Verbali Bce: dubbi sull’inflazione, quando scenderà davvero?

Violetta Silvestri

20 Aprile 2023 - 15:38

I verbali Bce della riunione di marzo hanno espresso molta incertezza su cosa accadrà all’inflazione, con dubbi sulle stime degli stessi membri.

Verbali Bce: dubbi sull’inflazione, quando scenderà davvero?

Nei verbali Bce della riunione di marzo protagonista assoluta è stata l’inflazione, troppo alta e per troppo tempo, come già annunciato in altre occasioni.

Nessuna sorpresa, quindi, sulle valutazioni generali riguardanti la necessità di operare ancora con una politica monetaria aggressiva. Il rialzo dei tassi di 50 punti base deciso il 16 marzo è stato accordato da una larga maggioranza dei membri.

Alcuni politici della Banca centrale europea, però, hanno mostrato dubbi sulle nuove previsioni economiche della Bce relative a salari, crescita e inflazione, poiché valutate troppo favorevoli e da concretizzarsi in un tempo piuttosto breve.

Cosa è emerso nei verbali Bce e perché le titubanze di marzo preannunciano la difficile decisione del prossimo 4 maggio.

Verbali Bce: tutti i dubbi su inflazione e crescita in Eurozona

La Bce ha dichiarato nella riunione di marzo di aspettarsi che l’inflazione scenda gradualmente al suo obiettivo del 2% entro il 2025, con gli aumenti salariali visti moderarsi, mentre la crescita economica è stata prevista in aumento.

Un quadro, quindi, ottimistico sui prossimi anni, per il quale diversi membri hanno ostentato scetticismo. Alcuni dei 26 politici, come si legge nelle minute, hanno espresso dubbi su quella che hanno definito una «disinflazione immacolata»:

“Alcuni membri hanno sostenuto che c’era solo una piccola probabilità che l’inflazione tornasse a livelli bassi con la stessa rapidità suggerita nelle proiezioni degli esperti della Bce di marzo, che davano l’impressione di una ’disinflazione immacolata’ (vale a dire un ritorno dell’inflazione all’obiettivo con molto basso costo in termini di produzione persa)”

Un certo numero di membri del Consiglio direttivo ha visto i rischi per le prospettive di inflazione “come inclinati al rialzo nell’intero orizzonte”.

Dubbi sono emersi anche sulle previsioni di una crescita salariale media del 5,3% quest’anno prima di scendere al 4,4% l’anno prossimo e al 3,6% nel 2025.

“C’erano dubbi sul fatto che la crescita salariale inferiore prevista verso la fine dell’orizzonte nelle proiezioni di marzo fosse giustificata”, ha affermato la Bce.

Altri hanno sostenuto che fosse coerente rivedere al ribasso la crescita dei salari nominali tagliando le previsioni di inflazione.

Una scomposizione del driver dell’inflazione core ha mostrato che la crescita dei salari stava diventando il principale motore dell’inflazione sottostante e ultimamente il suo contributo era stato circa il doppio rispetto al 2019-20, un periodo di bassa inflazione e moderazione salariale.

Ma i politici hanno anche considerato il ruolo dei margini societari nel guidare l’inflazione. I membri hanno ampiamente ribadito che l’andamento degli utili e dei margini richiede un monitoraggio costante e ulteriori analisi su un piano di parità con l’andamento dei salari, secondo i verbali.

L’incertezza su previsioni e aspettative di inflazione e driver economici mostrati nei verbali Bce di marzo sono un segnale anticipatore della complessità della decisione del 4 maggio.

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