Valore nominale, cosa significa in economia e finanza

Emanuele Di Baldo

19 Agosto 2024 - 12:01

Il valore nominale è un concetto che identifica dei dati essenziali per chi opera in borsa e non solo: ecco significato, calcolo ed esempi concreti.

Valore nominale, cosa significa in economia e finanza

Il termine «valore nominale» è ampiamente utilizzato sia in economia che in finanza e rappresenta un concetto fondamentale per chiunque voglia comprendere meglio i mercati finanziari e le dinamiche economiche. Nonostante la sua apparente semplicità, il valore nominale assume significati differenti a seconda del contesto in cui viene applicato.

Nella vita quotidiana, può riferirsi al valore stampato su una moneta o un titolo di credito, mentre in finanza può indicare il valore di un’azione o di un’obbligazione. Capire la differenza tra valore nominale e valore reale è cruciale per interpretare correttamente i dati economici e prendere decisioni finanziarie informate.

Come spesso accade nelle tematiche finanziarie, un concetto apparentemente astratto in realtà può essere d’aiuto per porre in analisi un contesto molto più ampio. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire cos’è e a cosa serve il valore nominale.

Cos’è il valore nominale: il significato in economia e finanza

Il valore nominale è un termine che si riferisce al valore indicato su uno strumento finanziario o su una moneta, senza tener conto di fattori esterni come l’inflazione o le variazioni di mercato.

In economia, il valore nominale rappresenta semplicemente la cifra che viene stampata su una moneta o un titolo. Ad esempio, una banconota da 50 euro ha un valore nominale di 50 euro, indipendentemente dal potere d’acquisto effettivo di quella cifra in un dato momento.

In finanza, il concetto assume sfumature diverse a seconda dello strumento a cui viene applicato.

  • Per un’azione, il valore nominale rappresenta il valore di emissione stabilito al momento della creazione dell’azione stessa. È la cifra che compare sui documenti legali e non cambia con le oscillazioni di mercato. In questo contesto, il valore nominale è principalmente una formalità contabile, poiché il prezzo di mercato delle azioni può essere molto diverso, riflettendo la domanda e l’offerta.
  • Per le obbligazioni, il valore nominale è l’importo che l’emittente si impegna a rimborsare alla scadenza. Questo valore è cruciale per calcolare gli interessi, che vengono spesso espressi come una percentuale del valore nominale. Ad esempio, un’obbligazione con un valore nominale di 1.000 euro e un tasso di interesse del 5% pagherà 50 euro all’anno in interessi.

In sintesi, il valore nominale in economia e finanza si riferisce al valore facciale di uno strumento finanziario o di una moneta. È una misura teorica che non tiene conto delle variazioni di mercato o dell’inflazione, ma che ha comunque un ruolo chiave nella determinazione di altri parametri finanziari, come gli interessi o i dividendi.

Valore nominale di azioni e obbligazioni: cosa identifica?

Il valore nominale svolge un ruolo fondamentale nel contesto di azioni e obbligazioni, due degli strumenti finanziari più comuni.

Per le azioni, il valore nominale rappresenta il valore di base attribuito a ciascuna azione al momento della sua emissione.

Questo valore, che può essere anche solo simbolico, è stabilito dallo statuto della società al momento della sua costituzione e viene indicato nei documenti legali. Sebbene non influenzi direttamente il prezzo di mercato di un’azione, il valore nominale è rilevante per determinare il capitale sociale di una società. Ad esempio, se una società emette 1 milione di azioni con un valore nominale di 1 euro ciascuna, il capitale sociale sarà pari a 1 milione di euro.

Le obbligazioni, d’altra parte, utilizzano il valore nominale come base per diversi calcoli finanziari, inclusi gli interessi e il rimborso a scadenza.

Quando un investitore acquista un’obbligazione, paga generalmente un prezzo vicino al valore nominale (anche se questo può variare a seconda delle condizioni di mercato). Alla scadenza dell’obbligazione, l’emittente rimborserà l’importo pari al valore nominale. Gli interessi, spesso chiamati «cedole», vengono calcolati come una percentuale del valore nominale. Ad esempio, un’obbligazione con un valore nominale di 1.000 euro e un tasso di interesse del 5% pagherà 50 euro all’anno in cedole.

Valore nominale oltre ad azioni e obbligazioni: dove viene usato

Oltre a azioni e obbligazioni, il valore nominale è un concetto applicabile anche ad altri strumenti finanziari come i certificati di deposito e le cambiali. Per ciascuno di questi strumenti, il valore nominale rappresenta l’importo che il detentore può aspettarsi di ricevere alla scadenza o che può essere utilizzato come base per calcolare gli interessi.

Nel contesto economico più ampio, il valore nominale di una moneta è il valore stampato su di essa, che rappresenta il potere d’acquisto presunto in un’economia. Tuttavia, a causa dell’inflazione, il valore reale di quella moneta può essere inferiore. Ad esempio, se una moneta ha un valore nominale di 1 euro, il valore reale può variare a seconda dell’inflazione e delle variazioni del costo della vita.

Quindi, il valore nominale è sempre un concetto chiave che identifica il valore facciale o di emissione di uno strumento finanziario. Sebbene possa non riflettere il valore di mercato reale, è cruciale per la contabilità, la determinazione dei rendimenti e la gestione del capitale sociale di una società.

