In corso proprio durante il weekend il tanto atteso aggiornamento dell’app sul fronte privacy e sicurezza, dopo la bufera di polemiche. I dettagli
Zoom rivede la sua privacy. Ha preso il via proprio in questo weekend il tanto atteso aggiornamento di sicurezza, che mira a far fronte alle numerose polemiche e denunce sulle possibili vulnerabilità dell’app di videoconferenze.
Sempre più persone, nel bel mezzo della pandemia, stanno facendo affidamento sull’applicazione per lavorare e socializzare, e inevitabilmente l’attenzione è andata c’è sulle carenze di privacy e sicurezza del programma.
Su tutte a preoccupare è la cosiddetta questione dello «Zoombombing», ovvero le videoconferenze interrotte da immagini pornografiche, video violenti o volgari, che hanno spinto persino l’FBI a mettere in guardia gli utenti.
L’aggiornamento, noto come Zoom 5.0, consentirà agli host delle riunioni di segnalare gli utenti che si comportano in maniera inappropriata, includendo anche un supporto per una crittografia più sofisticata e quindi anche una maggiore protezione dei dati sensibili.
Zoom rivede la sua privacy: ecco l’aggiornamento sulla sicurezza
Tutti gli utenti passeranno al nuovo standard crittografico entro il 30 maggio secondo quanto affermato dalla società.
Eric Yuan, fondatore e CEO di Zoom, si è scusato a inizio mese per il fatto che la sua azienda “non si sia mostrata all’altezza delle aspettative degli utenti”, e ha promesso di concentrarsi nei prossimi 90 giorni solo sulle questioni di privacy.
Malgrado le critiche, l’utilizzo di Zoom continua a crescere. La compagnia registra 300 milioni di partecipanti giornalieri ai meeting, mentre solo a marzo erano 200 milioni.
Aggiornando la sua attuale crittografia, Zoom punta a risolvere tutte le debolezze segnalate, in ultimo dai ricercatori dell’Università di Toronto, che hanno definito la vecchia configurazione come “piena di significativi punti critici”.
Simili preoccupazioni, aggiunte al cosiddetto Zoombombing, hanno attirato l’attenzione di politici e funzionari governativi. Alcuni, come il procuratore generale di New York Letitia James, hanno scritto all’azienda chiedendo lumi circa le sue pratiche di sicurezza; altri hanno invitato la Federal Trade Commission a esaminare la questione.
In tutta risposta, l’app ha intensificato la sua presenza negli USA e ha assunto consulenti in materia di privacy, con esperienza di lavoro presso grosse aziende tecnologiche. Tra questi ci sono Alex Stamos, ex capo della sicurezza di Facebook, e Lea Kissner, precedentemente a capo della divisione privacy di Google:
“Sono orgoglioso di poter completare questo importante passaggio in 90 giorni, ma so che comunque è solo l’inizio; guadagneremo la fiducia degli utenti e li soddisferemo con la nostra incrollabile attenzione nel garantire sempre più sicurezza alla piattaforma”,
ha annunciato Yuan.
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