaggio di prodotti ucraini. Alcuni Paesi, tra cui proprio Ungheria, Polonia e Slovacchia, hanno prorogato i divieti. Dopo un primo avvertimento (18 settembre 2023) è arrivata la denuncia ucraina per aver danneggiato le esportazioni di grano, semi oleosi e olio di girasole.
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L’Ucraina accusa l’Europa: perché c’entra il grano
Nel giugno 2022 l’Unione Europa ha aumentato i dazi su una serie di esportazioni ucraine, tra cui molti prodotti agricoli come il grano. Lo scopo era evitare, o quanto meno limitare, una crisi alimentare globale. Per aggirare il blocco dei porti ucraini sul Mar Nero sono stati previsti dei corridoi di transito attraverso Bulgaria, Polonia e Romania.
La merce però non è tutta riuscita a uscire verso mercati esteri e si è infiltrata nel mercato locale, danneggiando i redditi interni dei Paesi che avevano aperto i loro confini a diversi prodotti. A un primo embargo, cioè al primo divieto per le merci ucraine, è seguito un prolungamento (15 settembre) che l’Ue non approva, perché ritiene che le possibili crisi locali siano ormai scomparse.
Polonia, Ungheria e Slovacchia non la pensano ugualmente e hanno deciso di introdurre delle proprie restrizioni alle importazioni di grano.
I Paesi accusati dall’Ucraina: chi sono e perché
La ministra dell’Economia ucraina, Yulia Svyrydenko, ha commentato il divieto di spostamento delle merci ucraina: “L’Ucraina vede questo come una violazione degli obblighi internazionali”. Il suo vice, Taras Kachka, ha rincarato la dose, spiegando che l’Ucraina sta prendendo in considerazione misure di ritorsione sui prodotti polacchi, come cipolle e mele, così come sulle auto ungheresi se i divieti rimarranno in vigore. La data dell’ultimatum è il 22 settembre.
Le decisioni prese da Ungheria, Polonia e Slovacchia non hanno deteriorato solamente i rapporti con l’Ucraina, ma rischia di far entrare i Paesi in rotta di collisione con la Commissione europea. Infatti l’Ue, come rappresentante delle controversie dei membri con l’Omc, potrebbe essere coinvolta nella denuncia presentata dall’Ucraina.
Altri Paesi Ue, non denunciati, hanno quindi attaccato il blocco Polonia-Ungheria-Slovacchia, parlando di “solidarietà part-time” (Germania) e di “minacce agli sforzi collettivi per preservare la sicurezza alimentare globale” (Francia). Da parte loro però il blocco non sembra voler cedere ai ricatti, anche perché non tutti possono permetterselo.
Per esempio in Polonia a governare è il partito Diritto e Giustizia, un partito che ha una platea votante in larga parte costituita dal voto rurale e il 15 ottobre ci saranno le elezioni generali. Anche la Slovacchia è nella fase finale di una campagna elettorale difficile e in buona parte incentrata su ridurre il sostegno militare e politico all’Ucraina. Il grano è solo il chicco che potrebbe far traboccare il vaso.
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