Nelle ultime sedute i mercati sono stati colpiti dalla decisa risalita dei rendimenti delle obbligazioni USA. Non si tratta di un fenomeno circoscritto alla prima economia, visto l’andamento dello spread Btp-Bund.
Focus sui rendimenti delle obbligazioni USA a dieci anni. Proxy del mercato obbligazionario mondiale, i decennali emessi dal Dipartimento guidato da Janet Yellen nelle ultime sedute hanno pesantemente condizionato l’andamento dei mercati finanziari.
L’attesa di un ritorno dell’inflazione ha provocato un’ondata di vendite di titoli di Stato USA innescando una risalita dei rendimenti (prezzi e rendimenti delle obbligazioni presentano una correlazione inversa).
Indicazioni positive come quelle arrivate nelle ultime sedute dai dati macroeconomici hanno accentuato questo movimento poiché, di pari passo con l’andamento dei prezzi, un miglioramento del contesto macro è destinato ad incrementare la pressione sulla Federal Reserve per l’avvio della normalizzazione della politica monetaria.
Quanto detto per gli Stati Uniti può essere applicato, facendo i dovuti distinguo, anche alle altre maggiori economie.
Obbligazioni USA all’1,5% per la prima volta da oltre un anno
All’1,3% una settimana fa, il rendimento dell’obbligazione USA a 10 anni attualmente si attesta all’1,5%. Per il dato si tratta del livello maggiore da oltre un anno.
Rendimento Obbligazioni USA 10 anni. Fonte: Bloomberg
Anche se fondamentalmente si tratta di un fenomeno fisiologico, è normale che un miglioramento del contesto macroeconomico porti ad un risalita della aspettative di inflazione e di crescita, è la rapidità con cui questo movimento sta avvenendo a preoccupare gli operatori.
Il timore è che questa crescita dei rendimenti spinga gli operatori ad uscire dall’azionario. In particolare, ad essere penalizzate potrebbero essere proprio le azioni “growth”, quelle del settore tecnologico, visto che un incremento dei tassi tende a corrodere il valore dei flussi di cassa futuri (non a caso il Nasdaq nell’ultima settimana ha perso oltre cinque punti percentuali).
1,5% sia per i decennali USA, sia per i dividendi
Questo rialzo ha prodotto un avvicinamento tra il bond a 10 anni USA e l’indice che misura il rendimento medio del dividendo delle aziende quotate sullo S&P500. Si tratta di un ulteriore fattore che potrebbe ridurre l’attrattività dell’azionario a scapito del mercato dei bond.
A marzo l’indice dei dividendi dello S&P500 segnava un 2,76%, due punti percentuali in più rispetto al rendimenti dei titoli USA a dieci anni, ora questo “spread” si è praticamente azzerato.
Rendimento Obbligazioni USA 10 anni e S&P500 Dividend Yield. Fonte: Bloomberg
Spread Italia-Germania sopra 100 punti base
Ed a proposito di spread, va rilevato che se quello della crescita dei rendimenti dei titoli sovrani rappresenta un fenomeno, almeno per quanto riguarda la velocità con cui sta avvenendo, che trova (per ora) scarse giustificazioni negli Stati Uniti, è ancora più difficile da digerire in Europa, dove le prospettive di crescita e inflazione non sono rosee come negli USA.
In una settimana il rendimento del Btp a 10 anni è salito, spinto sia dall’intonazione generale del mercato dei bond che dall’avversione al rischio, dallo 0,63 allo 0,8% (+27%).
Movimento simile, ma più contenuto, è stato registrato dal Bund decennale, passato in cinque sedute dal -0,32 al -0,25%. Di poco sopra i 90 punti a inizio settimana, il differenziale di rendimento Italia-Germania si è così riportato sopra i 100 punti base.
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