La Russia sarebbe propensa ad ascoltare il piano di pace di Trump, ma se così fosse la ricostruzione dell’Ucraina la pagherebbe l’Europa: un conto da mille miliardi interamente sul groppone dell’Ue.
L’Ucraina è uno degli argomenti più caldi dopo che Donald Trump ha vinto le elezioni e, dal prossimo gennaio, tornerà a essere il presidente degli Stati Uniti. Del resto quello della guerra è stato uno degli argomenti principali della campagna elettorale del tycoon, che spesso ha agitato lo spauracchio del conflitto globale - e nucleare - assicurando di avere pronto un piano di pace capace di porre fine alle ostilità “in pochi giorni”.
La Russia sembrerebbe aver accolto con favore sia la vittoria di Donald Trump sia i dettagli di quello che sarebbe il piano di pace del prossimo presidente americano, mentre Volodymyr Zelensky già starebbe masticando amaro nonostante le congratulazioni di facciata inviate al vincitore delle elezioni presidenziali.
A essere beffata però potrebbe essere anche l’Europa che, dopo essere finita in crisi a causa della guerra e delle sanzioni imposte alla Russia, a breve con ogni probabilità sarà chiamata ad accollarsi interamente i costi della ricostruzione dell’Ucraina.
In sostanza gli Stati Uniti dopo aver avallato e sostenuto questa guerra per procura contro la Russia, imponendo sanzioni che hanno messo in ginocchio solo l’economia del Vecchio Continente, adesso sarebbero pronti a tirarsi fuori dalla questione Ucraina - Paese ridotto a un cumulo di macerie, con il 20% del territorio occupato, un debito spaventoso, milioni di profughi e intere generazioni di uomini mandati al massacro al fronte - come se nulla fosse.
Del resto gli Usa non possono permettersi di continuare a finanziare e armare Kiev, Israele e Taiwan, visto che i propri arsenali sono pericolosamente sguarniti con anche i soldi in cassa che non sembrerebbero abbondare. Più volte Trump ha fatto intendere che il fronte su cui concentrare tutte le risorse è quello orientale.
Per l’Europa - e l’Italia - il probabile disimpegno di Washington potrebbe avere un costo esorbitante.
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Chi paga la ricostruzione dell’Ucraina
Donald Trump nelle scorse ore non ha affrontato l’argomento della guerra in Ucraina, ma il Wall Street Journal ha reso noto quelli che sarebbero i punti principali del piano di pace che la nuova amministrazione americana presto potrebbe presentare.
Alla base di tutto ci sarebbe un congelamento del conflitto che andrebbe in sostanza ad assegnare alla Russia i territori da tempo occupati: la Crimea, la zona costiera del Mar d’Azov e buona parte del Donbass.
Si verrebbe a creare così una zona demilitarizzata di 1.300 km lungo l’attuale linea del fronte, l’Ucraina otterrebbe le garanzie di protezione in caso di un nuovo attacco e Putin invece incasserebbe la neutralità di Kiev che non entrerebbe nella Nato e, forse, anche nell’Unione europea.
Per Volodymyr Zelensky si tratterebbe di un’abiura della linea da lui fin qui sostenuta “nessun territorio alla Russia”, ma se dalla Casa Bianca dovesse arrivare un diktat il presidente ucraino non potrebbe fare altro che rispondere “obbedisco”.
E il capitolo della ricostruzione dell’Ucraina? A riguardo è interessante andare a ripescare cosa ha detto a settembre J.D. Vance, il vicepresidente designato da Donald Trump: “I tedeschi e le altre nazioni devono finanziare la ricostruzione dell’Ucraina”.
Un conto da 1.000 miliardi per l’Europa
Lo scenario del resto era chiaro da tempo, visto che già ad aprile 2023 il presidente della Banca mondiale, David Malpass, è stato molto esplicito: la Bm farà la sua parte, ma visti i tanti soldi necessari toccherà all’Europa farsi carico di buona parte della spesa.
All’epoca la Banca mondiale parlò di un conto da 411 miliardi per la ricostruzione dell’Ucraina, ma adesso secondo gli ultimi calcoli fatti da Bloomberg il costo totale sarebbe lievitato fino a 1.000 miliardi di euro, cifra esorbitante e comunque ancora parziale.
L’Unione europea da tempo ha fatto intendere di voler utilizzare i 200 miliardi di asset russi congelati per la ricostruzione dell’Ucraina, ma non sarà facile poter impiegare a proprio piacimento questi soldi.
Il bello che è che due colossi a stelle e strisce come BlackRock e JP Morgan, a febbraio 2023 hanno siglato dei memorandum di intesa con Zelensky, il tutto in vista della privatizzazione dei gioielli di famiglia ucraini e della futura ricostruzione.
In sostanza se il piano di pace di Trump dovesse diventare realtà, gli Stati Uniti dopo aver imposto a Kiev di resistere lascerebbero all’Europa l’onere di saldare il conto, un fiume di soldi che andrebbe a finire per buona parte nelle casse di aziende americane. Un capolavoro sulla pelle degli ucraini e anche dei contribuenti comunitari.
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