Che l’ecologia possa diventare il tema più caldo della prossima legislatura europea?
Effetto Greta anche nell’esecutivo Ue. La candidata tedesca alla Commissione Europea Ursula von der Leyen, sulla cui sorte si decide in queste ore in Parlamento, ha promesso nel suo discorso di martedì che s’impegnerà attivamente nel rendere l’Europa il primo Continente a emissioni zero entro il 2050, dimezzandole già in 10 anni a partire da adesso. E ha già proposto una carbon tax per rallentare il commercio con i partner che non rispettano gli standard Ue.
La promessa di von der Leyen sul clima è realizzabile?
Gli sforzi dell’organo esecutivo dell’Unione Europea per implementare politiche a lungo termine hanno finora trovato esiti non incoraggianti. Anche il predecessore di von der Leyen, Jean-Claude Juncker, si è speso in tal senso, e non soltanto per l’energia pulita: fra le varie proposte c’erano state un fondo di garanzia per i depositi bancari dell’area euro, un altro fondo per stabilizzare il blocco in caso di shock economici, tasse sui giganti di Silicon Valley.
Tutte hanno incontrato un’agguerrita resistenza o, almeno, non hanno trovato il supporto necessario a superare il complicato processo decisionale del blocco europeo. Persino proposte più «umili» come l’abolizione dei cambi d’ora non hanno avuto vita facile.
L’obiettivo dichiarato di von der Leyen dovrà affrontare anche con i fattori competitivi che contrastano i progressi sul clima. Tutto ciò assumendo, naturalmente, che von der Leyen abbia ottenuto il parere positivo del Parlamento. Nei giorni precedenti il voto, l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta aveva bollato come errore l’esclusione dei Verdi dalla discussione per l’elezione della presidente, le cui parole potrebbero essere lette come un’apertura nei confronti degli ecologisti che hanno raggiunto un’eccellente rappresentanza in Europarlamento.
Von der Leyen, ridurre emissioni in Europa
Nello specifico, la nuova presidente della Commissione vuole tagliare del 50% le emissioni di CO2 in Europa per il 2030, per arrivare per metà secolo all’eliminazione totale delle emissioni. Un obiettivo ambizioso, che ha già conosciuto il fallimento: il mese scorso è fallito un accordo fra i leader europei a causa dell’opposizione del blocco di Visegrad.
Il cambiamento climatico, insomma, potrebbe diventare nei prossimi mesi il tema d’arresto della nuova legislatura europea. E questo è un problema politico soprattutto per il fronte europeista, dato che un’eventuale dimostrazione d’impotenza sulla questione potrebbe scoraggiare quel numero crescente di cittadini europei che vuole un segnale deciso sull’ecologia.
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