Come calcolare il valore nominale? Qualche esempio per capire

Il calcolo del valore nominale è generalmente semplice, poiché si basa su valori predefiniti stabiliti al momento dell’emissione di uno strumento finanziario. Tuttavia, l’applicazione del valore nominale può variare a seconda dello strumento in questione. Ecco alcuni esempi per chiarire il concetto.

  • Azioni: supponiamo che una società emetta 10.000 azioni con un valore nominale di 5 euro ciascuna. Il capitale sociale della società sarà quindi di 50.000 euro (10.000 azioni x 5 euro). Questo valore nominale non cambia nel tempo, indipendentemente dal prezzo di mercato delle azioni, che potrebbe salire o scendere in base alla domanda e all’offerta. Ad esempio, se il prezzo di mercato di un’azione sale a 20 euro, il valore nominale rimarrà comunque 5 euro.
  • Obbligazioni: consideriamo un’obbligazione emessa con un valore nominale di 1.000 euro e un tasso di interesse del 4%. In questo caso, l’investitore riceverà 40 euro all’anno in interessi (4% di 1.000 euro). Alla scadenza dell’obbligazione, l’investitore riceverà il valore nominale di 1.000 euro, indipendentemente dalle variazioni del mercato che possono aver influenzato il prezzo di vendita dell’obbligazione durante la sua vita.

Se un investitore acquista un’obbligazione a un prezzo superiore o inferiore al valore nominale, ad esempio a 1.050 euro o a 950 euro, il valore nominale rimane comunque 1.000 euro. Gli interessi saranno comunque calcolati sulla base del valore nominale, non del prezzo di acquisto. Alla scadenza, l’emittente rimborserà sempre 1.000 euro.

La differenza tra valore nominale e valore reale

Il valore nominale e il valore reale sono due concetti distinti che è importante comprendere per avere una visione chiara del valore effettivo di beni, servizi e strumenti finanziari. Mentre il valore nominale rappresenta il valore indicato, il valore reale tiene conto di vari fattori come l’inflazione e il potere d’acquisto.

Il valore nominale di uno strumento finanziario è il valore dichiarato senza considerare le condizioni di mercato o l’inflazione. Come più volte descritto, se possiedi un’obbligazione con un valore nominale di 1.000 euro, questo è l’importo che riceverai alla scadenza, indipendentemente da come sia cambiato il potere d’acquisto nel tempo.

Il valore reale, invece, misura il valore effettivo di uno strumento tenendo conto dell’inflazione e di altre variazioni economiche. Se l’inflazione è alta, il valore reale di una somma di denaro sarà inferiore rispetto al valore nominale. Ad esempio, se hai 1.000 euro in contanti e l’inflazione annuale è del 5%, il potere d’acquisto reale di quei 1.000 euro diminuirà a 950 euro in termini di beni e servizi che potresti acquistare.

Un esempio pratico può chiarire ulteriormente la differenza: supponiamo di avere un’obbligazione con un valore nominale di 1.000 euro emessa nel 2004. Alla scadenza, nel 2024, l’emittente ti rimborserà 1.000 euro. Tuttavia, se nel frattempo l’inflazione media è stata del 2% annuo, il valore reale di quei 1.000 euro nel 2024 sarà significativamente inferiore rispetto al 2004.

La distinzione tra valore nominale e valore reale è particolarmente importante in periodi di alta inflazione, quando il potere d’acquisto di una valuta può diminuire rapidamente. Gli investitori e le aziende devono essere consapevoli di queste differenze per proteggere il loro capitale e prendere decisioni finanziarie informate.

Perché è importante conoscere i valori nominale e reale?

Comprendere la differenza tra valore nominale e valore reale è cruciale per chiunque sia coinvolto nel mondo della finanza o semplicemente gestisca le proprie finanze personali. Questi concetti non solo aiutano a valutare meglio gli investimenti, ma sono anche essenziali per pianificare il futuro finanziario con maggiore precisione.

Per un privato cittadino, conoscere la differenza tra valore nominale e reale può aiutare a proteggere il proprio potere d’acquisto. Ad esempio, se si risparmia denaro in un conto che offre un interesse inferiore al tasso di inflazione, il valore reale di quei risparmi diminuirà nel tempo, nonostante l’apparente crescita in termini nominali.

Per le aziende, la comprensione di questi concetti è fondamentale nella gestione finanziaria e nella pianificazione a lungo termine. Le decisioni di investimento, la determinazione dei prezzi e la valutazione del capitale sociale sono tutte influenzate dal valore nominale e reale. Un’azienda che non considera l’inflazione nel calcolo dei suoi profitti potrebbe sovrastimare il suo successo finanziario, prendendo decisioni basate su dati nominali anziché reali.

Inoltre, nel contesto degli investimenti in azioni e obbligazioni, conoscere il valore nominale aiuta a comprendere la struttura del capitale di una società e a calcolare correttamente i rendimenti. Ad esempio, gli investitori che acquistano obbligazioni devono essere consapevoli che il valore nominale rappresenta l’importo che riceveranno alla scadenza, ma il valore reale di quel rimborso potrebbe essere inferiore (o superiore) a causa dell’inflazione.

Anche a livello governativo il valore nominale/reale è un parametro decisivo per la pianificazione di politiche fiscali e monetarie. Ad esempio, un aumento dei salari nominali che non tiene conto dell’inflazione potrebbe non migliorare il benessere economico dei cittadini.

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