La Commissione europea vuole ripensare le relazioni economiche e politiche dell’Ue con la Cina, su spinta in particolare dalla Germania: Pechino può perdere dei vantaggi commerciali?
L’Unione europea vuole cambiare passo nei suoi rapporti economici e politici con la Cina di Xi Jinping per spingerla ad allontanarsi dalla Russia. Ursula von der Leyen, numero uno della Commissione Ue, in un discorso a Bruxelles, ha proposto di rivedere le relazioni, annunciando alcuni strumenti che potrebbero essere usati per vietare investimenti europei a Pechino e dintorni.
Il Paese del Dragone è infatti diventato negli ultimi anni un concorrente e un rivale scomodo per i Paesi Ue e soprattutto la Germania spinge da tempo per rivederne i rapporti. Meno inclini all’approccio duro contro Pechino sono storicamente nazioni come l’Italia, anche se il governo Meloni ha posizioni meno aperte del passato.
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Come l’Ue vuole ridurre i rapporti con la Cina
In campo non c’è un’eliminazione delle relazioni con il Paese asiatico, ma una revisione al ribasso dell’impegno economico e politico con Pechino. Von der Leyen ha parlato formalmente di “diplomatic de-risking” ed “economic de-risking”, che in pratica potrebbero essere uno stop ad allargamenti del mega progetto economico della Via della Seta.
La numero uno della Commissione ha ricordato come la Cina voglia trasformare la sua difesa in “un grande muro d’acciaio che salvaguardi efficacemente la sovranità nazionale, la sicurezza e lo sviluppo degli interessi nazionali”. Questa fusione dei settori del commercio e della difesa spaventa l’Unione, anche perché secondo Von der Leyen il Paese del Dragone non promuove più “apertura e riforme, ma sicurezza e controllo”.
Insomma: la Cina sarebbe diventata una nazione più pericolosa, anche considerando i sospetti della Nato di un aiuto militare fornito alla Russia per la guerra in Ucraina.
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La cooperazione indispensabile sul clima
In ogni caso la cooperazione tra Ue e Cina rimane indispensabile nei settori del cambiamento climatico e della difesa della biodiversità, anche solo per il fatto che Pechino è il primo inquinatore al mondo.
Negli ultimi tempi una serie di proposte legislative, come quella sull’industria green o sulle terre rare, tentano di ridurre l’esposizione europea alla Cina. Potrebbero poi presto entrare in vigore misure di contrasto alla coercizione economica, un regime per garantire la concorrenza nonostante i sussidi pubblici di paesi terzi nel mercato unico e un maggiore controllo sugli investimenti provenienti dall’estero o di quelli in uscita verso Pechino.
La strategia della Commissione Ue per rompere l’alleanza Cina-Russia
Gli investimenti accumulati dall’Ue in Cina, però, sono tanti. Nel 2020 valevano addirittura 201,2 miliardi di euro, contro i 67,3 miliardi di investimenti cinesi in Europa. Il saldo commerciale nel 2021 era sfavorevole per l’Ue di quasi 250 miliardi.
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L’Unione, quindi, avrebbe molto da rimetterci in caso di riduzione o chiusura totale delle relazioni commerciali ed economiche con Pechino. In ogni caso la Commissione vuole fare la voce grossa per indurre la Cina a rompere l’alleanza politica con la Russia. Von der Leyen ha infatti detto che “il modo in cui la Cina continuerà a valutare la guerra russa in Ucraina sarà un fattore determinante per le relazioni bilaterali”.
La presidente della Commissione andrà insieme al presidente francese Emmanuel Macron a Pechino settimana prossima. L’intento è fare pressione affinché la Cina diventi un vero mediatore nel conflitto tra Mosca e Kiev, senza favorire solo Vladimir Putin con piani di pace ritenuti inaccettabili da tutto l’Occidente.
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