Perché il prezzo del gas è cominciato di nuovo a scendere senza motivo? I rumors parlano di aspettative legate al vertice di Samarcanda. E a una strategia precisa: mostrare la nudità del Re europeo
Cosa sta spingendo al ribasso i futures sul gas naturale ad Amsterdam? Dopo l’impennata coincisa con il confusionario discorso sullo Stato dell’Unione di Ursula Von der Leyen, ieri le valutazioni del Dutch sono scese sotto quota 190 MWh. Ancora altissime rispetto ai 28-30 euro MWh del 2021 ma in trend di calo apparentemente senza un motivo dai 222 di due giorni prima. Quantomeno non da parte dell’Ue, impegnata con il capitolo Ungheria dopo il flop sul price cap.
Il rumors che circola è di quelli degni di attenzione. E anche di una dinamica ribassista come quella in atto: Xi Jinping avrebbe consigliato a Vladimir Putin di abbozzare nei confronti dell’Europa, evitando un’escalation inutile. E la mossa che il leader cinese avrebbe suggerito all’omologo russo sarebbe esiziale: riattivare, seppur sempre con capacity limitata, i flussi di Nord Stream chiusi dal 3 settembre scorso, quando Gazprom annunciò la mancata riapertura dopo i tre giorni di manutenzione.
Una mossa più politica che economica, quantomeno al momento. Perché gli stoccaggi sono ormai quasi pieni nei principali Paesi europei e, almeno stando alle versioni ufficiali, l’intenzione di Bruxelles rimane quella ferma e risoluta di tagliare progressivamente tutti i ponti con l’approvvigionamento dalla Russia. Perché quindi Mosca dovrebbe rischiare di apparire debole e in difficoltà, stante un mercato alternativo in Asia su cui potenzialmente concentrarsi fin da ora per struttura un’alternativa? Per disvelare chiaramente il tallone d’Achille europeo di fronte alle proprie opinioni pubbliche, una sorta di silenzioso grido riguardo la nudità del Re.
E che il leader del Cremlino stia valutando le raccomandazioni ricevute dai suoi colleghi al vertice Sco di Samarcanda, lo conferma anche la dichiarazione giunta a latere del colloquio con il premier indiano, Narendra Modi: Faremo di tutto per garantire che finisca il prima possibile. Sfortunatamente, la leadership dell’Ucraina ha annunciato il suo rifiuto di negoziare e ha annunciato che vuole raggiungere i suoi obiettivi con mezzi militari, come si suol dire, sul campo di battaglia. Insomma, lo Zar pronuncia la parola negoziato e parla esplicitamente di fine del conflitto. Ma, al tempo stesso, avverte: Non abbiamo fretta. E l’agenda dell’operazione speciale non cambia.
Quindi, ecco che il mercato prezza (e spera) che Mosca decida di seguire il consiglio di Pechino: mostrarsi disponibile e armata di buona volontà ma, al contempo, ottenendo l’effetto di disvelare da un lato il possibile oltranzismo europeo come ragione del protrarsi della guerra e dall’altro lo stato di crisi esiziale con cui l’Ue si prepara ad affrontare l’inverno. Germania in testa, come mostrano platealmente queste due notizie,
Germany is in advanced talks to take over Uniper and two other large gas importers in an historic step to avoid a collapse of its energy market, sources say https://t.co/eYDe8mYQY4 via @markets
— John Authers (@johnauthers) September 15, 2022
The German subsidiary of Russian oil giant Rosneft was placed under trusteeship, giving Germany's federal regulator control of the PCK refinery in Schwedt - a key source of fuel for the city of Berlin https://t.co/X7wWgcstGY
— Reuters (@Reuters) September 16, 2022
decisamente esplicative dei danni che i rischi di insolvenza legati alle margin calls sui prezzi del gas stanno infliggendo alle utilities della locomotiva d’Europa, costretta a nazionalizzarne tre e non solo un gestore energetico - oltre a Uniper già controllata al 30% ora anche VNG e SEFE - e a operare espropri delle sussidiarie tedesche dei giganti russi. E la copertina dell’ultimo numero di Der Spiegel
recante un titolo poco prono a interpretazioni (Nero-Rosso-Freddo) pare confermare plasticamente come i timori diffusi nell’opinioni pubblica per l’inverno alle porte abbiano costretto anche la stampa a prendere atto di un azzardo energetico che il sottotitolo condensa in esplosione dei prezzi, chiusura delle aziende e timori per una retrocessione.
Ma non basta. Perché questi altri due grafici
paiono inchiodare anche la Bce alle sue limitate possibilità di intervento su una situazione dei prezzi ormai fuori controllo. Se infatti l’inflazione nell’eurozona ad agosto ha proseguito la sua crescita, segnando un drammatico +9,1%, ecco che la seconda immagine sembra recare come sottotitolo la certificazione di una politica incapace di adattarsi e incorporare la realtà con la velocità del mercato. il great liquidity shift è infatti iniziato, visto che le banche europee hanno spostato a tempo di record le loro riserve in eccesso dai conti non remunerati alla facility Bce che garantisce un tasso di interesse pari a quello di deposito, ora salito al +0,75%.
E stante quel dato inflazionistico, decisamente in predicato di salire ancora. Quindi, banche disincentivate a ripagare in anticipo quanto ottenuto dalle aste TLTRO, qualcosa come 2,1 trilioni di euro in totale ma anche decisamente prone a un atteggiamento precauzionale da credit crunch. In piena fase macro di pre-recessione.
Ma ciò che Mosca, Pechino e New Delhi paiono accomunate nel voler disvelare agli occhi dei cittadini europei appare la dinamica cristallizzata in questo grafico:
dopo cinquanta anni di andamento pressoché in tandem e uno scostamento a cavallo dei Duemila che ha visto però gli Usa pre-shale pagare dazio a un aggravio dei costi, dal 2021 in poi il peso della bolletta energetica sul Pil ha segnato un drastico decouple a sfavore dell’Europa, il cui energy burden oggi è pari all’11,7% del tasso di crescita contro il 5,3% degli Stati Uniti. Insomma, mostrarsi aperto e in buona fede per sfruttare le debolezze altrui. Mossa degna di Sun Tzu. O di Xi Jinping. Sapendo poi di poter contare su un alleato storico della Russia: l’inverno. Ormai alle porte.
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