Il CdM ha approvato “salvo intese” la legge di Bilancio 2020: tra Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva, che è stato il vincitore in queste lunghe trattative per arrivare alla fumata bianca?
È stata necessaria una riunione fiume del Consiglio dei Ministri durata quasi fino all’alba, ma alla fine il Consiglio dei Ministri ha approvato “salvo intese” il Documento programmatico di bilancio che rappresenta l’ossatura delle legge di Bilancio 2020 e che è stato poi subito recapitato a Bruxelles dove sarà vagliato dalla Commissione.
Una lunga maratona notturna dove il governo giallorosso ha voluto licenziare non solo il Dpb, ma anche il decreto fiscale collegato e diverse altre misure che andranno a costruire il corpaccione della prossima manovra economica.
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Dopo lunghe trattative e immancabili tensioni, l’esecutivo è riuscito a trovare la quadra mettendo d’accordo i quattro partiti che formano la maggioranza: Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali.
Con lo scheletro di quella che sarà la legge di Bilancio 2020 che è stato approvato dal CdM, quale partito può essere considerato il vincitore in questa machiavellica partita? Più che una forza politica rispetto all’altra, chi ne esce meglio è senza dubbio Giuseppe Conte visto che sono state accolte tutte le priorità espresse dal premier quando ha chiesto la fiducia alle Camere al suo governo bis.
Legge di Bilancio 2020: una vittoria di Conte?
In tutte le trattative degne di tale nome, ogni attore in causa alla fine ne esce sempre un po’ scontento. Se poi ci mettiamo che la posta in palio era la definizione della legge di Bilancio 2020, appare scontato come sia quasi impossibile riuscire a centrare tutti gli obiettivi che ci si era prefigurati.
Nel caso del governo Conte bis, c’è anche da considerare il poco entusiasmo tra i partiti della maggioranza che hanno stretto un’alleanza obtorto collo e soltanto per evitare il ricorso a delle pericolose, sia per loro che per il Paese, elezioni anticipate come richiesto da Matteo Salvini.
Proprio l’ex ministro è stato un po’ il convitato di pietra negli ultimi Consigli dei Ministri, visto che specie Luigi Di Maio e Matteo Renzi sono stati ben attenti a non fornire nella manovra possibili assist elettorali alla Lega.
Alla fine il premier e tutta la maggioranza giallorossa hanno portato a casa la misura più attesa: le clausole di salvaguardia pendenti sono state sterilizzate in toto, con l’aumento dell’Iva a partire dal prossimo anno che così è stato scongiurato.
Giuseppe Conte ha mantenuto fede alla sua parola, trovando anche le risorse necessarie per iniziare a rendere gli asili nidi gratuiti per le fasce con minore reddito, altro impegno questo che il Presidente del Consiglio si era preso in Parlamento.
Il più soddisfatto di tutti quindi dovrebbe essere proprio Conte, che è riuscito a tenere a bada i bollori della sua maggioranza non venendo meno a tutte le promesse fatte nel momento della nascita del suo governo bis.
Il borsino dei partiti
Può ritenersi soddisfatto anche il Movimento 5 Stelle, che ha evitato l’aumento selettivo dell’Iva ottenendo anche 3 miliardi per il taglio del cuneo fiscale a carico dei lavoratori. Per il salario minimo serviranno però tempi migliori.
I pentastellati inoltre hanno “salvato” entrambe le misure cardine della scorsa manovra fatta in tandem con la Lega, con il Reddito di Cittadinanza e Quota 100 che non sono state toccate nonostante le pressioni soprattutto verso la misura previdenziale.
Per il Partito Democratico la vittoria più grande è quella di essere tornati al governo nonostante l’aver dimezzato i propri voti nell’ultimo periodo. Grande enfasi quindi per la lotta all’evasione fiscale, ma per il resto i dem non hanno di certo alzato barricate davanti alle pressioni dei 5 Stelle.
Anche Matteo Renzi in fondo può ritenersi soddisfatto: il suo vero obiettivo è ottenere visibilità per far crescere il suo nuovo partito Italia Viva, tanto che mentre il CdM licenziava il Dpb lui era in TV a “duellare” con Matteo Salvini nella speranza di rubare la scena al governo.
Infine c’è Liberi e Uguali che ha come loro unico ministro Roberto Speranza alla Sanità: raggiunto l’obiettivo quindi dell’abolizione del Superticket, anche se entrerà in vigore a soltanto settembre 2020.
L’aver evitato l’aumento dell’Iva è una medaglia che tutti e quattro i partiti sono pronti ad appendersi al petto, ma per il resto il Movimento 5 Stelle ha fatto pesare la sua maggiore consistenza parlamentare: il PD e Italia Viva non vogliono un ritorno alle urne, con i renziani che fino a quando verranno attestati nei vari sondaggi intorno al 5% continueranno ad abbaiare senza però mordere.
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