Dall’Ue il preoccupante avvertimento: non ci saranno abbastanza vaccini anti-covid per tutti in Europa fino al 2022
I vaccini anti-covid non basteranno per l’intera popolazione europea. L’allarme arriva nelle ultime ore da diversi funzionari Ue, a confronto in una riunione dedicata proprio all’emergenza sanitaria e alle vie d’uscita possibili.
Dall’incontro il tema di maggiore evidenza emerso - rileva la CNBC - è che solo una parte della popolazione dell’Unione europea potrà essere vaccinata contro il nuovo coronavirus prima del 2022.
Anche se dovesse quindi esserci un vaccino disponibile ed efficace a breve, magari entro la fine dell’anno come annunciato dal premier nostrano Giuseppe Conte, una parte della popolazione europea potrebbe non averne accesso a lungo, per oltre un anno dopo l’arrivo.
Malgrado quindi la Commissione Europea abbia stipulato un contratto che prevede l’arrivo delle prime dosi già nei prossimi mesi, la situazione sul fronte disponibilità e distribuzione potrebbe essere molto più complessa rispetto quanto finora paventato.
Vaccino, l’allarme Ue: non basteranno per tutti
L’allarme targato Ue arriva malgrado il blocco a 27 nazioni - che conta una popolazione di 450 milioni di abitanti - si sia assicurato più di 1 miliardo di dosi di vaccino anti-covid da tre colossi farmaceutici, e stia al momento negoziando le specifiche di un contratto che prevede l’arrivo di un altro miliardo di fiale.
Ma con l’accelerazione della corsa globale al vaccino, gli esperti hanno più volte chiarito che non tutti i potenziali vaccini potrebbero rivelarsi efficaci. Una delle dirette conseguenze di questo concreto rischio - ammoniscono dall’Ue - è che i numeri potrebbero dover essere soggetti a revisioni anche massicce:
“Non ci saranno dosi sufficienti di vaccini covid per l’intera popolazione europea prima della fine del 2021”,
ha dichiarato a Reuters un funzionario della Commissione europea, a margine di in una riunione a porte chiuse svoltasi nella giornata di ieri.
Di fatto non esiste ancora un vaccino anti-COVID-19 riconosciuto come efficace, ma i primi potrebbero essere disponibili tra fine 2020 e inizio 2021, come già più volte confermato dalla Commissione e come contrattualizzato con i colossi farmaceutici più avanti con le fasi di sperimentazione.
Ma sono diversi gli elementi che emergono a contrasto delle visioni più ottimistiche a riguardo. A tal proposito proprio nelle ultime ore Guido Rasi, direttore esecutivo dell’Ema (l’Agenzia europea del farmaco) ha spiegato che una prima disponibilità a dicembre è “tecnicamente ancora possibile, ma estremamente difficile se non improbabile”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA