Continuano le preoccupazioni sull’uso degli aiuti europei a Kiev. Come vengono usati questi soldi e cosa c’entra la stazione sciistica da 1,4 miliardi di euro in arrivo in Ucraina?
In Ucraina è in arrivo una stazione sciistica da 1,4 miliardi di euro. Un vero e proprio impianto di lusso che può certamente contribuire alla riqualificazione del Paese, ma che non manca di far storcere il naso al pubblico. Nel pieno delle polemiche sulla guerra con la Russia e con il dibattito sempre acceso sugli aiuti europei questa notizia suona come un vero e proprio campanello d’allarme per i cittadini di tutta l’Unione europea.
A prescindere dal fatto che ci sono opinioni a dir poco contrastanti sull’opportunità del sostegno economico a Kiev, l’idea che gli sforzi dell’Europa siano sfruttati per un progetto di intrattenimento di tale sfarzo è comprensibilmente sconcertante. Ma è davvero possibile che l’Ucraina usi i soldi ricevuti dall’Ue per simili obiettivi? Soprattutto in un momento tanto delicato come quello attuale sarebbe quanto meno inverosimile, ma di fatto questa insinuazione sta circolando sul web dal momento della notizia.
Anche senza alcun tipo di pregiudizio sulle vicende che vedono coinvolta l’Ucraina e sui suoi rapporti con i Paesi comunitari è naturale che un simile investimento desti delle perplessità. La nazione è in guerra da più di due anni, fortemente sostenuta da molti Stati proprio per le sue difficoltà, non dovrebbe potersi permettere iniziative del genere attualmente. Cerchiamo di fare chiarezza valutando i dati oggettivi a nostra disposizione, nel tentativo di risolvere almeno parte della disinformazione che ruota intorno alla questione.
Stazione sciistica da 1,4 miliardi di euro in Ucraina, con quali soldi?
La notizia della stazione sciistica da 1,4 miliardi di euro in Ucraina è stata immediatamente commentata da un imprenditore francese, Silvano Trotta, che ha dichiarato:
Sarete felici di sapere che i nostri soldi, che Macron dà alla corrotta Ucraina e a Zelenskij, saranno utilizzati per costruire una stazione sciistica molto grande.
L’accusa di appropriazione indebita, non la prima, è stata condivisa da moltissimi utenti, che temono l’uso improprio degli aiuti europei da parte di Kiev. Come prima cosa, bisogna chiarire che sull’argomento è intervenuta Hoppo, una holding di varie società attiva soprattutto nel mercato orientale. Il gruppo, che si assume la paternità del progetto dell’impianto sciistico, afferma che anche il finanziamento è del tutto privato.
In particolare, 500 milioni di dollari sarebbero fondi propri di Hoppo, mentre il restante miliardo di dollari sarebbe conseguito grazie alla partecipazione di vari investitori privati. Ciò è quanto viene detto nel comunicato stampa diffuso da Hoppo nella presentazione del progetto e ciò dovrebbe essere sufficiente a fugare ogni dubbio sulla provenienza del denaro. La costruzione del lussuoso impianto sciistico, 41 piste da sci, 17,5 km di impianti di risalita, 25 alberghi e una capacità totale di 5500 camere, non dipende dallo Stato ucraino.
Di fatto in questi giorni il divulgatore è stato oggetto di pesanti critiche, trattandosi di una figura molto controversa. Con le forti posizioni assunte nel corso di questi anni, toccando temi delicati come il riscaldamento globale, la pandemia di Covid19 e l’ufologia, è stato spesso additato come “complottista” e “cospirazionista”. Nel web preferisce definirsi come convinto del pensiero critico, sempre disponibile al dibattito nonostante spesso in contrasto con la comunità scientifica.
Non è però proficuo concentrare l’informazione sulla vita dell’imprenditore, che ha in ogni caso il diritto di esprimere la propria opinione e, perché no, porre delle domande scomode per cercare la verità o anche solo aprire un dibattito. In questo caso specifico, la questione è stata chiarita pubblicamente dalla società privata che ha avviato il progetto, già in possesso di vaste e numerose infrastrutture nell’area.
Il tema degli aiuti all’Ucraina resta però delicato per i cittadini comunitari, che vogliono sapere in che modo vengono utilizzati i soldi forniti anche dalla propria patria.
Sappiamo come l’Ucraina usa i fondi europei?
Il Consiglio dell’Unione europea riporta in chiaro gli aiuti forniti all’Ucraina, ribadendo la solidarietà al Paese e alla sua popolazione. Nel complesso, l’Ucraina ha ricevuto dall’inizio del conflitto 118,3 miliardi di euro dall’Unione europea e dagli Stati membri. Di questa cifra, 57,8 miliardi sono impiegati per l’assistenza finanziaria, fornita in in sostegno finanziario, economico e umanitario.
La maggior parte dell’importo è stata inviata (o lo sarà) per il piano per l’Ucraina, in cui il Paese elenca in modo dettagliato l’uso programmato dei fondi per le opere di modernizzazione coerenti con la richiesta di adesione all’Ue. Il piano è stato valutato e approvato dal Consiglio, che ha istituito lo strumento per l’Ucraina, al fine di far confluire gli aiuti in un unico progetto dal valore di circa 32 miliardi di euro, di cui oggi è stata inviata meno della metà.
Nell’assistenza finanziaria rientrano anche i 25,2 miliardi di euro che l’Ue ha elargito tra il 2022 e il 2023 sotto forma di prestiti e convenzioni per le necessità più immediate dell’Ucraina.
La parte restante dell’assistenza finanziaria è inoltre coperta dai proventi straordinari derivanti dai beni russi congelati, dalle misure commerciali, dai corridoi di solidarietà e di sicurezza alimentare. C’è poi l’assistenza militare, che complessivamente ammonta a circa 43,5 miliardi di euro, tra lo strumento europeo per la pace, la missione di assistenza militare, l’acquisizione congiunta di munizioni e missili, nonché gli impegni congiunti per la sicurezza.
Segue l’assistenza umanitaria, per una spesa intorno ai 3,4 miliardi di euro (per lo più per i beni primari alla popolazione), insieme alla protezione civile per il materiale medico e le strutture di accoglienza. C’è poi una parte dei fondi dedicata alla protezione temporanea dei rifugiati e dei minori, oltre alle indagini sui crimini di guerra.
Insomma, la maggior parte degli aiuti europei non si traduce in veri e propri scambi di denaro nei confronti dell’Ucraina, che è per il resto vincolata dal piano approvato dal Consiglio europeo.
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