Gli Stati Uniti confermano gli aiuti alla Corea del Sud e, anche se a scopo simbolico, sono pronti all’invio di nuovi sottomarini nucleari. Ecco cosa sta succedendo.
Per la prima volta negli ultimi decenni gli Stati Uniti forniranno alla Corea del Sud dei sottomarini nucleari. Tutto fa parte del nuovo accordo stipulato da Washington per difendere Seoul dalla Corea del Nord e soprattutto dalla sempre più vicina minaccia nucleare. Con i sottomarini nucleari in partenza ci si chiede quindi se gli Usa siano pronti per un’altra guerra, visto che la posizione di Washington nel conflitto sembra ad oggi più marcata che mai. Secondo quanto riportato dai media statunitensi, tuttavia, l’intervento di Washington è meramente simbolico, niente di paragonabile con quanto osservato durante la guerra fredda.
L’impianto di missili balistici sottomarini dovrebbe quindi essere necessario a rassicurare i sudcoreani sull’appoggio degli Stati Uniti e, al contempo, ricordare alla Corea del Nord la presenza di un forte alleato in grado di intervenire in caso di attacco nucleare. In base alle informazioni conosciute per il momento, gli Usa non dovrebbero comunque inviare armi nucleari alla Corea del Sud (come hanno invece fatto durante la guerra fredda), limitandosi ad aumentare le risorse militari fornite temporaneamente alla nazione, proprio come i sottomarini nucleari e bombardieri.
L’accordo include anche l’ottimizzazione della formazione congiunta e della condivisione di informazioni, oltre l’indirizzamento dell’allenamento militare rispetto a strategie specifiche di difesa e prevenzione riguardo alle possibili azioni offensive del Nord Corea.
Usa pronti per un’altra guerra?
L’incremento degli aiuti al Sud Corea lascia presagire un ruolo massiccio degli Usa all’interno del conflitto con il Nord, eppure le dichiarazioni ufficiali sono piuttosto rassicuranti su questo punto. In particolare, Jeffrey Lewis, esperto militare presso il Middlebury Institute degli Studi internazionali di Monterey in California, ha dichiarato che l’impegno statunitense non ha alcun valore militare. L’annuncio del nuovo accordo firmato da Washington avrebbe perciò una funzione per lo più simbolica, nell’’intento di rassicurare il Sud Corea dalla soccombente minaccia del Nord.
Sono sempre di più, infatti, tra i cittadini sudcoreani a richiedere al governo di sviluppare delle armi nucleari proprie. Per contro, questo procedimento sarebbe comunque bloccato dagli Usa e comunque vietato dal trattato nucleare. Perciò, si può sintetizzare il nuovo documento come l’obiettivo di lanciare un messaggio, sia agli alleati statunitensi che ai loro avversari. L’accordo, peraltro, dovrebbe anche permettere al governo di Seoul di avere finalmente più voce in capitolo e scegliere la posizione da adottare durante la crisi.
Ovviamente il Sud Corea dovrà ricambiare l’appoggio fornito dagli Usa e, come parte dell’accordo, riaffermare il proprio impegno rispetto al Trattato di non proliferazione nucleare. Il trattato, conosciuto anche come Npt (Nuclear nonproliferation treaty) impedisce alle nazioni di ricercare armi nucleari.
Nello specifico, il Npt serve a prevenire la diffusione delle armi nucleari e del loro utilizzo, allo scopo di prevenire le disastrose conseguenze che derivano dal loro utilizzo. Per questa ragione, il Trattato di non proliferazione nucleare si basa essenzialmente sul rispetto di tre principi:
- Il disarmo;
- la non proliferazione;
- l’uso pacifico del nucleare.
Per contro, il Nord Corea non ha mai ratificato il Trattato, motivo per cui rappresenta una minaccia ancora più temibile. Gli analisti vi hanno speso numerose parole, ma il contesto è facilmente riassumibile per i non esperti dicendo che le nazioni non giocano ad armi pari. In effetti non vi è nulla di sorprendente in questo, dato che negli ultimi anni, sotto il governo di Kim, il Nord Corea si è mosso verso l’incremento dell’arsenale nucleare, che si sospetta contenere almeno 20 armi nucleari.
Anche per questo il Sud Corea e gli Stati Uniti cercano di tenere la situazione sotto controllo e stanno anche tentando di includere negli accordi anche Giappone, al fine di instaurare una difesa più preparata.
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