Diserzioni, scandali e un sistema militare che fatica a lasciarsi alle spalle il passato sovietico.
L’esercito ucraino si trova ad affrontare un nuovo scandalo. La brigata “Anna di Kiev”, pensata come un simbolo delle ambizioni ucraine di allinearsi agli standard NATO, è al centro di polemiche per un numero senza precedenti di diserzioni. Secondo recenti rapporti, ben 1.700 soldati di questa unità d’élite sarebbero fuggiti, compromettendo l’immagine di questa brigata considerata un fiore all’occhiello delle forze armate ucraine.
Un progetto ambizioso
La brigata “Anna di Kiev”, che prende il nome da una principessa medievale di Kiev divenuta regina di Francia, è stata concepita come un esempio di cooperazione tra Ucraina e NATO. Annunciata nel 2023 dal presidente francese Emmanuel Macron durante le celebrazioni per lo sbarco in Normandia, l’unità è stata addestrata in gran parte in Francia: 2.300 dei suoi 4.500 soldati hanno completato un programma di formazione all’estero. Zelensky l’aveva definita un modello per l’intero esercito ucraino, con l’obiettivo di creare ulteriori unità d’élite basate sullo stesso schema.
Il problema delle diserzioni
Nonostante le ambizioni iniziali, la realtà della brigata si è rivelata ben diversa. Le prime segnalazioni di problemi sono emerse già a dicembre, culminando nel rapporto del giornalista ucraino Yuriy Butusov, che ha denunciato il numero record di 1.700 diserzioni. Di questi, 50 soldati avrebbero abbandonato il servizio già durante l’addestramento in Francia. A peggiorare la situazione, la brigata soffre di gravi carenze organizzative e logistiche: mancano droni e altre attrezzature essenziali, e una parte dell’artiglieria è stata trasferita ad altre unità.
Il comandante dell’unità, Taras Maksimov, ha cercato di respingere le accuse, definendo “falsi” i rapporti dei media. Tuttavia, il comandante delle forze di terra, Mykhailo Drapatyj, ha riconosciuto che esistono problemi concreti nella brigata, pur minimizzandone la gravità. Drapatyj ha inoltre promesso interventi per migliorare la preparazione e il morale dei soldati.
Le diserzioni della brigata “Anna di Kiev” sono solo la punta dell’iceberg di una crisi più ampia che colpisce l’intero esercito ucraino. La carenza di personale e i metodi di reclutamento impopolari hanno portato a un morale sempre più basso tra le truppe. Secondo Drapatyj, il problema non è limitato alla brigata “Anna di Kiev”, ma riflette una difficoltà strutturale che investe molte altre unità.
Le radici di una crisi
Dopo l’annessione della Crimea nel 2014, l’Ucraina ha avviato una riforma per portare il proprio esercito agli standard NATO. Tuttavia, questa transizione è stata ostacolata dalla persistenza di una mentalità post-sovietica nei vertici militari. Molti ufficiali, formati nell’era sovietica, adottano uno stile di comando fortemente centralizzato e distante dalle esigenze del campo di battaglia. Questa rigidità organizzativa, unita a episodi di corruzione e abuso di potere, mina l’efficienza operativa delle forze armate.
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Il ricercatore Franz-Stefan Gady dell’Istituto internazionale di studi strategici (IISS) sottolinea che la “mentalità sovietica” persiste soprattutto nei livelli più alti della gerarchia militare, dove i comandanti spesso scaricano le responsabilità sui subordinati. Questa cultura alimenta un clima di paura tra i soldati, come confermato da Valeryi Markous, influencer e militare ucraino, che ha descritto un sistema in cui “più alto è il tuo grado, meno leggi si applicano a te”.
Il caso della brigata “Anna di Kiev” mette in luce le sfide che l’esercito ucraino deve affrontare nel mezzo di una guerra cruciale contro la Russia. Le diserzioni di massa, le carenze organizzative e la difficoltà di superare un sistema ereditato dal passato sovietico minano non solo l’efficacia delle operazioni militari, ma anche la credibilità di un paese che lotta per ridefinire se stesso. La strada verso un esercito moderno e allineato agli standard NATO appare ancora lunga e piena di ostacoli.
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