Venture building: cos’è e come funziona la fabbrica delle startup

Dario Colombo

14 Marzo 2023 - 09:18

Il venture building è il modello di business che partendo da un’idea la trasforma in una soluzione e la porta sul mercato creando da zero una startup.

Venture building: cos’è e come funziona la fabbrica delle startup

Il venture building è un modello di business che ha come finalità la creazione di startup partendo da zero. Per farlo il venture building segue un processo in cui una società utilizza il proprio know how, le proprie risorse e la rete di conoscenze per sviluppare un’idea di business creando una startup e assumendo un ruolo diretto in tutte le sue fasi, dalla creazione alla gestione e alla crescita.
Ad animare il modello del venture building sono quindi imprenditori seriali e manager che in precedenza hanno già fondato diverse startup, accumulando conoscenze, capacità operative e di sviluppo.

Il modello del venture building parte proprio da un’idea per iniziare la sua trasformazione in una soluzione di business o in un prodotto, con la creazione di tutto quanto serve per portarla sul mercato, compresa ovviamente la startup necessaria a farlo.

Il venture builder, insomma, è un fabbricante di startup, un generatore di nuovo business, che sa analizzare il mercato e le sue tendenze e dà una risposta di business a una domanda potenziale e latente.

Non esistono stime del mercato del venture building: va fatto rientrare nel più ampio contesto del venture capital, che secondo Dealroom nel 2022 nel mondo valeva 483 miliardi di dollari, in drastico calo del 38% rispetto ai 734 miliardi di dollari del 2021 (anno del boom), ma comunque superiore ai 354 miliardi del 2020 e ai 341 miliardi del pre-pandemia (2019).
A oggi esistono circa 600 società di venture building in tutto il mondo (, come vedremo in seguito alcune sono anche in Italia) che secondo un report di Global Startup Studio Network creano startup che dopo cinque anni hanno un tasso di successo del 70%.

Come funziona il venture building

Da noi il termine venture building è poco conosciuto e utilizzato, dato che tendiamo a parlare più spesso di acceleratori e di incubatori di startup, per indicare società che aiutano chi ha idee e tecnologie per fare progetti di innovazione di business.

Ma ci sono differenze fra venture builder, incubatori e acceleratori. Vediamo quali sono, partendo dal capire come funziona il venture building.

Il processo di venture building parte proprio dalla generazione e presentazione di un’idea di business, che chiunque potrebbe avere: il venture builder è colui che ascolta l’idea, la raccoglie, la valuta e, se la ritiene convincente, crea la startup che dovrà portare l’idea sul mercato.

Per farlo procede alla formazione del team di fondatori, che si dovrà occupare dello sviluppo del prodotto o servizio, e alla definizione del modello di business.
In parallelo il venture builder si occupa della raccolta di fondi necessaria a sostenere la startup (che possono essere anche finanziamenti pubblici o investimenti europei), che viene seguita fino alla messa in vendita del prodotto o servizio sul mercato.

Venture building, incubatori e acceleratori di startup: differenze

Veniamo alle differenze fra venture builder, incubatori e acceleratori di startup.
Come abbiamo visto il venture builder si concentra sulla creazione di nuove imprese partendo da zero, mentre l’incubatore si concentra sulla fase iniziale di sviluppo dell’impresa e l’acceleratore di startup si concentra sulla crescita e sullo sviluppo startup esistenti.

Nel modello di venture building, l’azienda madre detiene generalmente la proprietà della nuova impresa, mentre negli acceleratori di startup e negli incubatori, l’azienda è di proprietà dei suoi fondatori.

Cambia anche il ruolo dell’investitore: nel venture building, l’investitore ha un ruolo attivo nella creazione e nello sviluppo della nuova impresa, mentre negli incubatori e negli acceleratori di startup l’investitore fornisce generalmente supporto finanziario e strategico ma non è coinvolto direttamente nella gestione dell’impresa.

E poi c’è il fattore tempo: i Venture Builder non hanno un calendario da seguire per accettare la presentazione delle call, ma sono sempre disposti ad accogliere idee e progetti di innovazione tecnologica. Il rapporto tra il venture builder e gli innovatori, insomma, può nascere in qualsiasi momento.

Il venture building ha poi una durata indefinita, mentre gli incubatori e gli acceleratori di startup danno supporto per un periodo limitato di tempo.

In sintesi, il venture building fornisce risorse finanziarie, umane e tecnologiche per creare e sviluppare una startup partendo da zero, mentre gli incubatori e gli acceleratori di startup forniscono principalmente supporto finanziario, mentorship, accesso a network e risorse tecniche.

I finanziamenti del venture building e la libertà delle startup

Il venture building trova i finanziamenti per investire nelle startup attraverso diverse fonti, partendo dagli investitori istituzionali (come fondi di venture capital, family office, banche, fondi pubblici e altre entità finanziarie che investono in startup e imprese emergenti), passando per gli investitori privati ad alto patrimonio netto e per i corporate venture capital.

Una startup finanziata con il venture building rimane nel suo alveo fino a che non decide di diventare indipendente. Il processo di uscita dipenderà dalle condizioni specifiche del contratto e dalle negoziazioni tra le parti.

Solitamente i venture builder richiedono una partecipazione significativa nella proprietà della startup creata, in cambio dell’investimento finanziario e delle risorse fornite. In alcuni casi, questa partecipazione può essere temporanea e l’azienda di venture building può essere disposta a cedere la propria quota di proprietà in cambio di un ritorno sull’investimento.

In altri casi la partecipazione del venture building a una startup può essere più lunga e l’uscita dalla partnership può richiedere maggiori negoziazioni. Ad esempio, il venture builder potrebbe richiedere il pagamento di una somma per acquistare la propria partecipazione, o potrebbe chiedere di mantenere una quota di proprietà in cambio di supporto continuo o di altri servizi.

Chi fa venture building in Italia

In Italia ci sono diverse realtà che fanno venture building o che hanno creato società di venture building al loro interno.
FoolFarm, nata a Milano durante la pandemia del 2020 per mano di Andrea Cinelli (il creatore di Libero.it), sviluppa startup sia partendo da progetti interni, sia in modalità open innovation per conto di aziende e si concentra su soluzioni basate sull’intelligenza artificiale.
La milanese Startup Bakery lavora aggregando un team misto di professionisti, composto da risorse interne ed esterne, tutte abituate a fare startup.
Nana Bianca di Firenze, nata dai fondatori della internet company Dada, Alessandro Sordi, Paolo Barberis e Jacopo Marello, crea startup che valorizzano il capitale umano.
First Bite, di Simone RIdolfi, si dedica a creare startup per il settore foodtech
Vento, a Torino, ha la particolarità di essere un venture builder non profit (non prevede acquisizione di equity delle startup create, né success fee: lavora con il sostegno di Exor e in partnership con Talent Garden, OGR Torino e Compagnia di San Paolo) e aiuta ogni anno dieci team a portare sul mercato startup tecnologiche.
Sempre a Torino, Mamazen ha come obiettivo creare due startup di successo ogni anno, puntando su imprese digitali con un impatto sociale positivo.
Da annoverare nella sfera del venture building realtà del venture capital come il gruppo romano LVenture Group, che ha avviato le operazioni di fusione con la milanese Digital Magics, che si concentra sulla creazione di startup tecnologiche, la fabbrica di strartup trevigiana H-Farm di Riccardo Donadon, le milanesi P101 e United Ventures.

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