L’UE ha vietato queste patatine e snack a causa di sostanze cancerogene

Luna Luciano

14 Giugno 2024 - 00:18

L’Ue è pronta a vietare alcune tipologie di patatine e snack a causa di aromi potenzialmente cancerogeni. Ecco quali sono e perché e quale ricaduta avrà sul piano economico.

L’UE ha vietato queste patatine e snack a causa di sostanze cancerogene

Entro 2 anni alcune patatine e snack non saranno più disponibili nei negozio dell’Unione Europea, sparendo dalla vita dei clienti e consumatori abituali.

La decisione dell’Ue arriva dopo che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha effettuato alcune valutazioni scientifiche, evidenziando gli ingredienti potenzialmente cancerogeni, e alcuni di questi sono contenuti in diverse tipologie di patatine e snack.

Le patatine fritte sono uno degli snack salati più amati in assoluto, uno di quelli a cui è impossibile rinunciare durante party e feste di compleanno, benché non proprio salutare. Eppure, se è una verità universalmente riconosciuta che tutte le patatine fanno male, non tutte sono “tossiche” e pericolose per l’uomo, molto dipende dall’aroma che si predilige.

Vediamo quindi quali sono le patatine vietate in Europa, quali potrebbero essere le conseguenze di ciò e cosa cambierà in futuro.

L’Ue vieta patatine e snack: ecco perché e quali saranno le conseguenze

L’Unione Europea eliminerà entro due anni otto aromi artificiali che conferiscono ai prodotti quel tipico gusto di affumicatura. Aromi che sono utilizzati tranquillamente dalle industrie produttrici di patatine e snack, ma non solo. L’addio alle patatine al gusto affumicato di pancetta, prosciutto e barbecue, dipenderà esclusivamente dlla presenza o meno di questi aromi artificiali.

La decisione Ue giunge dopo le analisi condotte dall’EFSA, che ha identificato in questi aromi i potenziali rischi di genotossicità, ovvero capaci di danneggiare il Dna, e aumentare il rischio di cancro. Come spiegano anche fonti europee, le conclusioni dell’EFSA si sono basate su una “metodologia scientifica aggiornata e sui nuovi dati forniti dai produttori di aromi”.

Il regolamento europeo, che prevede l’eliminazione dell’aroma e non del prodotto che lo contiene, conta lunghi periodi di “eliminazione graduale”: 5 anni per gli aromi utilizzati come sostituti tradizionali dell’affumicatura in prodotti come prosciutti e formaggi con pancetta e 2 anni per quelli aggiunti per insaporire zuppe, patatine e salse.

La decisione dell’Europa non può che essere approvata dagli esperti in campo medico, tuttavia alcune aziende e alcuni produttori alimentari irlandesi hanno espresso notevoli preoccupazioni per l’impatto economico di questo divieto, in particolare su prodotti come il prosciutto e la pancetta, in quanto molte aziende si fondano sugli introiti ottenuti da “prodotti vincenti”, soggetti a questo tipo di aromatizzazione.

Il no dell’Ue alle patatine: cosa accadrà dopo?

Se in capo a due anni alcune delle patatine scompariranno dalla circolazione in Europa, è lecito domandarsi “cosa accadrà dopo”.

Come sottolineato da alcuni esperti, si verrà a creare l’ennesimo paradosso, in cui in Ue i clienti non incontreranno più alcuni aromi (e patatine) cancerogeni tra gli scaffali dei supermercati europei, mentre negli Stati Uniti sarà ancora possibile acquistare prodotti che li contengono. Ciò evidenzia le differenze negli standard di protezione dei consumatori e potrebbe aprire a nuovi scenari normative tra Europa e Usa.

E se alcuni lettori potrebbero essere comunque delusi nel non poter sperimentare determinati gusti e sapori, c’è chi vede in ciò un potenziale effetto positivo, come Jeremy Marichez, direttore dell’innovazione presso Sensient Flavors & Extracts Europe, un’azienda di fragranze per alimenti e bevande. Il direttore, infatti, ha spiegato che il divieto potrebbe portare a scelte più sane per i consumatori.

Un esempio è nella carne, nel pesce o nel formaggio, dove gli aromi liquidi di tabacco sono stati utilizzati per conferire colore, consistenza ed effetti sulla stabilità microbiologica accanto al sapore caratteristico.

La scelta di tutelare la salute dei consumatori non solo è un segnale positivo ma anche un’occasione per nuove opportunità per lo sviluppo di “alternative più pulite” da parte dei fornitori di soluzioni naturali.

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