Per il presidente della Banca mondiale David Malpass, quando ci sarà da ricostruire l’Ucraina l’istituzione farà la sua parte ma spetterà all’Europa il grosso della spesa.
La guerra in Ucraina non si ferma anzi, visto il sempre maggiore coinvolgimento della Nato e la totale assenza di una trattativa diplomatica degna di tal nome per cercare di arrivare un cessate il fuoco, unica anticamera possibile per la tanto agognata ma poco cercata pace, il rischio di una possibile escalation bellica è sempre pericolosamente dietro l’angolo.
Nonostante questo il tema della ricostruzione dell’Ucraina è sempre di grande attualità nei corridoi che contano della finanza mondiale: l’ultima stima fatta a riguardo dalla Banca mondiale parla di un conto da 411 miliardi di dollari.
Si tratta però di una cifra che, oltre a essere tristemente provvisoria, sarebbe anche abbondantemente sottostimata visto che diversi studi parlano di oltre 700 miliardi al momento necessari per rimettere in piedi l’Ucraina.
Del resto la guerra ha raso al suolo letteralmente diverse città ucraine e, quando finalmente si arriverà a un cessate il fuoco con la Russia, in tutto il Paese dovranno essere ricostruite tutte le infrastrutture di base che sono state danneggiate dai bombardamenti.
Ma chi pagherà per la ricostruzione dell’Ucraina? A riguardo il presidente della Banca mondiale David Malpass è stato molto esplicito: la Bm farà la sua parte ma, visti i tanti soldi necessari, toccherà all’Europa farsi carico di buona parte della spesa.
leggi anche
Quanto costerà la ricostruzione dell’Ucraina
Ricostruzione Ucraina: Francia e Germania in pole
Intervenuto nel corso degli incontri di primavera del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, il presidente della Bm David Malpass è stato molto chiaro in merito alla ricostruzione dell’Ucraina una volta che la guerra sarà finita.
“La Banca - ha dichiarato Malpass - è pronta a svolgere il suo ruolo nella ricostruzione, ma devo dire al mondo che l’importo per la ricostruzione del settore elettrico, stradale e ferroviario è molto più grande rispetto alle dimensioni dei bilanci delle istituzioni finanziarie internazionali”.
L’impegno della Banca mondiale e delle altre istituzioni di conseguenza non basterà a coprire per intero l’importo della ricostruzione dell’Ucraina, motivo per cui sarebbe necessario l’intervento dell’Unione europea che “dispone di ingenti fondi che potrebbero essere messi a disposizione”.
Del resto anche gli Stati Uniti dovrebbero contribuire con generosità alla ricostruzione dell’Ucraina ma, se alle elezioni presidenziali Usa 2024 dovesse vincere Donald Trump, a quel punto Washington potrebbe stringere notevolmente i cordoni della sua borsa.
Nel frattempo non è un mistero il grande attivismo di Francia e Germania sul tema della ricostruzione; soltanto i nostri cugini Transalpini avrebbero mobilitato già circa 700 imprese che potrebbero avere un ruolo di primo piano in Ucraina.
L’Italia così rischierebbe di dover mettere mano al portafoglio per finanziare la rinascita dell’Ucraina senza che ci possano essere dei grandi benefici per le nostre imprese: il prossimo 26 aprile alla Farnesina ci sarà un conferenza bilaterale sulla ricostruzione ma, il sentore, è che il Belpaese anche questa volta si sia mosso in ritardo rispetto al ben oliato asse franco-tedesco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA