Ue, le previsioni economiche di primavera bocciano l’Italia sul deficit

Violetta Silvestri

15/05/2024

Le previsioni economiche Ue di primavera allertano l’Italia su debito e deficit. Cosa aspettarsi sulla crescita economica e sull’inflazione? Tutti i dati.

Ue, le previsioni economiche di primavera bocciano l’Italia sul deficit

Nelle previsioni economiche dell’Ue di primavera, l’allarme per l’Italia è sul debito.

Nonostante stime piuttosto ottimistiche sulla crescita facciano ben sperare il nostro Paese, il punto debole nazionale rimane quello del livello di indebitamento sul Pil, destinato a salire così come il deficit, più alto nelle aspettative di Bruxelles rispetto a quanto indicato dal Governo Meloni.

In generale, la Commissione europea ha riconosciuto che i 27 Stati membri hanno superato la stagnazione di fine 2023 e registrato una crescita dello 0,4% l’anno scorso, stessa percentuale calcolata per l’Eurozona. Il segnale positivo è che tutte le nazioni del blocco comunitario sono viste crescere nel 2024.

Le previsioni di primavera Ue prevedono una crescita del Pil nel 2024 pari all’1,0% nell’UE e allo 0,8% nella zona euro. Il Pil dell’UE migliorerà all’1,6% nel 2025, con una revisione al ribasso di 0,1 punti percentuali dall’inverno. In Eurozona, la crescita del 2025 sarà leggermente inferiore, all’1,4%.

Buone notizie sul fronte inflazione, con stime al ribasso. L’allerta rimane alta, invece, per il debito e i disavanzi di alcuni Paesi, tra i quali l’Italia. I rischi di un peggioramento economico in Europa a causa delle guerre in corso, dei cambiamenti climatici e della divergenza tra Bce e Fed sui tassi potrebbero ancora innescare instabilità.

Perché l’Ue è pessimista su deficit e debito in Italia?

L’Italia si trova ora ad affrontare un deficit crescente e un aumento del debito l’anno prossimo, secondo le previsioni dell’Unione Europea che sono in netto contrasto con le prospettive più rosee del governo del Premier Giorgia Meloni.

Un deficit del 4,7% per il 2025 previsto dalla Commissione europea sarebbe un punto percentuale maggiore di quello del Tesoro, che stimava piuttosto un restringimento.

Funzionari di Bruxelles prevedono che il debito aumenterà di tre punti percentuali in quel periodo per raggiungere il massimo degli ultimi quattro anni, anche questo notevolmente peggiore del risultato previsto a Roma.

“Si prevede che il deficit aumenterà marginalmente al 4,7% del Pil nel 2025, sulla base di politiche invariate, sulla scia di un rallentamento delle entrate correnti e di un ulteriore aumento della spesa per interessi”, ha affermato la Commissione.

Il confronto con altri Paesi da sempre monitorati per il livello debitorio non conforta il nostro Paese. In Grecia, il debito pubblico dovrebbe scendere dal 161,9% del Pil nel 2023 al 149,3% del Pil nel 2025. In Portogallo, il saldo sarà al 91,5% del Pil l’anno prossimo, in diminuzione dal 99,5%.

Come in evidenza nel grafico elaborato dalla Commissione, l’Italia resta uno degli Stati con disavanzo maggiore:

Disavanzo di bilancio Ue Disavanzo di bilancio Ue Previsioni di primavera 2023 2024 2025

La Commissione ha però buone notizie per l’Italia: ha alzato le previsioni di crescita per quest’anno di 0,2 punti percentuali, allo 0,9%, tagliandole solo leggermente all’1,1% per il 2025. La spesa dei consumatori sarà “contenuta” ma le esportazioni contribuiranno all’espansione, hanno detto i funzionari.

Le previsioni sull’Ue: tutte le stime al 2025

Una crescita che c’è, ma non è ancora forte poiché va sostenuta anche da investimenti pubblici più solidi e un’inflazione che scende sono i punti chiave delle previsioni Ue per i 27 Stati membri.

La tabella dei dati chiave riassume le stime al 2025 per l’Unione:

Dati chiave delle stime economiche Ue Dati chiave delle stime economiche Ue Le previsioni al 2025

Attenzione ancora alta nei confronti di alcuni fattori di instabilità per l’Europa: “Sul fronte interno, le banche centrali dell’UE potrebbero anche rinviare i tagli dei tassi fino al calo dell’inflazione dei servizi. Inoltre, la necessità di ridurre i deficit di bilancio e riportare il rapporto debito/PIL su un percorso discendente potrebbe richiedere ad alcuni Stati membri di perseguire una politica fiscale più restrittiva di quella attualmente prevista per il 2025, gravando sulla crescita economica.”

Da non sottovalutare, soprattutto per le ripercussioni in Ue, ci sono anche i fenomeni estremi del cambiamento climatico, le guerre in corso e le tensioni geopolitiche che rendono il commercio molto vulnerabile.

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